La storia di Gisela Mota, uccisa dai
narcos il giorno dopo l'insediamento a sindaco di Temixco, sta
girando il mondo. Ma pochi sanno che negli ultimi 9 anni, in Messico
sono morti più di 50 sindaci. E ancora meno sono a conoscenza che le
ultime due donne elette come prime cittadine e poi uccise avevano
lottato contro la repressione dei movimenti sociali e studenteschi
nel Guerrero da parte della polizia che ha torturato i 43
desaparecidos di Ayotzinapa
Lascia basiti e furiosi la notizia di
una giovane 33enne uccisa da un sicario in casa sua, con tre sgherri
a fargli da guardia armata. Lascia sconvolti che la scorta dopo le 19
non le fosse accordata, tanto che
la polizia ha potuto solo lanciarsi nella ricerca e nella cattura di due appartenenti al commando: ancora sconosciute le generalità, ma dalle foto circolate sui media locali sembrano due adolescenti, pesci piccoli probabilmente sacrificati dagli stessi boss. Lascia indignati e impotenti la notizia che la sua unica colpa fosse aver giurato guerra ai narcotraffico
la polizia ha potuto solo lanciarsi nella ricerca e nella cattura di due appartenenti al commando: ancora sconosciute le generalità, ma dalle foto circolate sui media locali sembrano due adolescenti, pesci piccoli probabilmente sacrificati dagli stessi boss. Lascia indignati e impotenti la notizia che la sua unica colpa fosse aver giurato guerra ai narcotraffico
E lascia senza speranze il fatto che
tutto questo sia successo poche ore dopo il suo insediamento nella
funzione di sindaco di Temixco, nello stato di Morelos, neanche 90 km
a sud da Città del Messico. Gisela Mota Ocampo è morta per questo:
per aver creduto nella giustizia, nella lotta per rendere migliore il
suo paese, per non aver piegato la testa al potere criminale che
devasta il Messico, e non solo. E di fronte a uno Stato inerme e
forse, chissà, complice silenzioso, i narcos hanno dato una tragica
dimostrazione di forza e crudeltà: l’hanno uccisa. Alla faccia
della tanto declamata Operacion Delta che forze speciali e non dello
Stato stanno portando avanti ai confini della regione del Guerrero.
E’ successo sabato. Il Morelos
confina con il Guerrero, vero e proprio stato supermarket del
traffico di droga. Una regione strategica, una rampa di lancio dei
narcos verso tutta la nazione e il continente americano. Una donna
tutta d’un pezzo che aveva fondato la sua campagna elettorale sulla
tolleranza zero verso la filiera degli stupefacenti, ha pagato con la
vita. L’esponente del Partito Democratico Rivoluzionario aveva
preso possesso dell’ufficio di primo cittadino con una cerimonia
sobria e sentita il primo dell’anno, il giuramento è arrivato il
giorno dopo. E la sera, la morte. La diputada Mota, tutti la
conoscevano così, ha sempre lottato per i beni primari per i suoi
cittadini: luce e acqua soprattutto, pari opportunità per le donne e
diritto del lavoro, formazione ed educazione, in Parlamento come
nella municipalità del Morelos. Aveva poi deciso di spendersi per
questa cittadina, perché era necessario un avamposto di legalità e
di moralità laddove Stato e trafficanti, invece, normalmente si
alleano. Non voleva che la piaga della droga distruggesse le giovani
generazioni che voleva rappresentare, né terrorizzasse i cittadini
con i continui episodi di violenza, in particolare sequestri ed
estorsioni.
Ma la scarsa attenzione nei confronti
dell’incolumità di Gisela Raquel Mota Ocampo delle forze armate
lascia un drammatico dubbio nella vicenda. Ovvero che l’omicidio
non fosse proprio sgradito a quella polizia che lei aveva combattuto
nell’ultimo anno, in particolare per la vicenda di Luis Angel
Abarca Carrillo, un giovane desaparecido della scuola Ayotzinapa.
Uno dei 43 prima malmenati, poi catturati e torturati dagli sbirri
del Guerrero. Scomparsi nel nulla: Luis è tra i 15 ancora non
identificati neanche nei dati anagrafici. Difficile immaginare,
insomma, che la donna riscuotesse simpatie in chi avrebbe dovuto
proteggerla: ma anche lì, lei, non ha guardato in faccia a nessuno
di fronte ai gravi fatti di quel 26 settembre 2014, che bollò come
uno dei più feroci atti criminali contro i movimenti sociali.
In Messico, purtroppo, Gisela Mota
rappresenta solo l’ultimo nome di una lunga lista di sindaci uccisi
dalla criminalità organizzata. Decine di politici che hanno pagato,
in Messico, la loro rettitudine, le proprie lotte. E’ ancora forte
l’emozione per l’atroce uccisione di AidèNava Gonzalèz,
candidata favorita come prima cittadina di Ahuacuotzingo, sempre nel
Guerrero. Favorita perché fresca vedova dell’ex sindaco, ucciso da
una gang dei narcos. Ed entrambi avevano vissuto la tragedia del
rapimento del figlio, nel 2012, mai ritrovato. Avrebbe vinto, ma la
banda criminale dei Los Rojos, dominante nei territori
dell’Oxtotitlan la rapirono, la uccisero, la decapitarono e
lasciarono scritto sulla coperta che copriva il suo cadavere la
scritta “Narcomanta”, firma inequivocabile. Aveva 42 anni, anche
lei combatteva il traffico di droga e, guarda un po’, si era
schierata pesantemente contro l’eccidio degli studenti
di Ayotzinapa.
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