Lo
scorso anno abbiamo sostenuto e, dove presenti, partecipato a
numerose iniziative contro il carcere e la repressione dei movimenti
sociali, in solidarietà con le compagne e compagni arrestati e
perseguiti per azioni di solidarietà ai proletari immigrati, per le
lotte antirazziste e antifasciste, contro i Cpr, gli sgomberi, la
Tav, la repressione di lavoratori e disoccupati.
Abbiamo
con altre realtà in lotta contro la repressione abbiamo organizzato
presidi sotto carceri e tribunali in difesa delle condizioni di vita
di tutti i prigionieri politici rivoluzionari del nostro paese. Tra
queste iniziative, in particolare vari presidi a L'Aquila per Nadia
Lioce, da 15 anni in regime duro del 41bis, e quello contro la
carcerazione, con l’accusa di “terrorismo”, di 3 giovani
anarchiche sempre nel carcere dell’Aquila e l’applicazione, di
fatto, del regime di 41 bis anche a queste compagne.
Solidali
con Nicoletta Dosio, abbiamo sostenuto la sua scelta di disobbedire
ai divieti della magistratura e di non accettare le "regole"
di questo Stato e della Polizia, perché queste regole esprimono una
profonda ingiustizia di classe.
Quest’anno,
in unità con la mobilitazione per la libertà di Nicoletta e per
quella di tutti i compagni No Tav arrestati e inquisiti, sosteniamo
la necessità dell'avvio di una campagna per la scarcerazione di
tutti i compagni arrestati, criminalizzati, per le lotte politiche e
sociali. Una campagna in grado di riaprire, a livello di massa, la
battaglia per la liberazione di tutti i prigionieri politici nel
nostro paese, dagli anni 70/80 fino ad oggi.
Queste
compagne e questi compagni, indipendentemente dalle pratiche di lotta
adottate, sono tuttora colpiti da questo Stato per quello che
rappresentano: la necessità di una lotta
rivoluzionaria che ponga fine a questo sistema di ingiustizia e sfruttamento, di attacco alle condizioni di vita e di lavoro, di discriminazione e oppressione di donne e proletari.
rivoluzionaria che ponga fine a questo sistema di ingiustizia e sfruttamento, di attacco alle condizioni di vita e di lavoro, di discriminazione e oppressione di donne e proletari.
La
controrivoluzione preventiva con cui lo Stato borghese ha articolato
a vari livelli repressivi il suo intervento militare sul conflitto
sociale in corso negli ultimi 50 anni, ha trovato nei sindacati
confederali un complice privilegiato, a cui affidare il compito di
disinnescare la potenza rivoluzionaria della base, nel tentativo di
neutralizzare il concetto stesso delle classi e il loro irriducibile
antagonismo.
Ma
i fatti hanno la testa dura: la crisi strutturale del sistema
capitalistico si riflette sia nelle motivazioni giuridiche con cui lo
Stato si accanisce sui prigionieri rivoluzionari in Italia, sia nella
repressione sindacale, sociale e politica, con cui il capitale
conduce la sua guerra di classe interna, criminalizzando, a colpi di
decreti sicurezza, le lotte per il lavoro, per la casa, per scuola e
salute pubbliche e non aziendalizzate.
Riteniamo
che la solidarietà con chi viene incarcerato per le lotte, con le
prigioniere e i prigionieri politici del nostro paese, del campo
proletario, sia non solo una necessità, ma una linea di fronte
dell’attuale guerra di classe.
Per
questo proponiamo, come Soccorso rosso proletario, di inserire nella
piattaforma generale del 'patto d'azione' la solidarietà, anche
materiale, ai detenuti e alle detenute per lotte sociali e
antifasciste e quella alle prigioniere e ai prigionieri politici.
8
febbraio 2020
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