venerdì 12 novembre 2010

pc quotidiano 12 novembre - SU CAMUSSO, FACILI PROFETI!

Eravamo stati fin troppo facili profeti. La Camusso, dopo aver festeggiato con i dirigenti di cisl, uil, rappresentanti delle associazioni padronali, ecc. la sua nomina a segretaria nazionale della Cgil, ha iniziato subito, senza aspettare neanche un giorno, la sua azione di ricucitura con i sindacati dei padroni e di partecipazione ai Tavoli in cui si stanno decidendo le ulteriori tappe di svendita dei diritti degli lavoratori. E purtroppo tutto quello che avevamo scritto e paventato rischia di attuarsi anche peggio del previsto, sia nei contenuti, sia nel metodo, mettendo da parte ogni parvenza di democrazia interna alla Cgil (“La posizione della Cgil al tavolo non è stata discussa” - denuncia il segr. Landini della Fiom), e scavalcando la Fiom nelle materie di contrattazione (“sulla produttività la titolarità non è confederale, ma delle categorie” - ha criticato sempre Landini).
Ma le critiche della Fiom per il momento non intaccano la nuova segretaria visto che i referenti della sua linea e azione sono soprattutto fuori dal sindacato.

La Camusso ha detto che vuole: “riconquistare un nuovo modello contrattuale” - dichiarandosi di fatto disponibile a discutere di quel modello che punta a dividere i lavoratori, spezzarne la forza contrattuale, far venir meno le garanzia di salario, di diritti comuni, a introdurre con la priorità dei contratti aziendali delle rinnovate gabbie salariali, e il legame sempre più stretto tra salario e produttività (che diventa inevitabilmente: lavorare di più e prendere di meno perchè “c'è la crisi...”);
Poi la Camusso ha avvisato la Fiom che “Noi non ci autoescludiamo dai Tavoli” e ha ricordato che già sono stati raggiunti “accordi su 4 punti: ammortizzatori sociali, innovazione e ricerca, mezzogiorno e semplificazione”. Ma come questi siano risultati per i lavoratori è difficile spiegarlo per la segretaria della Cgil, mentre è facile vederlo per il padronato. In soldoni, si tratta di finanziamenti, sgravi, aiuti alle aziende, mentre per i lavoratori vi è solo la drammatica prospettiva di continuazione bene che vada della cassintegrazione, sempre più in deroga, sempre più anticamera della mobilità, sempre più ridotta come importo.
Ora ci sono altri 3 Tavoli che hanno ancora all'o.d.g. aiuti fiscali alle aziende, il federalismo voluto oltre che dai padroni, dal governo e soprattutto la produttività, con il piano Marchionne a fare da guida.
“Le rotture – ammonisce la segretaria della Cgil rivolta soprattutto alla Fiom – non possono rimanere sempre l'unico punto di riferimento”. (Da Il Sole 24 Ore del 10 nov.)

Per questo, l'inevitabile conseguenza di questa ripresa di buone relazioni è lo spostamento sine die della proclamazione dello sciopero generale, richiesto a gran voce dagli operai e lavoratori il 16 ottobre a Roma e della stessa Fiom. di fatto per non farlo mai.
“... dopo la manifestazione del 27 novembre -dichiara la Camusso - “se ci saranno le risposte ne valuteremo la qualità”, in caso contrario “dovremo aumentare la qualità e l'intensità dell'iniziativa”. (Idem).
Anche “in caso contrario”, la parola 'sciopero generale', la Camusso non riesce proprio a farla venire fuori dalla sua bocca; “continueremo ad utilizzare questo strumento, ma anche misurando man mano come e se muterà la situazione politica” (idem), aggiunge la Camusso, trovando così un utile scappatoia per dire: visto che la situazione politica muta ora di giorno in giorno, gli operai, i lavoratori si scordassero lo sciopero generale.

Non è un caso che l'appoggio (e gli elogi) anche questa volta non le vengono dai lavoratori, dagli stessi iscritti Cgil/fiom, come sarebbe logico per una segretaria di un grande sindacato, ma dal fronte padronale, dal Ministro Sacconi: “E' positivo – dice il ministro – che la Cgil abbia deciso di tenere il punto e non abbandonare il tavolo sul nuovo patto sociale”. (Idem).

A questo punto, a fronte di questa linea della Camusso di rapida corsa a riprendersi le sedie che padroni e governo rischiavano di togliere da sotto il culo della Cgil, in una situazione in cui il padronato pretende sempre di più, in cui Marchionne va oltre il suo stesso accordo di Pomigliano, in cui il governo ha varato il “collegato lavoro”, in cui le condizioni di chi resta a lavorare si fanno sempre più dure e tornano a crescere in maniera spaventosa gli infortuni e i morti sul lavoro, la Fiom non può solo criticare e chiedere lo sciopero generale. Lo sciopero generale e' ora che venga autoproclamato, a partire dalle fabbriche!

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