I
comunisti nell’analizzare la questione della contesa in atto sulla
prescrizione nel governo e nel parlamento hanno bisogno di
partire dai fondamentali e nello stesso tempo di inserire la
questione nella valutazione politica generale, coscienti che in certi
casi le questioni si presentano complesse, confuse e contraddittorie.
I
fondamentali ci dicono che la contesa nel governo è una contesa tra
banditi al servizio del capitale e che la disputa non ha al centro
né gli interessi dei proletari e delle masse popolari e neanche
questioni importanti come la democrazia, la giustizia, i diritti dei
cosiddetti “cittadini”.
I
comunisti lottano contro tutti questi governi. Sanno bene che nessuna
delle fazioni in campo rappresenta neanche lontanamente gli interessi
dei proletari e delle masse popolari, ma caso mai solo aspetti che
riguardano la grande borghesia, la media e la piccola
borghesia e le sue illusioni quando è inserita nei giochi
governativi e nelle manovre parlamentari.
Per
questo, i comunisti sono per far cadere tutti i governi della
borghesia e sfruttano, caso mai, quando ne hanno la forza, le
contraddizioni interne alla borghesia e alle compagini governative
per logorare il sistema, lo Stato, indebolirlo e alimentare la forza
di impatto dell’azione politica e sociale del proletariato.
L’altra
questione, che per i comunisti è importante, è sfruttare i temi per
demolire le concezioni borghesi in merito in questo caso a Giustizia,
processi, diritti, ecc.
In
questa occasione questo compito appare facile. Chi può illudersi, tra
i proletari, che la contesa nel governo sulla prescrizione sia nel
loro interesse e non in quello di ministri, poltrone, percentuali
elettorali, oggetto effettivo in ultima analisi dello scontro? Chi
può pensare, tra i proletari e le masse popolari, che quando costoro
parlano di prescrizione pensino a persone diverse dai personaggi
della classe dominante, del mondo politico che ogni tanto cadono nelle mani
della giustizia? Chi può pensare che una volta fatta la legge non
si trovi l’inganno di una giustizia per i ricchi e una giustizia
per i proletari e la povera gente.
Detto
questo, però, è sbagliato per i proletari che vogliono lottare e
cambiare le cose non andare dentro i problemi, invece di praticare quella
logica qualunquista, da idee del sottoproletariato, del “tutto uguale”, “tutto identico”; o la logica più nobile
dell’estremismo e del dogmatismo che si traduce in un indifferentismo
che ha poco a che fare con la lotta politica dei comunisti così come
ce l’ha insegnata la storia del movimento comunista e la scienza
tracciata da Marx, Lenin e Mao.
Questa
premessa che riteniamo necessaria ci permette di entrare
sommariamente nel tema.
Partiamo
dalla questione principale, che è la questione politica. Questo
governo è fragile, è nato in una congiuntura di risposta
all’assalto di Salvini che facendo leva sulla spudorata campagna
fascista, razzista e populista ha pensato in agosto di far cadere il
governo, andare alle elezioni, ottenere una maggioranza che per tappe lo portasse al “governo dei pieni poteri”, con
annessa riforma della Costituzione, presidenzialismo, moderno
fascismo in salsa italiana.
Il nuovo governo nato
dalla resistenza a questa prospettiva ha unito due forze, una
fortemente indebolita e screditata, il PD, l’altra entrata in
profonda contraddizione e crisi tra il voler essere e il dover
essere, il M5S. Questo governo, quindi, ha unito non due forze ma due
debolezze e ha trovato in Conte prima l’arbitro poi un notaio
attivo.
Ma le due debolezze nella
pretesa di divenire due forze si trovano in rotta di collisione su
diversi punti non secondari, come appunto la prescrizione e la riforma della
giustizia, o come altri, quali vitalizi, taglio dei parlamentari, ecc., che diventano oggetto di contesa identitaria, di mediazione obbligata per
non auto distruggere la compagine governativa. E quindi è naturale
che la guerra non poteva che produrre una “pace”.
Ma su questo fanno i conti
con un commensale che apparentemente è nel loro campo, Renzi e la
sua formazione, ma che in realtà non può avere altra politica che
lavorare all’interno per favorire, lo voglia o no, il prosieguo
dell’offensiva Salvini, che contiene la questione Meloni e
Berlusconi al suo interno.
Il ruolo di Renzi è di
minare la compagine governativa, di ricattarla, sia per ottenere
visibilità e peso e trovare interessi da difendere, sia per cercare
di divenire un punto di riferimento dentro la crisi di essa.
Quindi tra i sostenitori
dello status quo di questa compagine governativa e il lavoro per il
Re di Pirro di Renzi, proletari comunisti, l’avanguardia operaia
cosciente, le forze di opposizione reale non possono avere dubbi su
ciò che è il “nemico principale”.
Chi, invece, nel nostro
campo ha dubbi è perché è in preda al delirio autoreferenziale
delle percentuali elettorali da prefisso telefonico.
Detto questo che dovrebbe
essere fin troppo chiaro, guardando nel merito non bisogna avere
altrettanti dubbi che la riforma Bonafede, più o meno pasticciata,
lede la Costituzione nel punto della disparità giuridica dei soggetti. Non può esistere un
processo con un diverso iter per i condannati e per gli assolti.
Così
è del tutto evidente che i proletari sono contro ogni prescrizione
per i padroni assassini - vedi Riva per l’Ilva, per esempio – per
i crimini organizzati dell’affarismo e della corruzione politica, per i fascisti e i razzisti praticanti che uccidono, per gli uomini
dell’apparato dello Stato che abusano, per così dire, del loro
potere – vedi ad esempio il “caso Cucchi”. E' chiaro che
queste componenti sono favorevoli alla prescrizione che viene
ampiamente praticata dai Tribunali con l’uso ostruzionista delle
procedure penali da parte degli avvocati lautamente pagati. Questioni
che indignano quotidianamente proletari e masse popolari e in
particolare quelli che ne sono vittime.
Anche noi siamo per nessuna prescrizione per questi reati. Noi siamo per
l’aumento delle pene e massima repressione, anche all’interno e
nei limiti di quello che è lo Stato democratico borghese. Noi siamo,
l’abbiamo detto anche in altre occasioni, “giustizialisti” per
questo crimini e sappiamo che la giustizia proletaria sarebbe e sarà
enormemente più dura rispetto a questi criminali.
Nello stesso tempo
sappiamo anche altrettanto bene che l’abolizione della prescrizione
verrà usata nei Tribunali per processi infiniti verso proletari,
masse popolari, cittadini inermi che incappano in quelli che la
borghesia considera reati. Questo in parte già avviene e senza la
prescrizione avverrà ancora di più. Verrà ulteriormente disarmata
la giusta difesa e resistenza giuridica che nei Tribunali si cerca di
fare per non essere facilmente bersagli di pene e condanne esagerate
e di lungaggini di giustizia che avvelenano la vita e compromettono
il lavoro, il reddito e i beni della povera gente.
E’ inutile aggiungere
che rispetto ai reati politici, alla repressione delle lotte sociali,
ai decreti sicurezza, l’eliminazione della prescrizione,
l’accelerazione dei processi è un via libera, senza alcun
ostacolo a colpire le lotte, i lavoratori, le organizzazioni
sindacali di classe, i movimenti, le organizzazioni comuniste
rivoluzionarie.
Ma su quest’ultimo punto
non abbiamo altra soluzione che la lotta e l’organizzazione, la
mobilitazione di massa che in varie occasioni ha portato a risultati. E non sarà certo la questione della prescrizione o la riforma della
giustizia che ci può dare appigli o sostituti alla lotta e ai
rapporti di forza.
Tornando all’assunto
iniziale, a noi tocca valutare sia gli aspetti politici, sia gli
aspetti sociali qui ed ora delle vicende che assumono importanza
nello scenario politico dei governi, del parlamento. Educare a
lottare significa anche educare a ragionare.
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