USA: ammazzato con il taser a 18 anni, per un graffito
Morire per
un graffito, a soli 18 anni: è accaduto a Israel Hernandez-Llach,
teenager di origini colombiane, trasferitosi da qualche anno in Florida,
e nonostante la sua giovane età già diventato un noto muralista.
Conosciuto come Reefa, martedì all’alba il giovane stava facendo dei
graffiti sul muro di un Mc Donald’s abbandonato a Miami Beach. Quando é
stato intervettato da una pattuglia dalla polizia, intorno alle cinque
del mattino, ha cercato di scappare, ma i solerti agenti lo hanno
inseguito. E per bloccarlo, forse stanchi di correre, i poliziotti lo
hanno colpito al torace con il taser, la pistola elettrica definita
‘arma non letale’ e da tempo in dotazione alle forze di polizia degli
Stati Uniti e di altri paesi. Reefa é caduto a terra ed é morto poco
dopo in ospedale, al Mount Sinai Hospital, forse per un arresto cardiaco
dicono i medici.
''Gli agenti sono stati costretti a usare il taser per evitare uno scontro fisico'' si è giustificato il locale capo della polizia Ray Martinez al quotidiano Miami Herald. Ma secondo due degli amici di Reefa, testimoni di quanto accaduto, i poliziotti si sono congratulati uno con l'altro dopo averlo colpito con il taser. ''Era per terra e loro si divertivano'' afferma uno dei ragazzi, Thiago Souza. L'altro, Felix Hernandez, riferisce di aver visto cinque poliziottti inseguire Reefa. La sorella del ragazzo, Offir Hernandez, ha spiegato che il fratello ''voleva cambiare il mondo attraverso l'arte''. ''Vogliamo delle risposte, voliamo sapere cosa è successo'' denuncia ora. Reefa era uno scultore, pittore e fotografo, oltre a dilettarsi nell'eseguire graffiti sui muri degli edifici abbandonati, una passione che gli è stata fatale. L'avvocato della famiglia, Todd McPharlin, ha ricordato ai media locali che chiederà l'apertura di un'indagine indipendente sulla vicenda. "La polizia lo aveva già avvertito che se lo avesse trovato ancora una volta lo avrebbe riempito di botte", ha detto al Miami Herald Tracy West, una parente del ragazzo.
Secondo un rapporto di Amnesty International tra il 2008 e il 2011 negli Stati Uniti - dove i taser sono molto usati dalla polizia - sono morte 334 persone, dopo essere state colpite dalla micidiale arma. Le vittime salgono a 500 negli Stati Uniti dal momento della sua introduzione nelle dotazioni delle pattuglie, nel 2001. E nel 90% dei casi letali coloro che sono stati colpiti da un "uso eccessivo della forza" erano disarmati.
L'Onu nel 2007 aveva sostenuto che l'uso di queste armi "causa dolori acuti, costituendo una forma di tortura".
''Gli agenti sono stati costretti a usare il taser per evitare uno scontro fisico'' si è giustificato il locale capo della polizia Ray Martinez al quotidiano Miami Herald. Ma secondo due degli amici di Reefa, testimoni di quanto accaduto, i poliziotti si sono congratulati uno con l'altro dopo averlo colpito con il taser. ''Era per terra e loro si divertivano'' afferma uno dei ragazzi, Thiago Souza. L'altro, Felix Hernandez, riferisce di aver visto cinque poliziottti inseguire Reefa. La sorella del ragazzo, Offir Hernandez, ha spiegato che il fratello ''voleva cambiare il mondo attraverso l'arte''. ''Vogliamo delle risposte, voliamo sapere cosa è successo'' denuncia ora. Reefa era uno scultore, pittore e fotografo, oltre a dilettarsi nell'eseguire graffiti sui muri degli edifici abbandonati, una passione che gli è stata fatale. L'avvocato della famiglia, Todd McPharlin, ha ricordato ai media locali che chiederà l'apertura di un'indagine indipendente sulla vicenda. "La polizia lo aveva già avvertito che se lo avesse trovato ancora una volta lo avrebbe riempito di botte", ha detto al Miami Herald Tracy West, una parente del ragazzo.
Secondo un rapporto di Amnesty International tra il 2008 e il 2011 negli Stati Uniti - dove i taser sono molto usati dalla polizia - sono morte 334 persone, dopo essere state colpite dalla micidiale arma. Le vittime salgono a 500 negli Stati Uniti dal momento della sua introduzione nelle dotazioni delle pattuglie, nel 2001. E nel 90% dei casi letali coloro che sono stati colpiti da un "uso eccessivo della forza" erano disarmati.
L'Onu nel 2007 aveva sostenuto che l'uso di queste armi "causa dolori acuti, costituendo una forma di tortura".
marcosantopadre contropiano
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