giovedì 4 ottobre 2012

pc 3-4 ottobre - il regime fascista turco per conto di usa nato inizia l'attacco alla siria - la riunione nazionale di roma

1 un verbale ufficioso e sommario, scritto da un compagno di proletari comunisti presente alla riunione del 30 settembre

 

Introduzione(Rete dei comunisti)  

Abbiamo voluto convocare questa riunione nazionale di tutti i compagni e realtà che hanno condiviso il documento “giù le mani dalla Siria. Lo abbiamo fatto diversi mesi dopo l’uscita del documento, abbiamo fatto passare l’estate e soprattutto abbiamo scontato una fase di difficoltà generale di produrre mobilitazioni su questo terreno. 

Scontiamo, da una parte, una difficoltà di lettura comune delle rivolte in medio oriente prima e delle aggressioni imperialiste e neocoloniali alla Libia prima e alla Siria poi; dall’altra parte scontiamo anche il ruolo dei “pacifisti con l’elmetto” e perfino di gruppi e partiti della sinistra ufficiale ma anche di quella sedicente rivoluzionaria, ad esempio quella di matrice trotzkista, che apertamente si schierano con l’intervento, in nome della “emergenza umanitaria” o della “liberazione dal regime genocida di Assad”.

Siamo insomma in una situazione di grande difficoltà, sono qui riunite quasi tutte le forze che a Napoli si erano ritrovate in quella che p rimasta l’unica manifestazione contro la Nato realizzata nel pieno dell’aggressione alla Libia due anni fa e che da allora non sono riuscite a produrre un’altra iniziativa di rilievo nazionale.
Ma nonostante la difficoltà, siamo stati tutti ben coscienti che non si poteva lasciare campo libero alla guerra e alla propaganda imperialista e il documento che abbiamo sottoscritto ha avuto il merito di aprire una interlocuzione. Metterci a confronto sul da fare è lo scopo di questa riunione.
Alcuni punti:
  • Lo scenario generale è dato dalla crescita delle spinte di Israele per un’aggressione all’Iran, nel contesto delle elezioni presidenziali americane.
  • Un problema fastidioso ma importante da risolvere è riproporre la discriminante antifascista, dato che nel vuoto o silenzio a sinistra, tante comunità e organizzazioni di siriani, anche in buona fede, non hanno saputo distinguere e respingere la solidarietà interessata che veniva da destra, dalla lega fino ai gruppi apertamente fascisti e nazisti.
  • La condanna di un’aggressione imperialista e neocoloniale di cui l’Italia è parte attiva e chiamare a schierarsi e lottare contro di essa non deve significare diventare sostenitori del partito Baath o di questa o quella forza di sinistra in Siria, come a suo tempo lottare contro l’aggressione all’Afganistan o all’Iraq non significava sostenere i talebani o il regime di Saddam.
Insomma, ci tocca agire in una polarizzazione e non dobbiamo lasciare campo libero alla falsa sinistra da una parte o ai fascisti dall’altra.

Vincenzo Braschi (rete no war)

Se vogliamo rendere fruttuosa la riunione cerchiamo di limitare l’analisi, già svolta nel documento, e concentriamoci sulle iniziative.
Sull’analisi, basti dire che qui, come tra le parti più avvertite della sinistra in Medio Oriente, è tramontata qualsiasi illusione sulla “primavera araba”, che oggettivamente ha finito per fare il gioco degli islamici, integralisti o moderati, che, contrattando con l’imperialismo, sono saliti al potere in Tunisia ed Egitto. Né nessuna illusione c’è mai stata su quella che solo apparentemente è stata vista come una rivolta popolare in Siria, ma in è un’interferenza imperialista realizzata col supporto di ogni tipo, economico, militare, tecnologico, intelligence ecc. da parte delle potenze imperialisti e di regimi reazionari vicini, che dirigono sul campo una forza di mercenari.
Una interferenza imperialista di cui p’Italia è parte attiva e in prima fila. Questo è il punto, su questo ci si deve schierare.
Come, con quali iniziative? Abbiamo alcuni esempi di cose positive già fatte:
  • l’azione di “lobbying” svolta da Marinella è altri della rete No-war per evidenziare da una parte un punto di vista differente dalla propaganda a sostegno dell’intervento e dall’altra denunciare e opporre ostacoli all’azione del nostro Ministro degli Esteri.
  • Il coinvolgimento delle comunità siriane, maneggiando la contraddizione dell’atteggiamento di alcune di esse verso il sostegno espresso dai fascisti.

Piero (Alternativa)

La crisi siriana è parte di una crisi sistemica generale. A noi sembra evidente e facile da comprendere e condividere e invece proprio nella comprensione di questo esiste un gap da colmare. Ad esempio se proponessimo alla assemblea no debito, di cui pure sono parte, di discutere la questione, a causa delle posizioni di alcune forze di cui si è già detto non ne usciremmo con nessuna iniziativa contro l’aggressione alla Siria.
Dobbiamo partire altrove, da noi, da quello che siamo e possiamo fare e dai fermenti di opposizione che pure piccoli esistono, nel mondo cattolico, qua e là, ma che sono affogati e offuscati dalla grande confusione che domina. Da questo dobbiamo partire

Silvano (Ricordare la Naqba)

Non sono d’accordo nel limitare l’analisi. Ci sono alcuni punti e precisazioni importanti che è necessario approfondire oggi per non trovarci impreparati domani.
Primo, l’aggressione alla Siria è già partita, anche se non ha la forma dell’impiego diretto dei bombardieri, ma dei mercenari supportati sul campo in ogni modo.
Secondo, guardiamo a che sta succedendo in Turchia, dove ormai si viaggia al ritmo di 100 morti al mese, nella stessa Libia, dove l’esecuzione del “governatore americano” è sicuramente qualcosa di più complesso della semplice azione di un gruppo terrorista, a quello che succede nel Sinai o in Afganistan, allora vediamo che non solo l’aggressione alla Siria è già iniziata, ma anche che la guerra si è già allargata.
Questo ci impone di aggiornare e precisare meglio la nostra denuncia della loro agenda, altrimenti corriamo ancora il rischio di trovarci in ritardo, come ci trovammo in ritardo, per esempio ai tempi della guerra in Jugoslavia, in Iraq ecc.
Si è detto giustamente che lo scenario prossimo è quello dell’aggressione sionista all’Iran, dobbiamo allora prepararci fin da oggi per non passare per i difensori dell’atomica iraniana, e porre per tempo la nostra agenda di un medio oriente denuclearizzato.
Si è detto giustamente che c’è un vuoto politico da riempire, ma occorre farlo non solo con le prese di posizione ma con iniziative, anche piccole, ma coordinate e ravvicinate nel tempo.

Gustavo (Roma)

Siamo in pochi e lo resteremo ancora nel tempo, il poco che possiamo fare oggi sono iniziative locali e soprattutto informazione. Non ci illudiamo, se anche puntiamo a fare una iniziativa centrale a Roma, se ci va bene raccoglieremmo 300 compagni, magari una soluzione per questo potrebbe essere un presidio o spezzone a margine o nel corpo della manifestazione no Monti del 27/10.

Francesco (rete no-war Napoli)

Propongo un documento breve da inviare all’assemblea no debito per chiedergli di prendere posizione sull’aggressione alla Siria, a partire dal nesso evidente che c’è tra crisi generale di sistema e soluzioni di guerra e dell’azione di guerra del governo e perché diano spazio a parole d’ordine e striscione nella prossima manifestazione del 27 10

Partito Umanista

Per il pomeriggio sera del 27 a San Paolo abbiamo già in programma una serata di iniziative di incontro tra culture, con un documentario che mostra la Siria come unico esempio nella regione di coesistenza tra culture e a seguire momento di cena

Basan (comunità palestinese Roma)

In Siria non c’è nessuna rivolta ma un intervento imperialista realizzato con mercenari e orchestrato dai paesi nato, Italia compresa e dai paesi arabi reazionari vicini, per cancellare l’unico regime laico della regione. In questo non va sottovalutato la portata dell’azione della Turchia.
Fuori tutti i mercenari dalla Siria, fine di ogni tipo di intervento deve essere la nostra parola d’ordine. Solo in seguito è possibile delineare un futuro in cui una forma di conferenza nazionale di tutte le forze democratiche al potere e di opposizione che disegni una nuova Siria, più democratica e unita.
Qui i Italia, oltre alle iniziative locali di cui già i compagni hanno detto, vedo utile un’assemblea convegno nazionale da fare più in là, verso dicembre.

Marinella (rete no war)

Dico solo alcune cose che abbiamo fatto e su cui credo dobbiamo insistere e migliorare:
  • il rapporto con le comunità siriane, siamo tutti d’accordo con la discriminante antifascista, ma di noi “di sinistra” alle loro iniziative spesso ci siamo ritrovati in 3, non di più
  • il rapporto con l’assemblea no debito: il 15/10 erano solo 2 gli striscioni contro l’aggressione alla Libia
  • la lotta alla propaganda sul “genocidio da fermare” che tanta parte ha nel’atteggiamento ambiguo di settori di pacifisti che in passato erano con noi. Importante in questo è sostenere, con quella che è stata definito “lobbying” in senso buono, quei 6 paesi che in sede di commissione ONU sui diritti umani (India, Russia, Cina ecc.) non hanno approvato il rapporto degli esperti ONU, che parlavano di genocidio in atto, agire come loro “5° colonna”
  • fare passi concreti per fermare ogni tipo di armi e sostegno che arrivano in Siria, ad esempio sostenendo e coordinandoci con iniziative come Musala, iniziativa di cristiani siriani per la riconciliazione.

Nadia (Comitato contro la guerra Milano)

ci siamo costituti e lavoriamo da agosto. Ci sono tra noi realtà operaie, come il CIP, singoli e partiti.
Ci siamo subito accorti che i in questa occasione era molto più difficile costruire mobilitazioni rispetto al passato. Ad esempio realtà come pax christi o un ponte per questa volta hanno negato la loro adesione.
Il documento è stato u o strumento utile e tuttora lo stiamo usando per ottenere adesioni di parte di quelle organizzazioni che a livello centrale non vogliono prendere posizione.
A livello di contenuti , per noi la discriminante antifascista è irrinunciabile e per il resto il nostro unico riferimento deve essere il diritto all’autodeterminazione dei popoli, non il giudizio o lo schieramento pro o contro quel regime.
Non proponiamo una manifestazione nazionale, ma semmai una gironata nazionale di mobilitazione con iniziative locali.

Mimmo (azione Palestina Parma)

Anche la nostra esperienza diretta conferma che iniziative di discussione locali sono meglio di una iniziativa nazionale ristretta, il tutto verso una assemblea/convegno nazionale da tenersi a novembre/dicembre e che serva a snidare e far prendere posizione a tutti quelli che oggi si nascondono.

Sergio (Rete Comunisti)

Siamo all’inizio di un percorso di recupero, di cui il documento è stato un primo passo forte.
Per questo recupero importante è opporre una nostra “narrazione” della guerra che agisca al livello della campagna messa in campo a sostegno dell’intervento. A differenza che in passato, quando tutto era più limpido, l’intervento in prima persona degli imperialisti americani con ruolo marginale e subordinato degli alleati, Italia inclusa, oggi l’Italia gioca un ruolo attivo e in prima linea nell’intervento e questo rende più difficile e restii a schierarsi pacifinti, falsa sinistra ecc.
Di più, la proiezione militare è parte costitutiva del processo di integrazione europea, è sull’opzione militare che si costituisce il blocco politico dominante dell’unione europea e il ruolo ei singoli paesi.
Siamo tutti d’accordo che la posizione dei no-debito sul problema della guerra è quanto meno strabica, ma non credo sia il caso di essere troppo insistenti: non serve a nessuno sfasciare quel poco di opposizione che esiste, può servire a fare chiarezza a una decina di persone, ma aumnetrebe la confusione per migliaia.
Questi compagni hanno i loro tempi e modi di maturare le discussioni e la discussione sull’aggressione alla Siria deve ancora maturare tra loro, lasciamo che maturi.
Continuiamo invece ad agitare il documento, che sviluppi appieno il suo potenziale dirompente di posizioni e schieramento, chiamando tutti a prendere posizione.
Più che una manifestazione, al momento irrealistica, ci serve giungere a una sintesi di nostra narrazione della guerra che sia altrettanto semplice ed efficace della loro mistificazione sul “genocidio da fermare”.
A questo può servire anche un momento di discussione nazionale da costruire dopo le elezioni americane, non perché siamo per l’uno più per che l’altro candidato, ma perché oggettivamente sono un elemento che chiarirà meglio il quadro che avremo di fronte.

Musolino PdCI

Questa riunione è importante, non siamo al punto 0. Pensiamo al lavoro prezioso svolto, anche semplicemente come pungolo di quattro compagni svolto qui dalla rete nowar. Noi da parte nostra abbiamo tenuto iniziative in tutta Italia e ovunque abbiamo ottenuto risultati superiori alle nostre aspettative: sale molto più piene di quanto ci aspettavamo…
Il documento fa chiarezza ma va usato come un fatto dinamico, per avvicinare chi oggi non si schiera, come hanno detto i compagni di Milano.

Enzo (proletari comunisti)

Uscire dalla debolezza attuale è il problema che abbiamo. Per questo non credi che ci serva contrapporre iniziativa, mobilitazione a informazione. Sono le iniziative, le persone in carne e ossa, che fanno informazione, non le parole scritte e dette a vuoto.
Per questo, dare un segnale nazionale è importante: un segnale nazionale è più forte di tante iniziative locali, più forte per mettere insieme quei pezzi di movimento antimperialista che sono in campo ma non sono qui, (no f35 ecc.)
Il fatto che pezzi di pacifisti e della “sinistra” stia con l’intervento umanitario, il fatto che il governo italiano giochi un ruolo di primo piano nell’aggressione, ci pongono delle difficoltà, ma sono anche un’opportunità da sfruttare per fare chiarezza e riempire il vuoto: dare un contenuto ulteriore alla nostra opposizione al governo Monti, rompere il consenso sull’interventismo imperialista.
Il 27 ottre in tutto questo è un’opportunità da cogliere.

Compagno siriano

Quella che chiamano “rivolta” è una operazione a regia americana e interpreti mercenari e siriani per rovesciare un regime laico che ha realizzato la convivenza delle 27 diverse etnie presenti nel paese.
Per schierarsi dalla parte del popolo siriano, occorre capire che cosa vuole davvero il popolo siriano…
Serve anche fare azioni concrete per il popolo, invio medicinali ecc. …

Roberto (rete comunisti)

A partire dal documento abbiamo svolto due compiti: abbiamo rotto il silenzio dell’ex movimento pacifista e abbiamo affermato l’analisi del nesso tra crisi e guerra.
È stato detto che la proiezione militare è costitutiva del processo di integrazione europea, del blocco politico che si candida a dirigerla, in questo senso l’opposizione all’aggressione alla Siria ha per noi un valore strategico.
Sul 27 e il rapporto coi no-debito, credo che non ci deve interessare diventare parte dell’agenda politica altrui ma affermare noi la nostra agenda politica, in questo senso sono d’accordo con le proposte di iniziative locali e assemblea nazionale fatte.

Antonietta (red link) 

È stato difficile a suo tempo costruire a Napoli la manifestazione contro l’aggressione alla Libia e costruire poi l’assemblea nowar come rete stabile. Ma lanciare la mobilitazione sulla Siria lo è stato ancora di più. Per ben due volte abbiamo lanciato un appello nazionale. Non lo ha raccolto nessuno, tranne i compagni della Rete, perfino nostri compagni dell’assemblea nowar a Napoli ci dicevano “è presto, aspettiamo che l’aggressione cominci”.

Ora qui il punto non è tornare sull’analisi ma decidere le forme di che cosa fare qui e oggi di fronte a un intervento militare di cui il governo italiano è parte, in questo senso ci deve interessare riaggregare i pezzi di movimento, piccoli e dispersi che ci sono e anche chiarire che razza di opposizione intendono quelli che si scagliano contro la politica monetaria della Merkel, e Monti, ma non contro la guerra del governo Monti.
Ci serve un’assemblea nazionale, per stanare gli ambigui e parlare alla classe, per riprendere il filo della solidarietà con le primavere arabe, che oggi sono pesantemente represse.
Per il 27, vedo meglio un punto di agitazione ben visibile che uno spezzone dentro la manifestazione.

2 report ufficiale degli organizzatori

Cari compagni
con un pò di ritardo ma ecco il report della discussione che si è tenuta il 30 settembre, inoltre trovate i contributi dei compagni che non hanno potuto partecipare e l'appelo Giù le mani dalla Siria.
Purtroppo le mail raccolte sono andate perdute, spero che queste che ho trovate dal sito proletari comunisti, corrispondono a quelle dei compagni cge sono intervenuti all'assemblea, in  caso contrario vi chiedo di inoltrale voi .
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Report della riunione nazionale di domenica 30 settembre tenuta a Roma:”Giù le mani dalla Siria”.

Alcune  decine di compagni provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla riunione nazionale del 30 ottobre convocata a Roma dalla Rete dei Comunisti per dare seguito all’appello giù le mani dalla Siria.
Altre realtà  di Parma, Napoli, Torino, Modena, Pisa, e dalla Sardegna  non sono potute essere presenti ma hanno confermato il proprio interesse  a proseguire la mobilitazione nello spirito dell’Appello sottoscritto “Giù le mani dalla Siria.”
I compagni di Modena ed i compagni dell’International Solidarity Movement hanno mandato i loro saluti e i loro contributi scritti, che alleghiamo e di cui sono stati letti alcuni passaggi significativi subito dopo la relazione introduttiva.
Erano presenti i compagni del Comitato contro la guerra di Milano, dell’Associazione la Casa Rossa di Milano,della Rete No War, del sito Sibialira, del PdCI, del Forum Palestina, del Comitato con la Palestina nel cuore, del Comitato non dimenticare la NAkba, del comitato Palestina Bologna, della Rete dei Comunisti, di RedLink, di Proletari Comunisti, di Lotta e unità, di Convergenza delle Culture, del Movimento Umanista, del GAP Parma, del Collettivo Militant, e di Alternativa .
Aprendo i lavori la RdC ha sottolineato l’esigenza  di un confronto ampio con i compagni che hanno  sottoscritto e sostenuto l’appello  e con le altre realtà  interessate.
Un confronto e una valutazione politica complessiva sullo scenario che dalla Libia ieri,  alla Siria oggi,  ha visto le potenze imperialiste e le petro- monarchie  trasformare il mediterraneo in un teatro di  competizione economica e militare a danno dei popoli dell’area.
Al secondo punto dell’ordine del giorno è stato richiamato il bilancio dell’azione svolta, delle iniziative sin qui fatte e una valutazione su come dare corso alla mobilitazione contro l’aggressione alla Siria e quali settori coinvolgere.
La riunione in maniera unanime ha condannato la presenza dei fascisti e delle organizzazioni come Eurasia, Stato e Potenza nelle mobilitazioni contro la guerra alla Siria. Queste organizzazioni vanno tenute fuori dal movimento antimperialista e contro la guerra.
Si tratta di uno operazione di infiltrazione che trova terreno fertile proprio grazie alla deriva di quella parte sinistra che ha scelto di sposare la tesi dell’inevitabilità umanitaria, ma su questo punto più di un compagno ha sottolineato che siamo chiamati al riempire con la nostra azione questo spazio politico.
Il  bilancio del lavoro fatto sin qui è, a detta di tutti, positivo.  I compagni nelle diverse città hanno costruito decine di assemblee, sit in, oltre ad avere aperto un lavoro importante e significativo anche sul fronte dell’informazione. A tutto questo va aggiunto che l’appello Giù le mani dalla Siria, ha avuto il merito di coagulare molti compagni, associazioni, organizzazioni e partiti. Abbiamo  tenuto  il punto, mentre la campagna a favore dell’intervento militare in Libia e della destabilizzazione della Siria, era sostenuta con la consueta e pervasiva campagna mediatica che accompagna le guerre umanitarie della NATO,  ed è riuscita a fare  ulteriormente  breccia nei settori della sinistra, nei movimenti e  tra la solidarietà con il popolo palestinese.
Una deriva favorita dalla sopravvalutazione delle rivolte arabe, dove al contrario le istanze di emancipazione hanno lasciato il campo all’egemonia dell’islam politico moderato e filo occidentale, mettendo in luce la presenza di un alleanza o insieme di interessi che mira normalizzare il mediterraneo a scapito dei popoli arabi compreso quello palestinese.
Un mediterraneo tutt’altro che pacificato come mostrano le rivolte anti occidentali, gli attacchi all’UNIFIL, agli USA in Libia e le proteste e gli scioperi in Tunisia ed Egitto.
Come nel passato la nostra azione contro la guerra, hanno ribadito i compagni, deve essere un azione di solidarietà con i popoli in lotta nel mediterraneo.
I diversi interventi hanno sottolineato che l’oggettiva difficoltà che si sta riscontrando nella mobilitazione contro la guerra imperialista, non toglie ma aggiunge responsabilità a quanti sostengono un punto di vista antimperialista di classe e ai pacifisti più coerenti.
Piuttosto è necessario calibrare le iniziative, approfondire il dibattito, coinvolgere settori più ampi e denunciare il nesso tra la crescente tendenza alla guerra e l’incedere della crisi sistemica.
I questo senso si è deciso di essere presenti con modalità da concordare alla manifestazione nazionale “No Monti Day “del 27 ottobre a Roma, si è pensato ad un volantino che prenda spunto dall’appello o ad uno striscione posizionato lungo il percorso.
Più di un compagno ha sottolineato la necessità di approfondire la critica alla guerra e alla politica interventista del Governo Monti, che sostiene la rivolta armata e boicotta il popolo siriano. Le dichiarazioni a favore della no fly zone del Ministro Terzi sono tanto più gravi in ragione della fortissima presenza di basi NATO nella penisola italiana. Denunciare il solo imperialismo statunitense e non cogliere e il ruolo e  l’azione aggressiva dell’Unione Europea e dell’Italia, è una colpevole reticenza.
La riunione si è conclusa assumendo la proposta di convocare una assemblea nazionale sulla base dell’appello Giù le mani dalla Siria. Si è deciso di tenere l’assemblea a Roma nella seconda metà di Novembre, per seguire il risultato delle elezioni statunitensi, che avranno quale che sia l’esito un riflesso sulla politica internazionale, facendola precedere da una settimana di iniziative locali da inserire in una più ampia mobilitazione nazionale che crei la necessaria attenzione intorno al meeting  di  Roma. Le diverse realtà sceglieranno sulla base delle proprie specificità le modalità delle iniziative, mettendone a conoscenza i compagni delle altre situazioni così da costruire un calendario delle iniziative e darne notizia sui siti e alla stampa.
L’assemblea nazionale è un appuntamento  sulla cui importanza tutti i compagni hanno convenuto, si tratta di dare corpo e voce alle migliaia di compagni e sinceri pacifisti che non si rassegnano alle deriva  e alla subalternità alle politiche imperialiste, a partire dalle guerre di rapina contro i popoli del mediterraneo.
Riassumendo le decisioni prese sono :
1) la presenza alla manifestazione del 27 ottobre in modi e forme da concordare
2) la costruzione di iniziative locali nella seconda o terza  settimana di novembre ( la prima settimana è impegnata dalle festività dei morti)
3) l’assemblea nazionale orientativamente per il 25 novembre (prima settimana utile dopo le elezioni USA del 16 novembre)
Opporsi alla guerra ai popoli del mediterraneo è giusto e necessario !
3 la valutazione finale di proletari comunisti

L'incontro sull'intervento imperialista in Siria organizzato dalla Rete dei Comunisti è un passo in avanti verso mobilitazioni più incisive che la contrastino. Un passo in avanti per superare le difficoltà in termini di partecipazione e di incisività che il movimento antimperialista sta attraversando un pò dovunque e che ci trasciniamo dalla guerra imperialista in Libia.
Il protagonismo della borghesia imperialista italiana, oggi rappresentato dal governo Monti, nella collusione/contesa tra i diversi stati imperialisti, non può che ricercare necessariamente il consenso di massa e questo lo ha sempre fatto con tutti i governi, sia di destra che di sinistra, con l'irrigidimentazione dell'informazione, con l'appoggio parlamentare e sindacale. Oggi la falsa sinistra, i "pacifisti con l'elemetto", i troskisti sono apertamente schierati per l'intervento e quindi liberano il nostro campo, quello della coerente lotta alla guerra imperialista, e per noi è un'opportunità. L'intervento è già in atto nelle forme di aiuti all'opposizione filo imperialista e per il ruolo attivo della Turchia.
Occorre accumulare forze che arrivino a promuovere iniziative a livello nazionale perchè solo così è possibile colpire il consenso al governo dei tecnici del Capitale, denunciare e mobilitare.
Il piano proposto dall'assemblea di Roma nelle conclusioni è una settimana di mobilitazione per fine ottobre, primi di novembre, che porti ad una nuova assemblea nazionale e partecipazione con volantinaggio/striscione al No Monti day del 27. Le elezioni USA saranno importanti perchè incideranno sulle forme dell'intervento.
Ma su almeno due punti è necessario essere chiari: nessun sostegno al regime di Assad che non è mai stato antimperialista e nessun appoggio, tantomeno, all'opposizione siriana filo imperialista. La nostra solidarietà va al popolo della Siria.
Nessuna illusione che l'esercizio del "lobbyng" sull'Onu possa mettere i bastoni tra le ruote agli imperialisti: come sempre il suo ruolo è quello di copertura agli interventi militari mascherati da "umanitari".
Se condividiamo il giudizio sul ruolo di protagonismo attivo del governo Monti-Terzi il nostro contributo dev'essere centrato sulla denuncia/smascheramento/mobilitazione contro questo governo, minare la sua ricerca del consenso e legare le scelte di guerra alle questioni sociali sul modello dei vari comitati popolari contro gli F35, contro le basi, la rete no war. Dobbiamo fare schierare i lavoratori con mozioni, con iniziative nei luoghi di lavoro.
Inoltre, l'esigenza di fare controinformazione ci deve portare nelle piazze perchè è proprio l'iniziativa stessa che è controinformazione.
Per concludere, l'assemblea di Roma ha il merito di mettere assieme alcune realtà che si sono mobilitate contro l'aggressione imperialista alla Siria e proporre un lavoro comune in direzione di una mobilitazione nazionale. Un segnale positivo per fare uscire dalle difficoltà il movimento d'opposizione alla guerra.
Ma non si può chiudere gli occhi davanti ai colpi poderosi che le guerre popolari stanno dando all’imperialismo, come quella in corso in India: una rivoluzione diretta da un partito comunista maoista, un nuovo internazionalismo proletario che si fa strada a livello mondiale. Questo sostegno internazionalista alla guerra popolare in India è stato da noi propagandato con i materiali e le locandine per la campagna per la Conferenza di Amurgo di novembre.




 

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