SAREBBE MEGLIO CHE RAFFAELLA PAITA PENSASSE ALLA SUA SPEZIA
Venerdì ventotto giugno, alle ore 09:37, alcuni quintali di
esplosivo hanno permesso di far implodere ciò che restava del moncone
est di quello che un tempo – fino alla mattina del 14 agosto 2018 – era
conosciuto come il viadotto Polcevera della autostrada A10: un grande
successo, secondo tutti gli esperti che hanno escluso qualsiasi tipo di
problema alla salute delle persone che sono state momentaneamente
sfollate per permettere l’operazione di cancellazione dei resti di una
sciagura che ha coinvolto quarantatre persone, direttamente, e migliaia
di altre che qui vivevano.
Le macerie sono ancora calde, ma c’è subito chi, con un tempismo da
vero sciacallo, ne approfitta per tornare all’attacco sul tema delle
infratrutture del capoluogo ligure: è la deputata spezzina Raffaella
Paita – dell’ala renzista del Partito Democratico – la prima ad approfittare della vicenda per ricordare che a Genova servono sia la Gonda Autostradale di ponente sia il riassetto del nodo ferroviario cittadino, in modo da rendere nuovamente competitivo il porto.
Paita – dell’ala renzista del Partito Democratico – la prima ad approfittare della vicenda per ricordare che a Genova servono sia la Gonda Autostradale di ponente sia il riassetto del nodo ferroviario cittadino, in modo da rendere nuovamente competitivo il porto.
Lo fa dalle colonne del fogliaccio telematico
Democratica, da dove così incalza il Governo: «ci vogliono
due impegni assoluti. La merce in partenza e in arrivo deve viaggiare
molto più rapidamente. Servono cose che i genovesi ormai recitano a
memoria: valico, nodo, ponte e gronda. Valico e ponte sono in corso, il
nodo ora può ripartire, ma dopo un anno il governo gialloverde non ha
ancora detto se la gronda si fa o no. È il momento di rompere indugi,
tentennamenti e astuzie e dire parole chiare su questo.».
E’ vero che, purtroppo, il Tero Valico ferroviario dei Giovi ha
passato la pagliacciata dell’analisi costi-benefici e pertanto – pur tra
mille difficoltà, dovute a sciooperi del personale per mancato
pagamento degli stipendi, sospensione dei lavori per il riscontro della
presenza di amianto, e ancora per le inchieste giudiziarie che
riguardano le aziende dell’appalto – dovrebbe prima o poi completarsi,
ma la politicante spezzina fa riferimento ad un’opera che non esiste
ancora, se non sulla carta.
La così detta Gronda autostradale di ponente, al momento, è
soltanto nella testa di chi vorrebbe cementificare ulteriormente una
zona già abbastanza deturpata dalla presenza di altri manufatti: eppure
ella sembra assolutamente certa dell’utilità di un’ulteriore colata di
cemento – oltre che di ulteriori scavi in montagne stracariche di
amianto – e dell’obbligo, da parte della compagine governativa, di
approvazione dell’ennesimo scempio ai danni di questa porzione di
territorio.
Chi scrive pensa, al contrario di quanto sostiene la Paita, che
costei non ami affatto Genova: se così fosse non continuerebbe a
sponsorizzare il suo declino, che certamente avrebbe luogo qualora le
infrastrutture da lei citate dovessero tutte vedere effettivamente la
luce; inviterei l’ex responsabile regionale della Protezione civile ad
occuparsi maggiormente dei problemi legati al suo territorio, visto che –
tanto per fare un esempio – sono decenni che si attende il raddoppio
della ferrovia Pontremolese.
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