Sembra
di essere tornati a marzo 2012, quando Riva e i capi fecero marciare
gli operai a sostegno dei padroni - con sindacati confederali allora
compiacenti mentre ora sono apertamente in prima fila facendo, in
particolare Uilm e Fim, del "terrorismo", quando sanno benissimo che non
è certo ArcelorMittal che può chiudere la fabbrica, dato che ora ne è
solo affittuario.
Allora,
nel 2012, si è visto come il collaborazionismo dei sindacati - la
mancata lotta, stare dalla parte dei padroni, legare le sorti degli
operai agli interessi di questi - a cosa ha portato: ArcelorMittal fa e
ragiona come Riva e peggio di Riva.
Oggi
far passare l'immunità penale, non vuol dire solo "mano libere" a
Mittal per non attuare una reale bonifica, ambientalizzazione, ma
accettare i continui ricatti dei nuovi padroni, a partire dalla nuova
cassintegrazione permanente, e chiaramente nessuna riassunzione degli
operai Ilva As in cigs.
La
giustificazione di Mittal è falsa: chiunque si prende una "casa" sa
bene di prenderla così com'è, anche con lavori da fare, per cui ciò che
succede da quel momento in poi nel fare i lavori è responsabilità di
coloro che li eseguono oggi, non ci si può parare dietro il fatto che
quei problemi già c'erano.
Precisiamo
poi. Il decreto e Di Maio non hanno affatto abolito l'immunità penale -
come sarebbe stato giusto - ma hanno unicamente riscritto la norma,
l'immunità è stata circoscritta al Piano Ambientale e sarà applicata impianto per impianto, ancorandosi
ai tempi previsti dall’Aia per la messa a norma delle singole aree, quindi l'immunità decadrà nel tempo, come ha subito assicurato Di Maio ai padroni.
E' stata eliminata solo l'immunità penale per le altre norme a tutela dell’ambiente, della salute e
dell’incolumita’ pubblica. Ma rivendicarla per queste è di fatto
un'esplicita dichiarazione di pretendere la libertà di inquinare, di
violare norme a tutela della salute e di far ammalare, di uccidere
dentro e fuori la fabbrica.
*****
Dal Corriere di Taranto -
Federacciai e Fim Cisl accanto ad ArcelorMittal e contro il governo. Nel nuovo caos sulla vicenda ex Ilva,
Federacciai si schiera con ArcelorMittal,
il più grande produttore d’acciaio a livello mondiale e critica la mossa del
ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio nell’aver di fatto eliminato
l’immunità penale per i dirigenti che stanno attuando il processo di
bonifica ambientale (Aia), grazie a una norma contenuta nel dl crescita,
ormai diventato legge.
“
È inaccettabile cambiare le regole del gioco quando questo è già iniziato” afferma
all’Adnkronos Alessandro
Banzato,
presidente di Federacciai, la federazione di Confindustria che
rappresenta le imprese italiane del settore con circa 150 imprese
associate che producono e trasformano oltre il 95% della produzione
italiana di acciaio. “
La produzione di acciaio a Taranto è di circa 6 milioni
di tonnellate sul totale di 24 milioni in Italia, un ruolo importante
nello scenario nazionale e anche europeo, se ArcelorMIttal dovesse
abbandonare l’investimento – sottolinea Banzato –
ci sarebbero riflessi importanti per l’intera industria manifatturiera, dal comparto automotive alla meccanica“. Ma non solo, Banzato condivide l’allarme lanciato dal presidente di
Confindustria Vincenzo
Boccia, sul rischio di una perdita di credibilità del Paese nel momento in cui si cambiano le regole sottoscritte negli accordi. “
È un allarme assolutamente condivisibile – afferma –
nel
momento in cui cerchiamo di attrarre investimenti da fuori Italia".
“Si tratta di un
disastro autoprodotto da una politica codarda e incapace di comprendere
ciò che serve ai lavoratori e all’ambiente; siamo alle battute finali
della desertificazione industriale del Sud“. Lo ha detto il segretario generale della
Fim Cisl, Marco
Bentivogli, in un’intervista del
Tg2000. “
È
un governo assolutamente nel pallone che non appronta più i tavoli,
costruisce istruttorie, propone soluzioni. Questo mette a rischio fino a
280 mila posti di lavoro e in più sta riesplodendo il ricorso alla
Cassa integrazione. Si è aperto l’anno con la promessa di un miracolo
italiano ma mi sembra che siamo molto lontani. Il governo ha una forte
vocazione antindustriale. Sta facendo molto male ai lavoratori e alle
imprese. Tutto questo è molto pericoloso per il benessere del Paese“, ha sottolineato ancora Bentivogli.
Dalla stampa - La Uilm di Rocco Palombella aveva subito fatto sentire la sua voce di sostegno ad AM, usando il terrorismo:
"Quello
di Mittal non ritengo sia un bluff...l'immunità era un requisito
fondamentale per l'acquisoizione dell' ex Ilva, Arcelor lo ha detto
piùvolte. Non avrebbe altra strada che rinunciare. La situazione è di
grande gravità. Ora la questione è politica".
Non è da meno la
Fiom. La segretaria Re David dichiara:
"La
gestione del governo è adir poco incauta... si sta addensando una
tempesta perfetta che rischia di travolgere non solo lo stabilimentio di
Taranto, e quelli di Genova e Novi Ligure,ma anche di minare le
prospettive dell'intero settore siderurgico nazionale".
Giuseppe Romano della Fiom Puglia: «
tutto ciò è destabilizzante. A questo punto c’è il
rischio che l’architrave che sorreggeva gli accordi possa cadere».
Francesco Brigati, Rsu Fiom AM Taranto «dopo il 6 settembre i
dipendenti avevano visto la luce; ora siamo tornati alla grande
incertezza pre-accordo».
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