1 un verbale ufficioso e sommario, scritto da un compagno di proletari comunisti presente alla riunione del 30 settembre
Introduzione(Rete dei comunisti)
Abbiamo voluto convocare questa riunione nazionale di tutti i compagni e realtà che hanno condiviso il documento “giù le mani dalla Siria. Lo abbiamo fatto diversi mesi dopo l’uscita del documento, abbiamo fatto passare l’estate e soprattutto abbiamo scontato una fase di difficoltà generale di produrre mobilitazioni su questo terreno.
Scontiamo, da una parte, una difficoltà di lettura comune delle rivolte in medio oriente prima e delle aggressioni imperialiste e neocoloniali alla Libia prima e alla Siria poi; dall’altra parte scontiamo anche il ruolo dei “pacifisti con l’elmetto” e perfino di gruppi e partiti della sinistra ufficiale ma anche di quella sedicente rivoluzionaria, ad esempio quella di matrice trotzkista, che apertamente si schierano con l’intervento, in nome della “emergenza umanitaria” o della “liberazione dal regime genocida di Assad”.
Siamo insomma in una situazione di
grande difficoltà, sono qui riunite quasi tutte le forze che a
Napoli si erano ritrovate in quella che p rimasta l’unica
manifestazione contro la Nato realizzata nel pieno dell’aggressione
alla Libia due anni fa e che da allora non sono riuscite a produrre
un’altra iniziativa di rilievo nazionale.
Ma nonostante la difficoltà, siamo
stati tutti ben coscienti che non si poteva lasciare campo libero
alla guerra e alla propaganda imperialista e il documento che abbiamo
sottoscritto ha avuto il merito di aprire una interlocuzione.
Metterci a confronto sul da fare è lo scopo di questa riunione.
Alcuni punti:
- Lo scenario generale è dato dalla crescita delle spinte di Israele per un’aggressione all’Iran, nel contesto delle elezioni presidenziali americane.
- Un problema fastidioso ma importante da risolvere è riproporre la discriminante antifascista, dato che nel vuoto o silenzio a sinistra, tante comunità e organizzazioni di siriani, anche in buona fede, non hanno saputo distinguere e respingere la solidarietà interessata che veniva da destra, dalla lega fino ai gruppi apertamente fascisti e nazisti.
- La condanna di un’aggressione imperialista e neocoloniale di cui l’Italia è parte attiva e chiamare a schierarsi e lottare contro di essa non deve significare diventare sostenitori del partito Baath o di questa o quella forza di sinistra in Siria, come a suo tempo lottare contro l’aggressione all’Afganistan o all’Iraq non significava sostenere i talebani o il regime di Saddam.
Insomma, ci tocca agire in una
polarizzazione e non dobbiamo lasciare campo libero alla falsa
sinistra da una parte o ai fascisti dall’altra.
Vincenzo Braschi (rete no war)
Se vogliamo rendere fruttuosa la
riunione cerchiamo di limitare l’analisi, già svolta nel
documento, e concentriamoci sulle iniziative.
Sull’analisi, basti dire che qui,
come tra le parti più avvertite della sinistra in Medio Oriente, è
tramontata qualsiasi illusione sulla “primavera araba”, che
oggettivamente ha finito per fare il gioco degli islamici,
integralisti o moderati, che, contrattando con l’imperialismo, sono
saliti al potere in Tunisia ed Egitto. Né nessuna illusione c’è
mai stata su quella che solo apparentemente è stata vista come una
rivolta popolare in Siria, ma in è un’interferenza imperialista
realizzata col supporto di ogni tipo, economico, militare,
tecnologico, intelligence ecc. da parte delle potenze imperialisti e
di regimi reazionari vicini, che dirigono sul campo una forza di
mercenari.
Una interferenza imperialista di cui
p’Italia è parte attiva e in prima fila. Questo è il punto, su
questo ci si deve schierare.
Come, con quali iniziative? Abbiamo
alcuni esempi di cose positive già fatte:
- l’azione di “lobbying” svolta da Marinella è altri della rete No-war per evidenziare da una parte un punto di vista differente dalla propaganda a sostegno dell’intervento e dall’altra denunciare e opporre ostacoli all’azione del nostro Ministro degli Esteri.
- Il coinvolgimento delle comunità siriane, maneggiando la contraddizione dell’atteggiamento di alcune di esse verso il sostegno espresso dai fascisti.
Piero (Alternativa)
La crisi siriana è parte di una crisi
sistemica generale. A noi sembra evidente e facile da comprendere e
condividere e invece proprio nella comprensione di questo esiste un
gap da colmare. Ad esempio se proponessimo alla assemblea no debito,
di cui pure sono parte, di discutere la questione, a causa delle
posizioni di alcune forze di cui si è già detto non ne usciremmo
con nessuna iniziativa contro l’aggressione alla Siria.
Dobbiamo partire altrove, da noi, da
quello che siamo e possiamo fare e dai fermenti di opposizione che
pure piccoli esistono, nel mondo cattolico, qua e là, ma che sono
affogati e offuscati dalla grande confusione che domina. Da questo
dobbiamo partire
Silvano (Ricordare la Naqba)
Non sono d’accordo nel limitare
l’analisi. Ci sono alcuni punti e precisazioni importanti che è
necessario approfondire oggi per non trovarci impreparati domani.
Primo, l’aggressione alla Siria è
già partita, anche se non ha la forma dell’impiego diretto dei
bombardieri, ma dei mercenari supportati sul campo in ogni modo.
Secondo, guardiamo a che sta succedendo
in Turchia, dove ormai si viaggia al ritmo di 100 morti al mese,
nella stessa Libia, dove l’esecuzione del “governatore americano”
è sicuramente qualcosa di più complesso della semplice azione di un
gruppo terrorista, a quello che succede nel Sinai o in Afganistan,
allora vediamo che non solo l’aggressione alla Siria è già
iniziata, ma anche che la guerra si è già allargata.
Questo ci impone di aggiornare e
precisare meglio la nostra denuncia della loro agenda, altrimenti
corriamo ancora il rischio di trovarci in ritardo, come ci trovammo
in ritardo, per esempio ai tempi della guerra in Jugoslavia, in Iraq
ecc.
Si è detto giustamente che lo scenario
prossimo è quello dell’aggressione sionista all’Iran, dobbiamo
allora prepararci fin da oggi per non passare per i difensori
dell’atomica iraniana, e porre per tempo la nostra agenda di un
medio oriente denuclearizzato.
Si è detto giustamente che c’è un
vuoto politico da riempire, ma occorre farlo non solo con le prese di
posizione ma con iniziative, anche piccole, ma coordinate e
ravvicinate nel tempo.
Gustavo (Roma)
Siamo in pochi e lo resteremo ancora
nel tempo, il poco che possiamo fare oggi sono iniziative locali e
soprattutto informazione. Non ci illudiamo, se anche puntiamo a fare
una iniziativa centrale a Roma, se ci va bene raccoglieremmo 300
compagni, magari una soluzione per questo potrebbe essere un presidio
o spezzone a margine o nel corpo della manifestazione no Monti del
27/10.
Francesco (rete no-war Napoli)
Propongo un documento breve da inviare
all’assemblea no debito per chiedergli di prendere posizione
sull’aggressione alla Siria, a partire dal nesso evidente che c’è
tra crisi generale di sistema e soluzioni di guerra e dell’azione
di guerra del governo e perché diano spazio a parole d’ordine e
striscione nella prossima manifestazione del 27 10
Partito Umanista
Per il pomeriggio sera del 27 a San
Paolo abbiamo già in programma una serata di iniziative di incontro
tra culture, con un documentario che mostra la Siria come unico
esempio nella regione di coesistenza tra culture e a seguire momento
di cena
Basan (comunità palestinese Roma)
In Siria non c’è nessuna rivolta ma
un intervento imperialista realizzato con mercenari e orchestrato dai
paesi nato, Italia compresa e dai paesi arabi reazionari vicini, per
cancellare l’unico regime laico della regione. In questo non va
sottovalutato la portata dell’azione della Turchia.
Fuori tutti i mercenari dalla Siria,
fine di ogni tipo di intervento deve essere la nostra parola
d’ordine. Solo in seguito è possibile delineare un futuro in cui
una forma di conferenza nazionale di tutte le forze democratiche al
potere e di opposizione che disegni una nuova Siria, più democratica
e unita.
Qui i Italia, oltre alle iniziative
locali di cui già i compagni hanno detto, vedo utile un’assemblea
convegno nazionale da fare più in là, verso dicembre.
Marinella (rete no war)
Dico solo alcune cose che abbiamo fatto
e su cui credo dobbiamo insistere e migliorare:
- il rapporto con le comunità siriane, siamo tutti d’accordo con la discriminante antifascista, ma di noi “di sinistra” alle loro iniziative spesso ci siamo ritrovati in 3, non di più
- il rapporto con l’assemblea no debito: il 15/10 erano solo 2 gli striscioni contro l’aggressione alla Libia
- la lotta alla propaganda sul “genocidio da fermare” che tanta parte ha nel’atteggiamento ambiguo di settori di pacifisti che in passato erano con noi. Importante in questo è sostenere, con quella che è stata definito “lobbying” in senso buono, quei 6 paesi che in sede di commissione ONU sui diritti umani (India, Russia, Cina ecc.) non hanno approvato il rapporto degli esperti ONU, che parlavano di genocidio in atto, agire come loro “5° colonna”
- fare passi concreti per fermare ogni tipo di armi e sostegno che arrivano in Siria, ad esempio sostenendo e coordinandoci con iniziative come Musala, iniziativa di cristiani siriani per la riconciliazione.
Nadia (Comitato contro la guerra Milano)
ci siamo costituti e lavoriamo da
agosto. Ci sono tra noi realtà operaie, come il CIP, singoli e
partiti.
Ci siamo subito accorti che i in questa
occasione era molto più difficile costruire mobilitazioni rispetto
al passato. Ad esempio realtà come pax christi o un ponte per
questa volta hanno negato la loro adesione.
Il documento è stato u o strumento
utile e tuttora lo stiamo usando per ottenere adesioni di parte di
quelle organizzazioni che a livello centrale non vogliono prendere
posizione.
A livello di contenuti , per noi la
discriminante antifascista è irrinunciabile e per il resto il nostro
unico riferimento deve essere il diritto all’autodeterminazione dei
popoli, non il giudizio o lo schieramento pro o contro quel regime.
Non proponiamo una manifestazione
nazionale, ma semmai una gironata nazionale di mobilitazione con
iniziative locali.
Mimmo (azione Palestina Parma)
Anche la nostra esperienza diretta
conferma che iniziative di discussione locali sono meglio di una
iniziativa nazionale ristretta, il tutto verso una assemblea/convegno
nazionale da tenersi a novembre/dicembre e che serva a snidare e far
prendere posizione a tutti quelli che oggi si nascondono.
Sergio (Rete Comunisti)
Siamo all’inizio di un percorso di
recupero, di cui il documento è stato un primo passo forte.
Per questo recupero importante è
opporre una nostra “narrazione” della guerra che agisca al
livello della campagna messa in campo a sostegno dell’intervento. A
differenza che in passato, quando tutto era più limpido,
l’intervento in prima persona degli imperialisti americani con
ruolo marginale e subordinato degli alleati, Italia inclusa, oggi
l’Italia gioca un ruolo attivo e in prima linea nell’intervento e
questo rende più difficile e restii a schierarsi pacifinti, falsa
sinistra ecc.
Di più, la proiezione militare è
parte costitutiva del processo di integrazione europea, è
sull’opzione militare che si costituisce il blocco politico
dominante dell’unione europea e il ruolo ei singoli paesi.
Siamo tutti d’accordo che la
posizione dei no-debito sul problema della guerra è quanto meno
strabica, ma non credo sia il caso di essere troppo insistenti: non
serve a nessuno sfasciare quel poco di opposizione che esiste, può
servire a fare chiarezza a una decina di persone, ma aumnetrebe la
confusione per migliaia.
Questi compagni hanno i loro tempi e
modi di maturare le discussioni e la discussione sull’aggressione
alla Siria deve ancora maturare tra loro, lasciamo che maturi.
Continuiamo invece ad agitare il
documento, che sviluppi appieno il suo potenziale dirompente di
posizioni e schieramento, chiamando tutti a prendere posizione.
Più che una manifestazione, al momento
irrealistica, ci serve giungere a una sintesi di nostra narrazione
della guerra che sia altrettanto semplice ed efficace della loro
mistificazione sul “genocidio da fermare”.
A questo può servire anche un momento
di discussione nazionale da costruire dopo le elezioni americane, non
perché siamo per l’uno più per che l’altro candidato, ma perché
oggettivamente sono un elemento che chiarirà meglio il quadro che
avremo di fronte.
Musolino PdCI
Questa riunione è importante, non
siamo al punto 0. Pensiamo al lavoro prezioso svolto, anche
semplicemente come pungolo di quattro compagni svolto qui dalla rete
nowar. Noi da parte nostra abbiamo tenuto iniziative in tutta Italia
e ovunque abbiamo ottenuto risultati superiori alle nostre
aspettative: sale molto più piene di quanto ci aspettavamo…
Il documento fa chiarezza ma va usato
come un fatto dinamico, per avvicinare chi oggi non si schiera, come
hanno detto i compagni di Milano.
Enzo (proletari comunisti)
Uscire dalla debolezza attuale è il
problema che abbiamo. Per questo non credi che ci serva contrapporre
iniziativa, mobilitazione a informazione. Sono le iniziative, le
persone in carne e ossa, che fanno informazione, non le parole
scritte e dette a vuoto.
Per questo, dare un segnale nazionale è
importante: un segnale nazionale è più forte di tante iniziative
locali, più forte per mettere insieme quei pezzi di movimento
antimperialista che sono in campo ma non sono qui, (no f35 ecc.)
Il fatto che pezzi di pacifisti e della
“sinistra” stia con l’intervento umanitario, il fatto che il
governo italiano giochi un ruolo di primo piano nell’aggressione,
ci pongono delle difficoltà, ma sono anche un’opportunità da
sfruttare per fare chiarezza e riempire il vuoto: dare un contenuto
ulteriore alla nostra opposizione al governo Monti, rompere il
consenso sull’interventismo imperialista.
Il 27 ottre in tutto questo è
un’opportunità da cogliere.
Compagno siriano
Quella che chiamano “rivolta” è
una operazione a regia americana e interpreti mercenari e siriani per
rovesciare un regime laico che ha realizzato la convivenza delle 27
diverse etnie presenti nel paese.
Per schierarsi dalla parte del popolo
siriano, occorre capire che cosa vuole davvero il popolo siriano…
Serve anche fare azioni concrete per il
popolo, invio medicinali ecc. …
Roberto (rete comunisti)
A partire dal documento abbiamo svolto
due compiti: abbiamo rotto il silenzio dell’ex movimento pacifista
e abbiamo affermato l’analisi del nesso tra crisi e guerra.
È stato detto che la proiezione
militare è costitutiva del processo di integrazione europea, del
blocco politico che si candida a dirigerla, in questo senso
l’opposizione all’aggressione alla Siria ha per noi un valore
strategico.
Sul 27 e il rapporto coi no-debito,
credo che non ci deve interessare diventare parte dell’agenda
politica altrui ma affermare noi la nostra agenda politica, in questo
senso sono d’accordo con le proposte di iniziative locali e
assemblea nazionale fatte.
Antonietta (red link)
È stato difficile a suo tempo costruire a Napoli la manifestazione contro l’aggressione alla Libia e costruire poi l’assemblea nowar come rete stabile. Ma lanciare la mobilitazione sulla Siria lo è stato ancora di più. Per ben due volte abbiamo lanciato un appello nazionale. Non lo ha raccolto nessuno, tranne i compagni della Rete, perfino nostri compagni dell’assemblea nowar a Napoli ci dicevano “è presto, aspettiamo che l’aggressione cominci”.
Ora qui il punto non è tornare
sull’analisi ma decidere le forme di che cosa fare qui e oggi di
fronte a un intervento militare di cui il governo italiano è parte,
in questo senso ci deve interessare riaggregare i pezzi di movimento,
piccoli e dispersi che ci sono e anche chiarire che razza di
opposizione intendono quelli che si scagliano contro la politica
monetaria della Merkel, e Monti, ma non contro la guerra del governo
Monti.
Ci serve un’assemblea nazionale, per
stanare gli ambigui e parlare alla classe, per riprendere il filo
della solidarietà con le primavere arabe, che oggi sono pesantemente
represse.
Per il 27, vedo meglio un punto di
agitazione ben visibile che uno spezzone dentro la manifestazione.
2 report ufficiale degli organizzatori
3 la valutazione finale di proletari comunistiCari compagnicon un pò di ritardo ma ecco il report della discussione che si è tenuta il 30 settembre, inoltre trovate i contributi dei compagni che non hanno potuto partecipare e l'appelo Giù le mani dalla Siria.
Purtroppo le mail raccolte sono andate perdute, spero che queste che ho trovate dal sito proletari comunisti, corrispondono a quelle dei compagni cge sono intervenuti all'assemblea, in caso contrario vi chiedo di inoltrale voi .----------------------------------------------------------------------------------------Report della riunione nazionale di domenica 30 settembre tenuta a Roma:”Giù le mani dalla Siria”.Alcune decine di compagni provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla riunione nazionale del 30 ottobre convocata a Roma dalla Rete dei Comunisti per dare seguito all’appello giù le mani dalla Siria.Altre realtà di Parma, Napoli, Torino, Modena, Pisa, e dalla Sardegna non sono potute essere presenti ma hanno confermato il proprio interesse a proseguire la mobilitazione nello spirito dell’Appello sottoscritto “Giù le mani dalla Siria.”I compagni di Modena ed i compagni dell’International Solidarity Movement hanno mandato i loro saluti e i loro contributi scritti, che alleghiamo e di cui sono stati letti alcuni passaggi significativi subito dopo la relazione introduttiva.Erano presenti i compagni del Comitato contro la guerra di Milano, dell’Associazione la Casa Rossa di Milano,della Rete No War, del sito Sibialira, del PdCI, del Forum Palestina, del Comitato con la Palestina nel cuore, del Comitato non dimenticare la NAkba, del comitato Palestina Bologna, della Rete dei Comunisti, di RedLink, di Proletari Comunisti, di Lotta e unità, di Convergenza delle Culture, del Movimento Umanista, del GAP Parma, del Collettivo Militant, e di Alternativa .Aprendo i lavori la RdC ha sottolineato l’esigenza di un confronto ampio con i compagni che hanno sottoscritto e sostenuto l’appello e con le altre realtà interessate.Un confronto e una valutazione politica complessiva sullo scenario che dalla Libia ieri, alla Siria oggi, ha visto le potenze imperialiste e le petro- monarchie trasformare il mediterraneo in un teatro di competizione economica e militare a danno dei popoli dell’area.Al secondo punto dell’ordine del giorno è stato richiamato il bilancio dell’azione svolta, delle iniziative sin qui fatte e una valutazione su come dare corso alla mobilitazione contro l’aggressione alla Siria e quali settori coinvolgere.La riunione in maniera unanime ha condannato la presenza dei fascisti e delle organizzazioni come Eurasia, Stato e Potenza nelle mobilitazioni contro la guerra alla Siria. Queste organizzazioni vanno tenute fuori dal movimento antimperialista e contro la guerra.Si tratta di uno operazione di infiltrazione che trova terreno fertile proprio grazie alla deriva di quella parte sinistra che ha scelto di sposare la tesi dell’inevitabilità umanitaria, ma su questo punto più di un compagno ha sottolineato che siamo chiamati al riempire con la nostra azione questo spazio politico.Il bilancio del lavoro fatto sin qui è, a detta di tutti, positivo. I compagni nelle diverse città hanno costruito decine di assemblee, sit in, oltre ad avere aperto un lavoro importante e significativo anche sul fronte dell’informazione. A tutto questo va aggiunto che l’appello Giù le mani dalla Siria, ha avuto il merito di coagulare molti compagni, associazioni, organizzazioni e partiti. Abbiamo tenuto il punto, mentre la campagna a favore dell’intervento militare in Libia e della destabilizzazione della Siria, era sostenuta con la consueta e pervasiva campagna mediatica che accompagna le guerre umanitarie della NATO, ed è riuscita a fare ulteriormente breccia nei settori della sinistra, nei movimenti e tra la solidarietà con il popolo palestinese.Una deriva favorita dalla sopravvalutazione delle rivolte arabe, dove al contrario le istanze di emancipazione hanno lasciato il campo all’egemonia dell’islam politico moderato e filo occidentale, mettendo in luce la presenza di un alleanza o insieme di interessi che mira normalizzare il mediterraneo a scapito dei popoli arabi compreso quello palestinese.Un mediterraneo tutt’altro che pacificato come mostrano le rivolte anti occidentali, gli attacchi all’UNIFIL, agli USA in Libia e le proteste e gli scioperi in Tunisia ed Egitto.Come nel passato la nostra azione contro la guerra, hanno ribadito i compagni, deve essere un azione di solidarietà con i popoli in lotta nel mediterraneo.I diversi interventi hanno sottolineato che l’oggettiva difficoltà che si sta riscontrando nella mobilitazione contro la guerra imperialista, non toglie ma aggiunge responsabilità a quanti sostengono un punto di vista antimperialista di classe e ai pacifisti più coerenti.Piuttosto è necessario calibrare le iniziative, approfondire il dibattito, coinvolgere settori più ampi e denunciare il nesso tra la crescente tendenza alla guerra e l’incedere della crisi sistemica.I questo senso si è deciso di essere presenti con modalità da concordare alla manifestazione nazionale “No Monti Day “del 27 ottobre a Roma, si è pensato ad un volantino che prenda spunto dall’appello o ad uno striscione posizionato lungo il percorso.Più di un compagno ha sottolineato la necessità di approfondire la critica alla guerra e alla politica interventista del Governo Monti, che sostiene la rivolta armata e boicotta il popolo siriano. Le dichiarazioni a favore della no fly zone del Ministro Terzi sono tanto più gravi in ragione della fortissima presenza di basi NATO nella penisola italiana. Denunciare il solo imperialismo statunitense e non cogliere e il ruolo e l’azione aggressiva dell’Unione Europea e dell’Italia, è una colpevole reticenza.La riunione si è conclusa assumendo la proposta di convocare una assemblea nazionale sulla base dell’appello Giù le mani dalla Siria. Si è deciso di tenere l’assemblea a Roma nella seconda metà di Novembre, per seguire il risultato delle elezioni statunitensi, che avranno quale che sia l’esito un riflesso sulla politica internazionale, facendola precedere da una settimana di iniziative locali da inserire in una più ampia mobilitazione nazionale che crei la necessaria attenzione intorno al meeting di Roma. Le diverse realtà sceglieranno sulla base delle proprie specificità le modalità delle iniziative, mettendone a conoscenza i compagni delle altre situazioni così da costruire un calendario delle iniziative e darne notizia sui siti e alla stampa.L’assemblea nazionale è un appuntamento sulla cui importanza tutti i compagni hanno convenuto, si tratta di dare corpo e voce alle migliaia di compagni e sinceri pacifisti che non si rassegnano alle deriva e alla subalternità alle politiche imperialiste, a partire dalle guerre di rapina contro i popoli del mediterraneo.Riassumendo le decisioni prese sono :1) la presenza alla manifestazione del 27 ottobre in modi e forme da concordare2) la costruzione di iniziative locali nella seconda o terza settimana di novembre ( la prima settimana è impegnata dalle festività dei morti)3) l’assemblea nazionale orientativamente per il 25 novembre (prima settimana utile dopo le elezioni USA del 16 novembre)Opporsi alla guerra ai popoli del mediterraneo è giusto e necessario !
L'incontro sull'intervento
imperialista in Siria organizzato dalla Rete dei Comunisti è un passo in avanti
verso mobilitazioni più incisive che la contrastino. Un passo in
avanti per superare le difficoltà in termini di partecipazione e di incisività
che il movimento antimperialista sta attraversando un pò dovunque e che ci
trasciniamo dalla guerra imperialista in Libia.
Il protagonismo della borghesia
imperialista italiana, oggi rappresentato dal governo Monti, nella
collusione/contesa tra i diversi stati imperialisti, non può che ricercare
necessariamente il consenso di massa e questo lo ha sempre fatto con tutti i
governi, sia di destra che di sinistra, con l'irrigidimentazione
dell'informazione, con l'appoggio parlamentare e sindacale. Oggi la falsa
sinistra, i "pacifisti con l'elemetto", i troskisti sono apertamente schierati
per l'intervento e quindi liberano il nostro campo, quello della coerente lotta alla guerra
imperialista, e per noi è un'opportunità. L'intervento è già in atto nelle forme
di aiuti all'opposizione filo imperialista e per il ruolo attivo della Turchia.
Occorre accumulare forze che
arrivino a promuovere iniziative a livello nazionale perchè solo così è
possibile colpire il consenso al governo dei tecnici del Capitale, denunciare e
mobilitare.
Il piano proposto dall'assemblea di
Roma nelle conclusioni è una settimana di mobilitazione per fine ottobre, primi
di novembre, che porti ad una nuova assemblea nazionale e partecipazione con
volantinaggio/striscione al No Monti day del 27. Le elezioni USA saranno
importanti perchè incideranno sulle forme
dell'intervento.
Ma su almeno due punti è necessario
essere chiari: nessun sostegno al regime di Assad che non è mai stato
antimperialista e nessun appoggio, tantomeno, all'opposizione siriana filo
imperialista. La nostra solidarietà va al popolo della Siria.
Nessuna illusione che l'esercizio
del "lobbyng" sull'Onu possa mettere i bastoni tra le ruote agli imperialisti:
come sempre il suo ruolo è quello di copertura agli interventi militari
mascherati da "umanitari".
Se condividiamo il giudizio sul
ruolo di protagonismo attivo del governo Monti-Terzi il nostro contributo
dev'essere centrato sulla denuncia/smascheramento/mobilitazione contro questo
governo, minare la sua ricerca del consenso e legare le scelte di guerra alle
questioni sociali sul modello dei vari comitati popolari contro gli F35, contro
le basi, la rete no war. Dobbiamo fare schierare i lavoratori con mozioni, con
iniziative nei luoghi di lavoro.
Inoltre, l'esigenza di fare
controinformazione ci deve portare nelle piazze perchè è proprio l'iniziativa
stessa che è controinformazione.
Per concludere, l'assemblea di
Roma ha il
merito di mettere assieme alcune realtà che si sono mobilitate contro
l'aggressione imperialista alla Siria e proporre un lavoro comune in direzione
di una mobilitazione nazionale. Un segnale positivo per fare uscire dalle
difficoltà il movimento d'opposizione alla guerra.
Ma non si può chiudere gli occhi
davanti ai colpi poderosi che le guerre popolari stanno dando all’imperialismo,
come quella in corso in India: una rivoluzione diretta da un partito comunista
maoista, un nuovo internazionalismo proletario che si fa strada a livello
mondiale. Questo sostegno internazionalista alla guerra popolare in India è
stato da noi propagandato con i materiali e le locandine per la campagna per la Conferenza di Amurgo di
novembre.
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