martedì 15 ottobre 2024

pc 15 ottobre - "Non finisce qui!" - avevamo detto alla lettura di annullamento della sentenza processo Ilva di 1° grado - E ieri abbiamo cominciato a renderlo realtà...


Riportiamo i temi principali che sono stati posti nell'assemblea di parti civili e avvocati, tenutasi ieri alla Provincia.

Prima di iniziare vi è stato un forte saluto/ricordo di Massimo Battista, operaio, delegato Ilva, morto il 7 ottobre, che ha combattuto contro i Riva, i padroni pubblici e privati dell'ex Ilva e che nella sua lunga battaglia soprattutto in fabbrica è stato un riferimento per tanti operai.

Noi avevamo detto dall'inizio che questo processo "Ambiente svenduto" era ed è un processo storico. Non andava visto, quindi, come un processo normale, sia pur necessario, contro padroni, ma anche rappresentanti complici delle istituzioni, della politica, ecc.. E' un processo storico sia per la quantità di imputati, chiaramente prima di tutto i Riva e le società che hanno gestito l'Ilva per vari anni, poi tutta la catena che in un certo senso dà un'immagine concreta di quello che è il sistema del capitale, perché ci sono i politici, ci sono i rappresentanti istituzionali, gli Enti che dovevano controllare, c'è la Chiesa, le forze dell'ordine; sia per l'insieme dei reati che in un certo senso coprono tutto l'arco di violazioni sulla sicurezza e la salute per cui i lavoratori sono colpiti e viene messa in pericolo la vita degli operai e delle popolazioni - dalle violazioni che avvengono nei cantieri edili a quelle nella siderurgia, a quelle nei porti, nei trasporti ferroviari, eccetera.

E anche questa sentenza di annullamento, fa diventare questo un processo storico.

Il 13 settembre è stata scritta una brutta pagina per la città di Taranto, per la difesa del diritto alla salute dei cittadini, per la difesa dei diritti dei lavoratori, della sicurezza.

Sono stati cancellati 7 anni del processo di primo grado. Ma in realtà di più, perché dal 2012 che la

questione generale dell’Ilva è balzata sul fronte giudiziario.

Altrettanto esemplare in negativo è stato l'atteggiamento del Presidente della Corte d'appello. Fin dall'inizio, Del Coco ha fatto sollevare, da parte nostra ma non solo nostra, parecchi sospetti circa una posizione di costante imparzialità. 

Fin dalla seconda udienza il presidente Del Coco ha fatto un’ordinanza con cui, per la prima volta in un processo del genere, ha sospeso la provvisionale. Questo è stato un segnale abbastanza pesante, non solo per gli effetti sulle parti civili – qui stiamo parlando di più di 1500 parti civili di cui l’80% si tratta di lavoratori, donne, uomini che hanno subito nella loro vita anche pesanti risvolti economici, sia per lo sfruttamento sul lavoro e la mancanza di sicurezza, sia per il problema proprio della salute, con tutti gli iter della catena di sofferenze, fatte di ospedali, viaggi per la salute ecc - ma per la motivazione che c'è stata dietro questa ordinanza. Una motivazione visibilmente di parte, politica, che va al di là delle motivazioni giuridiche. Perché si diceva che se gli imputati, i Riva e gli altri, fossero stati assolti, per loro sarebbe stato un enorme danno economico aver sborsato questa provvisionale e non poter riuscire a recuperare questi soldi. Una motivazione, quindi, che non c'entrava per niente con le norme giudiziarie.

Questa sentenza è molto grave perché insieme a cancellare tanti anni di udienze, ha buttato a mare tante testimonianze di operai, di cittadini abitanti nei quartieri inquinati, di lavoratori cimiteriali, veramente importanti. Queste testimonianze hanno dato un quadro anche del fatto che non è che non era possibile “un'altra fabbrica”. Il problema, era ed è, che la fabbrica è gestita chiaramente ai soli fini del massimo profitto, e tutto il sistema politico, istituzionale è sostenitore di questo interesse dei padroni. Ma dalle testimonianze degli operai emerge un’altra realtà; gli operai nel denunciare quello che succedeva in fabbrica dicevano anche cosa loro proponevano, quantomeno per limitare l'inquinamento, le violazioni continue di normative sulla salute, sulla sicurezza. Loro lo dicevano ma per questo venivano puniti, declassati, trasferiti, anche se erano delegati.

Questo processo non è da vedere solo come processo ambientale, ma è un processo che ha messo in luce il rapporto tra produzione, attività produttiva, e operai. Cioè è un processo al modo di produzione capitalista.

Un processo sintetizzato da una concezione espressa da alcuni avvocati degli imputati: “Voi parlate di giustizia, noi parliamo di diritto”. Un diritto che in questo sistema capitalista è fondato sul diritto borghese, non certo su un diritto per gli operai e le masse popolari. Un diritto che in questo processo d’appello si è basato su veri e propri cavilli giuridici (che precedentemente la Cassazione aveva già respinto. Per esempio, come ha detto ieri un'avvocata, come mai la Corte d’appello ha dato valore alla costituzione di parte civili di due giudici onorari, ma non al ritiro di queste costituzioni?) li amplificano al massimo e sulla base di questi cavilli buttano a mare un impianto di circa 3800 pagine del processo di primo grado.

In questo senso quello che è alla fine più grave è che annullando questo processo, è come se si fosse detto: il modo di produzione capitalista non si tocca. Padroni e complici sono stati accusati di “associazione a delinquere”? Ma è un’ “Associazione a delinquere” che può continuare e che padroni, governo, Stato portano avanti ogni giorno; e una parte della magistratura dice che i capitalisti che sfruttano, uccidono, inquinano l’ambiente, mettono in pericolo la vita di operai, donne, bambini… devono poterlo fare, senza che ci siano giudici, pochissimi, lavoratori o cittadini che pretendano giustizia, che li intralcino.

Ma, come abbiamo detto fin dal 13 settembre: non finisce qui; cercheremo di opporci in ogni modo a questo annullamento.

Per questo ieri abbiamo organizzato l'assemblea delle parti civili con gli avvocati di Taranto – Fabrizio Lamanna e Antonietta Ricci – e gli avvocati di Torino in collegamento telematico – Gianluca Vitale e Enzo Pellegrin, e altre realtà interessate a opporsi a questo “schiaffo”, tra queste principalmente Marescotti di Peacelink.

E i nostri avvocati dal 13 settembre non sono stati fermi. E ieri nell’assemblea hanno annunciato, e argomentato, il deposito di una istanza ex art. 572 CPP, con cui chiedono alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Taranto di proporre ricorso per Cassazione avverso la sentenza del 13 settembre.

Nello stesso tempo – come ha detto Marescotti - le perizie, la documentazione scientifica a base del processo “Ambiente svenduto” restano; come restano le disposizioni/ordinanze di sequestro fatte dalla Todisco.

D’altra parte, questa sentenza di annullamento sembra “caduta a fagiolo”. Il governo in questo periodo ha al centro il problema della vendita dell'Ilva. Ci sono addirittura 15 possibili acquirenti, in generale multinazionali estere, qualcuna italiana, che hanno fatto la propria offerta per l'Ilva.

Ecco, è come se questa sentenza incide anche su questo. Cioè si vuole consegnare l'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia a nuovi padroni, come una fabbrica che non sia sotto il “tallone di Achille” di condanne, di ordinanze della Procura. Ritorna anche con questa sentenza il discorso della depenalizzazione. La questione è che i nuovi padroni devono stare “liberi e franchi” da ogni catenaccio.

Oggi è annunciata la ripartenza dell’Afo 1 con la presenza del Min. Urso, accensione celebrata in modo trionfalista, mentre non c’è tuttora un piano che coniughi l’aumento della produzione con la salute dei lavoratori, dei cittadini, con la tutela dell’ambiente. Quindi è una ripartenza – come è stato detto in assemblea - per continuare la “morte” e lo sfruttamento

Questa sentenza, quindi, va colta in tutta la sua importanza e gravità.

Chi deve essere veramente interessato a questa nuova fase della battaglia che è di lotta di classe, devono essere gli operai, devono essere i lavoratori cimiteriali, devono essere i cittadini dei tamburi, ma devono essere anche tutti lavoratori delle altre fabbriche, delle altre città a livello nazionale. 

Per questo, per portare la questione Ilva livello nazionale, è stato annunciato che il 21 ottobre un'assemblea, organizzata da Medicina democratica e Slai cobas sc, si terrà a Torino 

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