sabato 13 novembre 2010

pc quotidano 13 novembre - Puzza di elezioni, astension e e boicottaggio elettorale

“La gente è stufa dell’una e dell’altra parte politica” così sintetizzano i due centri di ricerche demoscopiche, Ispos e Crespi, che mettono oggettivamente sull’avviso politici e padroni sui possibili risultati delle prossime elezioni.

Si comincia a parlare di possibili elezioni ed entrano tutti in fibrillazione. Si fanno portavoce delle preoccupazioni dei padroni e dei politici, diversi articoli del sole24ore dei giorni scorsi, che riprendono le analisi di queste ricerche, per analizzare il “fenomeno” dell’astensione, nei suoi vari aspetti,che nel nostro paese rappresenterebbe una specie di novità.

Dal modo in cui trattano la questione si capisce che gli esperti conoscono bene le cifre che interessano il fenomeno, cifre che normalmente si cerca di occultare o di far passare in sordina prima durante e soprattutto dopo le elezioni.

E che cosa dicono queste cifre?

“Da molti anni l’astensionismo in Italia è in crescita. Fino al 1976 la partecipazione elettorale è rimasta stabilmente sopra il 90% poi ha cominciato a calare e il declino non si è più fermato.”

Adesso siamo attorno al 60%, come media nazionale e questo significa che in alcuni posti si scende già sotto il 50%.

Questo dato viene considerato comunque già acquisito dagli esperti, perché è la tendenza che negli anni si afferma nei cosiddetti paesi civili.

Anche la cosiddetta “intenzione di voto” degli elettori, cioè come pensano di votare, è in aumento, infatti, dice l’articolo: “Che l’intenzione di non andare a votare sia cresciuta toccando la cifra record del 40-43% non è una novità.”

Secondo gli esperti la novità invece è la seguente:

“È un inedito, invece, il fatto che i ceti medi più alti – laureati, insegnanti o imprenditori – dichiarino di volersi astenere. Insomma, proprio i più mobilitati, partecipi e informati prendono le distanze dai partiti e fanno schizzare la percentuale di astensione che li riguarda dal 2-3% delle scorse regionali al 9% misurato oggi dall’istituto di sondaggi Ipsos.”

E da qui il titolo spaventato dell’articolo: “Ora anche i laureati non vanno alle urne: il 9% rinuncia al voto.”

Aumenta quindi l’astensione tra quelli che lo storico Ginsborg definisce “ceto medio riflessivo”. Il perché viene detto senza mezzi termini:

“Tutto questo dipende dalla debolezza della proposta politica. Detto in breve: si sono stufati dell’una e dell’altra parte. […] E questo non tocca solo i due partiti più grandi – Pd e Pdl, - continua l’articolo - ma anche chi vuole debuttare sulla scena.

“Per Gianfranco fini e il suo futuro e libertà. Per il terzo polo con i suoi eventuali leader. E per la sinistra rimobilitata da Nichi Vendola.

“Lo scarto tra le attese create e quelle verificate determina la fuga dal voto. Da un lato gli elettori di fascia più alta del Pdl sono delusi sul piano pratico, concreto, dei risultati del governo. Dall’altro il centro-sinistra somma una delusione accumulata nel tempo a quella recente.”

“Ormai si sono create delle tribù di elettori che Vendola o Grillo hanno interpretato ‘rubandole’ al PD, ma il vero punto è l’indebolimento del cemento ideologico di sinistra che non è stato rinnovato da una proposta alternativa.”

La nuova ondata di astensione è giovane, donna e meridionale dato che “tra le elezioni del 2008 e quelle del 2006 si sono annullate le differenze tra uomini e donne” e “la percentuale di non votanti è raddoppiata tra gli elettori nati dopo il 1965 mentre è rimata stabile tra quelli nati prima del 1946.” E “si continua a votare più nelle regioni del nord e del centro.”

L’astensione degli elettori al nord colpisce dunque di più dato che quelli che non votavano “In passato erano gli elettori più periferici, donne, giovani, anziani, persone con un basso titolo di studio, residenti nelle aree più marginali.” Così vengono definiti i proletari e le masse popolari soprattutto del sud che con i vari governi dei padroni hanno solo visto peggiorare le proprie condizioni. E come dicono loro stessi “non possono più sognare un futuro”.

Gli articoli si concludono in maniera amara per chi li scrive, dice uno “Il dato dell’astensione viene spesso sottostimato, quindi se sin andasse alle urne oggi, a non votare sarebbe quasi il 50%.[…] Non è un buon segno.” Certamente per i padroni e i loro lacchè, per i ladri in giacca e cravatta e i parassiti di ogni risma, per i guerrafondai, i corrotti, ecc.ecc.ecc., aggiungiamo noi!

È un segno della inarrestabile delegittimazione del potere, è un buon segno per i proletari che vogliono cominciare a cambiare, mettendo in campo il boicottaggio elettorale!

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