mercoledì 12 febbraio 2020

pc 12 febbraio - Con il decreto-missioni il governo Conte è pronto ad inviare navi della Marina nello Stretto di Hormuz. Come sempre è l'economia (ENI, petrolio, gas, merci) alla base delle scelte imperialiste

Il ministro Guerini aveva spiegato l’intenzione di incrementare la presenza italiana nello Stretto di Hormuz, “le cui acque rappresentano un interesse strategico per la nostra economia”


da formichenews
Nelle prossime settimane, con la firma del decreto-missioni, l’Italia renderà operativo lo schieramento per partecipare alla missione europea per la sicurezza dello Stretto di Hormuz
Almeno una unità della Marina salperà verso il Golfo Persico per prendere parte alla missione europea per la sicurezza di quelle acque nevralgiche per il traffico del petrolio.
La missione si chiamerà “Emasoh” (acronimo di European-led maritime surveillance mission in the Strait of Hormuz) e sarà capitanata dalla Francia, che userà come hub una base della Marine Nationale negli Emirati Arabi; la nave ammiraglia, la fregata francese “Courbet” è già in zona.
oltre alla Francia ci saranno Germania, Belgio, Olanda e Danimarca, l’allineamento del Nord; poi la Grecia, nuovo attivissimo partner francese e statunitense nell’area del Mediterraneo (soprattutto orientale, ma anche nel quadro allargato); infine il Portogallo.

Nel quadrante c’è già una missione analoga americana, “Sentinel”, a cui partecipano Regno Unito, Australia, e alcuni paesi del Golfo. Poi c’è un dispiegamento giapponese, in pieno coordinamento con gli americani, ma presente in via formalmente indipendente. Poi navi cinesi e russe: i rivali che vogliono sostituire gli Usa in vari quadranti non potevano mancare e un paio di mesi fa erano impegnati insieme agli iraniani in esercitazioni tra Hormuz, il Golfo dell’Oman e l’Oceano Indiano.

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