lunedì 10 febbraio 2020

pc 10 febbraio - La questione della "prescrizione" - La giustizia è di classe


I comunisti nell’analizzare la questione della contesa in atto sulla prescrizione nel governo e nel parlamento hanno bisogno di partire dai fondamentali e nello stesso tempo di inserire la questione nella valutazione politica generale, coscienti che in certi casi le questioni si presentano complesse, confuse e contraddittorie.
I fondamentali ci dicono che la contesa nel governo è una contesa tra banditi al servizio del capitale e che la disputa non ha al centro né gli interessi dei proletari e delle masse popolari e neanche questioni importanti come la democrazia, la giustizia, i diritti dei cosiddetti “cittadini”.
I comunisti lottano contro tutti questi governi. Sanno bene che nessuna delle fazioni in campo rappresenta neanche lontanamente gli interessi dei proletari e delle masse popolari, ma caso mai solo aspetti che riguardano la grande borghesia, la media e la piccola
borghesia e le sue illusioni quando è inserita nei giochi governativi e nelle manovre parlamentari.
Per questo, i comunisti sono per far cadere tutti i governi della borghesia e sfruttano, caso mai, quando ne hanno la forza, le contraddizioni interne alla borghesia e alle compagini governative per logorare il sistema, lo Stato, indebolirlo e alimentare la forza di impatto dell’azione politica e sociale del proletariato.

L’altra questione, che per i comunisti è importante, è sfruttare i temi per demolire le concezioni borghesi in merito in questo caso a Giustizia, processi, diritti, ecc.
In questa occasione questo compito appare facile. Chi può illudersi, tra i proletari, che la contesa nel governo sulla prescrizione sia nel loro interesse e non in quello di ministri, poltrone, percentuali elettorali, oggetto effettivo in ultima analisi dello scontro? Chi può pensare, tra i proletari e le masse popolari, che quando costoro parlano di prescrizione pensino a persone diverse dai personaggi della classe dominante, del mondo politico che ogni tanto cadono nelle mani della giustizia? Chi può pensare che una volta fatta la legge non si trovi l’inganno di una giustizia per i ricchi e una giustizia per i proletari e la povera gente.

Detto questo, però, è sbagliato per i proletari che vogliono lottare e cambiare le cose non andare dentro i problemi, invece di praticare quella logica qualunquista, da idee del sottoproletariato, del “tutto uguale”, “tutto identico”; o la logica più nobile dell’estremismo e del dogmatismo che si traduce in un indifferentismo che ha poco a che fare con la lotta politica dei comunisti così come ce l’ha insegnata la storia del movimento comunista e la scienza tracciata da Marx, Lenin e Mao.

Questa premessa che riteniamo necessaria ci permette di entrare sommariamente nel tema.
Partiamo dalla questione principale, che è la questione politica. Questo governo è fragile, è nato in una congiuntura di risposta all’assalto di Salvini che facendo leva sulla spudorata campagna fascista, razzista e populista ha pensato in agosto di far cadere il governo, andare alle elezioni, ottenere una maggioranza che per tappe lo portasse al “governo dei pieni poteri”, con annessa riforma della Costituzione, presidenzialismo, moderno fascismo in salsa italiana.
Il nuovo governo nato dalla resistenza a questa prospettiva ha unito due forze, una fortemente indebolita e screditata, il PD, l’altra entrata in profonda contraddizione e crisi tra il voler essere e il dover essere, il M5S. Questo governo, quindi, ha unito non due forze ma due debolezze e ha trovato in Conte prima l’arbitro poi un notaio attivo.
Ma le due debolezze nella pretesa di divenire due forze si trovano in rotta di collisione su diversi punti non secondari, come appunto la prescrizione e la riforma della giustizia, o come altri, quali vitalizi, taglio dei parlamentari, ecc., che diventano oggetto di contesa identitaria, di mediazione obbligata per non auto distruggere la compagine governativa. E quindi è naturale che la guerra non poteva che produrre una “pace”.
Ma su questo fanno i conti con un commensale che apparentemente è nel loro campo, Renzi e la sua formazione, ma che in realtà non può avere altra politica che lavorare all’interno per favorire, lo voglia o no, il prosieguo dell’offensiva Salvini, che contiene la questione Meloni e Berlusconi al suo interno.
Il ruolo di Renzi è di minare la compagine governativa, di ricattarla, sia per ottenere visibilità e peso e trovare interessi da difendere, sia per cercare di divenire un punto di riferimento dentro la crisi di essa.
Quindi tra i sostenitori dello status quo di questa compagine governativa e il lavoro per il Re di Pirro di Renzi, proletari comunisti, l’avanguardia operaia cosciente, le forze di opposizione reale non possono avere dubbi su ciò che è il “nemico principale”.
Chi, invece, nel nostro campo ha dubbi è perché è in preda al delirio autoreferenziale delle percentuali elettorali da prefisso telefonico.

Detto questo che dovrebbe essere fin troppo chiaro, guardando nel merito non bisogna avere altrettanti dubbi che la riforma Bonafede, più o meno pasticciata, lede la Costituzione nel punto della disparità giuridica dei soggetti. Non può esistere un processo con un diverso iter per i condannati e per gli assolti. 
Così è del tutto evidente che i proletari sono contro ogni prescrizione per i padroni assassini - vedi Riva per l’Ilva, per esempio – per i crimini organizzati dell’affarismo e della corruzione politica, per i fascisti e i razzisti praticanti che uccidono, per gli uomini dell’apparato dello Stato che abusano, per così dire, del loro potere – vedi ad esempio il “caso Cucchi”. E' chiaro che queste componenti sono favorevoli alla prescrizione che viene ampiamente praticata dai Tribunali con l’uso ostruzionista delle procedure penali da parte degli avvocati lautamente pagati. Questioni che indignano quotidianamente proletari e masse popolari e in particolare quelli che ne sono vittime.
Anche noi siamo per nessuna prescrizione per questi reati. Noi siamo per l’aumento delle pene e massima repressione, anche all’interno e nei limiti di quello che è lo Stato democratico borghese. Noi siamo, l’abbiamo detto anche in altre occasioni, “giustizialisti” per questo crimini e sappiamo che la giustizia proletaria sarebbe e sarà enormemente più dura rispetto a questi criminali.
Nello stesso tempo sappiamo anche altrettanto bene che l’abolizione della prescrizione verrà usata nei Tribunali per processi infiniti verso proletari, masse popolari, cittadini inermi che incappano in quelli che la borghesia considera reati. Questo in parte già avviene e senza la prescrizione avverrà ancora di più. Verrà ulteriormente disarmata la giusta difesa e resistenza giuridica che nei Tribunali si cerca di fare per non essere facilmente bersagli di pene e condanne esagerate e di lungaggini di giustizia che avvelenano la vita e compromettono il lavoro, il reddito e i beni della povera gente.
E’ inutile aggiungere che rispetto ai reati politici, alla repressione delle lotte sociali, ai decreti sicurezza, l’eliminazione della prescrizione, l’accelerazione dei processi è un via libera, senza alcun ostacolo a colpire le lotte, i lavoratori, le organizzazioni sindacali di classe, i movimenti, le organizzazioni comuniste rivoluzionarie.
Ma su quest’ultimo punto non abbiamo altra soluzione che la lotta e l’organizzazione, la mobilitazione di massa che in varie occasioni ha portato a risultati. E non sarà certo la questione della prescrizione o la riforma della giustizia che ci può dare appigli o sostituti alla lotta e ai rapporti di forza.

Tornando all’assunto iniziale, a noi tocca valutare sia gli aspetti politici, sia gli aspetti sociali qui ed ora delle vicende che assumono importanza nello scenario politico dei governi, del parlamento. Educare a lottare significa anche educare a ragionare.

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