lunedì 1 ottobre 2012

pc 1 ottobre - A CHE PUNTO E' LA CRISI?


Calma apparente ma il Pil è fermo” dice il titolo di un articolo del sole 24 ore di oggi. Per cui tutti quelli che vedono o vorrebbero vedere la luce in fondo ai vari tunnel a cominciare da Monti, dovranno aspettare... aspettare che si continuino a distruggere merci rimaste invendute, macchinari che per il mancato utilizzo vanno in rovina e dovranno essere sostituiti, ancora guerre e “naturalmente" tante vite umane.

Nonostante le recenti schiarite dovute alle azioni di politica monetaria espansiva di Federal Reserve e Banca centrale europea, - continua l'articolo - il timore di un nuovo peggioramento del ciclo globale non è sparito dai mercati. Al mantenimento di un alto tasso di nervosismo e incertezza contribuiscono dati macroeconomici ancora interlocutori, quando non addirittura negativi. Questo vale ormai per tutte le aree geografiche, ma risulta particolarmente visibile negli Stati Uniti. Un fatto particolarmente significativo, dal momento che, anche in tempi di globalizzazione, i listini Usa restano un faro per gli altri mercati.”
Nella sostanza tutti i paesi del mondo, Stati Uniti, Europa, Cina, India, Brasile... cercano di mettere una pezza alla crisi con “iniezioni di liquidità”, all'incirca 1.000 miliardi dollari a testa solo in questo momento, e cioè in genere ogni Banca centrale dà soldi alle banche per agevolare i prestiti alle aziende in crisi per cercare di fare “ripartire l'economia”. Ma fino a questo momento la crisi da sovrapproduzione è così forte che tutto questo non è riuscito a far ripartire proprio un bel niente.

E la situazione è così grave che l'articolo continua dicendo che “quindi... viviamo una condizione di «Calma prima della tempesta» che rasenta la disperazione dato che: «Ci troviamo a un punto morto - scrivono infatti gli analisti di Janus - in attesa che qualcuno, chiunque sia, faccia una mossa in grado di spingerci avanti. La crescita sarà limitata finché non arriveranno segnali chiari dall'Europa, da Washington o dalla Federal Reserve. Pensiamo che la Fed sia pronta ad avviare ulteriori azioni per sostenere l'economia, visto che ci avviamo verso un quarto trimestre che potrebbe essere molto volatile».
L'impatto sfavorevole è visibile anche sulle stime di crescita, che per Janus (come per altri osservatori) debbono subire una revisione al ribasso: «Il mese scorso abbiamo ridotto le nostre previsioni per il 2012, ora comprese tra l'1,5 e l'1,7 per cento. Secondo noi, la crescita nel 2013 dipenderà in larga misura dal modo in cui il Congresso affronterà l'imminente fiscal cliff (precipizio fiscale, ndr). Dal primo gennaio entrerà in vigore l'aumento delle tasse e inizieranno i tagli alla spesa [che dovrebbero toccare i 600 milioni di dollari] creando ulteriori ostacoli. Il prossimo anno gli Stati Uniti potrebbero entrare nuovamente in una fase recessiva, se questi nodi non verranno sciolti».

Sono infatti già numerose le grandi aziende che annunciano tagli e ridimensionamenti, da Lockheed Martin a Lexmark e Best Buy. Anche oltreoceano l'economia continua dunque a marciare a scartamento ridotto con una crescita del Pil inferiore alle sue potenzialità...

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