sabato 29 giugno 2019

pc 29 giugno - PADRONI E SINDACATI INSIEME CON ARCELORMITTAL

Sembra di essere tornati  a marzo 2012, quando Riva e i capi fecero marciare gli operai a sostegno dei padroni - con  sindacati confederali allora compiacenti mentre ora sono apertamente in prima fila facendo, in particolare Uilm e Fim, del "terrorismo", quando sanno benissimo che non è certo ArcelorMittal che può chiudere la fabbrica, dato che ora ne è solo affittuario.
Allora, nel 2012, si è visto come il collaborazionismo dei sindacati - la mancata lotta, stare dalla parte dei padroni, legare le sorti degli operai agli interessi di questi - a cosa ha portato: ArcelorMittal fa e ragiona come Riva e peggio di Riva. 
Oggi far passare l'immunità penale, non vuol dire solo "mano libere" a Mittal per non attuare una reale bonifica, ambientalizzazione, ma accettare i continui ricatti dei nuovi padroni, a partire dalla nuova cassintegrazione permanente, e chiaramente nessuna riassunzione degli operai Ilva As in cigs.
La giustificazione di Mittal è falsa: chiunque si prende una "casa" sa bene di prenderla così com'è, anche con lavori da fare, per cui ciò che succede da quel momento in poi nel fare i lavori è responsabilità di coloro che li eseguono oggi, non ci si può parare dietro il fatto che quei problemi già c'erano. 
Precisiamo poi. Il decreto e Di Maio non hanno affatto abolito l'immunità penale - come sarebbe stato giusto - ma hanno unicamente riscritto la norma, l'immunità è stata circoscritta al Piano Ambientale e sarà applicata impianto per impianto, ancorandosi ai tempi previsti dall’Aia per la messa a norma delle singole aree, quindi l'immunità decadrà nel tempo, come ha subito assicurato Di Maio ai padroni. 
E' stata eliminata solo l'immunità penale per le altre norme a tutela dell’ambiente, della salute e dell’incolumita’ pubblica. Ma rivendicarla per queste è di fatto un'esplicita dichiarazione di pretendere la libertà di inquinare, di violare norme a tutela della salute e di far ammalare, di uccidere dentro e fuori la fabbrica.

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Dal Corriere di Taranto Federacciai e Fim Cisl accanto ad ArcelorMittal e contro il governo. Nel nuovo caos sulla vicenda ex Ilva, Federacciai si schiera con ArcelorMittal, il più grande produttore d’acciaio a livello mondiale e critica la mossa del ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio nell’aver di fatto eliminato l’immunità penale per i dirigenti che stanno attuando il processo di
bonifica ambientale (Aia), grazie a una norma contenuta nel dl crescita, ormai diventato legge. 
È inaccettabile cambiare le regole del gioco quando questo è già iniziato” afferma all’Adnkronos Alessandro Banzato, presidente di Federacciai, la federazione di Confindustria che rappresenta le imprese italiane del settore con circa 150 imprese associate che producono e trasformano oltre il 95% della produzione italiana di acciaio. “La produzione di acciaio a Taranto è di circa 6 milioni di tonnellate sul totale di 24 milioni in Italia, un ruolo importante nello scenario nazionale e anche europeo, se ArcelorMIttal dovesse abbandonare l’investimento – sottolinea Banzato – ci sarebbero riflessi importanti per l’intera industria manifatturiera, dal comparto automotive alla meccanica“. Ma non solo, Banzato condivide l’allarme lanciato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, sul rischio di una perdita di credibilità del Paese nel momento in cui si cambiano le regole sottoscritte negli accordi. “È un allarme assolutamente condivisibile – afferma – nel momento in cui cerchiamo di attrarre investimenti da fuori Italia". 
Si tratta di un disastro autoprodotto da una politica codarda e incapace di comprendere ciò che serve ai lavoratori e all’ambiente; siamo alle battute finali della desertificazione industriale del Sud“. Lo ha detto il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, in un’intervista del Tg2000. “È un governo assolutamente nel pallone che non appronta più i tavoli, costruisce istruttorie, propone soluzioni. Questo mette a rischio fino a 280 mila posti di lavoro e in più sta riesplodendo il ricorso alla Cassa integrazione. Si è aperto l’anno con la promessa di un miracolo italiano ma mi sembra che siamo molto lontani. Il governo ha una forte vocazione antindustriale. Sta facendo molto male ai lavoratori e alle imprese. Tutto questo è molto pericoloso per il benessere del Paese“, ha sottolineato ancora Bentivogli.

Dalla stampa - La Uilm di Rocco Palombella aveva subito fatto sentire la sua voce di sostegno ad AM, usando il terrorismo: "Quello di Mittal non ritengo sia un bluff...l'immunità era un requisito fondamentale per l'acquisoizione dell' ex Ilva, Arcelor lo ha detto piùvolte. Non avrebbe altra strada che rinunciare. La situazione è di grande gravità. Ora la questione è politica".

Non è da meno la Fiom. La segretaria Re David dichiara: "La gestione del governo è adir poco incauta... si sta addensando una tempesta perfetta che rischia di travolgere non solo lo stabilimentio di Taranto, e quelli di Genova e Novi Ligure,ma anche di minare le prospettive dell'intero settore siderurgico nazionale".
Giuseppe Romano della Fiom Puglia: «tutto ciò è destabilizzante. A questo punto c’è il rischio che l’architrave che sorreggeva gli accordi possa cadere». Francesco Brigati, Rsu Fiom AM Taranto «dopo il 6 settembre i dipendenti avevano visto la luce; ora siamo tornati alla grande incertezza pre-accordo».

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