Ci spiegate a che serve il sub commissario Ronchi? Abbiamo già troppi difensori dei profitti dell'Ilva
Abbiamo sempre pensato che la nomina
dell'ex Min. Ronchi come sub commissario all'Ilva fosse, al di là
della persona, una sorta di 'foglia di fico' alla scelta grave di
affidare tutto a Bondi, amministratore delegato di fatto di Riva.
Si può dire che le prime iniziative di
Ronchi confermano in pieno questo nostro giudizio. La prima
iniziativa che ha preso è quella di proporre la formazione di un
gruppo di ingegneri – cosa obiettivamente marginale in tutta questa
vicenda. Ma nell'intervista odierna al Corriere del Mezzogiorno anche
Ronchi parla come “uomo dell'azienda” in sostanza, compiacendosi
del fatto che ordini, fatturato, spazi di mercato interni ed esteri
dell'Ilva vadano bene. Questo ci aspettiamo che lo dica Riva-Bondi,
ma da Ronchi ci aspettavamo che ci dica in materia di bonifica, messa
a norma, salute e sicurezza, cosa va bene.
Su questo Ronchi ripete il
cronoprogramma dell'Aia, ma non tanto come attività operativa ma di
stesura di piani, istruttoria da avviare, ecc. ecc. Giustamente
ascoltando questo, il giornalista che lo intervista gli chiede: “ma
l'Aia non dovrebbe essere applicata in 36 mesi? Ce la farete?”. E
qui Ronchi più che dire che capisce la preoccupazione, scarica le
responsabilità sui ritardi accumulati prima.
Insomma, qualcuno ci può spiegare a
che serve il sub commissario Ronchi? Sulla messa a norma dell'Ilva
pensiamo che non ci si possa contare gran chè.
Riesce meglio quando si lancia sul
problema dello smaltimento dei rifiuti, e questo è comprensibile
dato che sappiamo come Ronchi abbia dato il nome a leggi e
indicazioni riguardanti il ciclo di rifiuti e la raccolta
differenziata. Effettivamente lo vedremmo meglio come “commissario
dell'Amiu”, piuttosto che dell'Ilva.
Circa l'Ilva, invece, siamo alle
promesse di un'Ilva alla “tedesca” con produzioni sostenibili,
cioè alla vulgata ambientalista che, a Taranto in particolare, ha
già dato prova di sé come “buone intenzioni” applicate ad una
realtà dove salvare lavoro e salute è una partita difficile,
risolvibile innanzitutto con la lotta operaia contro padron Riva,
Stato, governo, insieme all'inchiesta che effettivamente riesca a
mettere fine alle violazioni sistematiche e colpisca fino in fondo le
responsabilità criminali di padron Riva e complici.
Ilva: una partita da riaprire nel "nuovo campionato" che si avvicina
Il decreto Ilva bis è stato approvato
con l'appoggio di quasi tutte le forze parlamentari e con il plauso
delle istituzioni locali e dei sindacati confederali. Vendola, che
pure aveva detto che avrebbe fatto “fuoco e fiamme” soprattutto
dopo le incredibili e indecenti dichiarazioni del commissario Bondi
sui “tumori provocati dalle sigarette”, in realtà in sede
parlamentare il suo gruppo si è astenuto e non ha quindi votato
contro. L'approvazione di questo decreto che dà i pieni poteri a
Bondi, per conto di Riva e del governo, è sostanzialmente un via
libera a un piano di ristrutturazione con tagli, che è la vera
sostanza del piano industriale che tutti chiedono.
A questo si aggiunge che è confermato
che i soldi per la messa a norma sono circa 2 miliardi di euro, che
tutti sanno, e molti hanno dimostrato, essere assolutamente
insufficienti allo scopo.
D'altra parte, Bondi ha sostanzialmente
ottenuto, sussidiato da tecnici e ingegneri della sua parte, un
generale spostamento dei tempi degli impegni contenuti nell'Aia che
già di per sé è insufficiente e tardiva.
Quindi, ad agosto 2013 ci troviamo con
i Riva in libertà, compreso il latitante Nicola, la fabbrica nelle
loro mani per interposta persona, il governo dalla loro parte al
servizio non solo di padron Riva ma di tutti i padroni, e i sindacati
confederali ben felici di essere chiamati a collaborare, anzi a
solidarizzare. I contratti di solidarietà in pieno corso, pur
essendo meglio della cassintegrazione, non cambiano il percorso
finale della vicenda che è: ristrutturazione con tagli, specialità
di Bondi.
Fa parte della linea di “non
disturbare il manovratore” il rinvio delle elezioni delle RSU di
almeno 6 mesi, mentre intanto è stato fatto un accordo a livello
nazionale per impedire la presenza reale e libera delle liste del
sindacato di base e di classe, in questa fabbrica come in tutte le
fabbriche italiane.
Che si voglia o no, ora la palla è in
possesso dei padroni che se la passano in attesa che si aprono i
varchi per fare nuovi goal nella porta degli operai e dei cittadini.
Gli operai dovrebbero riprendersi la
palla, con un pressing aggressivo, cioè la ripresa delle lotta,
facendo squadra, cioè organizzazione sindacale di classe alternativa
ai sindacati confederali, difendendosi con una difesa reale, base per
una controffensiva sui propri interessi e quelli delle masse popolari
della città, per potere avere speranza di vincere la partita.
Un'arma di questa azione operaia può
essere la richiesta, sostenuta con una lotta autonoma, seria, di un
“decreto operaio” che ristabilisca un equilibrio tra padroni e
operai in questa partita. Il “decreto operaio” dovrebbe contenere
alcune questioni quali:
nessun operaio deve andare a casa
tutti gli operai devono essere impiegati nella messa a norma
salari e diritti non si toccano
la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai
in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma che 20 anni bastano, con estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici,
la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuiti, ospedale e strutture d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.
nessun operaio deve andare a casa
tutti gli operai devono essere impiegati nella messa a norma
salari e diritti non si toccano
la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai
in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma che 20 anni bastano, con estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici,
la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuiti, ospedale e strutture d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.
Lo Slai cobas richiamerà a raccolta i
lavoratori per la lotta su questo con un'iniziativa a metà
settembre, a cui chiamiamo fin da ora gli operai a contribuire per
realizzarla, sia facendo circolare la proposta – che è presente
anche ai cancelli dell'Ilva, sia organizzandosi nei reparti con gli
altri compagni di lavoro per partecipare.
Per info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - T/F 0994792086 - via Rintone, 22 TA
Per info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - T/F 0994792086 - via Rintone, 22 TA
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