“Calma
apparente ma il Pil è fermo” dice il titolo di un articolo del
sole 24 ore di oggi. Per cui tutti quelli che vedono o vorrebbero
vedere la luce in fondo ai vari tunnel a cominciare da Monti,
dovranno aspettare... aspettare che si continuino a distruggere merci
rimaste invendute, macchinari che per il mancato utilizzo vanno
in rovina e dovranno essere sostituiti, ancora guerre e “naturalmente" tante vite
umane.
“Nonostante
le recenti schiarite dovute alle azioni di politica monetaria
espansiva di Federal Reserve e Banca centrale europea, - continua
l'articolo - il timore di un nuovo peggioramento del ciclo globale
non è sparito dai mercati. Al mantenimento di un alto tasso di
nervosismo e incertezza contribuiscono dati macroeconomici ancora
interlocutori, quando non addirittura negativi. Questo vale ormai per
tutte le aree geografiche, ma risulta particolarmente visibile negli
Stati Uniti. Un fatto particolarmente significativo, dal momento che,
anche in tempi di globalizzazione, i listini Usa restano un faro per
gli altri mercati.”
Nella
sostanza tutti i paesi del mondo, Stati Uniti, Europa, Cina, India,
Brasile... cercano di mettere una pezza alla crisi con “iniezioni
di liquidità”, all'incirca 1.000 miliardi dollari a testa solo in
questo momento, e cioè in genere ogni Banca centrale dà soldi alle
banche per agevolare i prestiti alle aziende in crisi per cercare di
fare “ripartire l'economia”. Ma fino a questo momento la crisi da
sovrapproduzione è così forte che tutto questo non è riuscito a
far ripartire proprio un bel niente.
E la situazione è così grave che l'articolo continua dicendo che
“quindi...
viviamo una condizione di «Calma prima della tempesta» che rasenta
la disperazione dato che: «Ci troviamo a un punto morto - scrivono
infatti gli analisti di Janus - in attesa che qualcuno, chiunque sia,
faccia una mossa in grado di spingerci avanti. La crescita sarà
limitata finché non arriveranno segnali chiari dall'Europa, da
Washington o dalla Federal Reserve. Pensiamo che la Fed sia pronta ad
avviare ulteriori azioni per sostenere l'economia, visto che ci
avviamo verso un quarto trimestre che potrebbe essere molto
volatile».
L'impatto
sfavorevole è visibile anche sulle stime di crescita, che per Janus
(come per altri osservatori) debbono subire una revisione al ribasso:
«Il mese scorso abbiamo ridotto le nostre previsioni per il 2012,
ora comprese tra l'1,5 e l'1,7 per cento. Secondo noi, la crescita
nel 2013 dipenderà in larga misura dal modo in cui il Congresso
affronterà l'imminente fiscal cliff (precipizio fiscale, ndr). Dal
primo gennaio entrerà in vigore l'aumento delle tasse e inizieranno
i tagli alla spesa [che dovrebbero toccare i 600 milioni di dollari]
creando ulteriori ostacoli. Il prossimo anno gli Stati Uniti
potrebbero entrare nuovamente in una fase recessiva, se questi nodi
non verranno sciolti».
Sono infatti già numerose le grandi aziende che annunciano tagli e ridimensionamenti, da Lockheed Martin a Lexmark e Best Buy. Anche oltreoceano l'economia continua dunque a marciare a scartamento ridotto con una crescita del Pil inferiore alle sue potenzialità...
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