domenica 13 ottobre 2024

pc 13 ottobre - Morti sul lavoro, sono padroni e governo gli assassini

 

Sembra senza fine la strage quotidiana di lavoratori nei luoghi di lavoro.

Padroni e governo vorrebbero che ci piegassimo allo sfruttamento e che ci rassegnassimo ad andare al lavoro che per noi è vita, è futuro, ma che invece in questo loro sistema di sfruttamento significa morte, infortuni, menomazioni, e, se sei bracciante immigrato, sei pure un peso fastidioso di cui questi porci sfruttatori non vedono l’ora di sbarazzarsi buttandoti per strada con un braccio amputato, come è successo a Latina con Satnam Singh.

Sulle linee ferroviarie è un continuo bollettino di guerra da aggiornare quotidianamente, gli operai delle ditte di manutenzione stanno pagando pesantemente con la propria vita quello che un sistema sociale dovrebbe garantire a tutti: il diritto al lavoro e il diritto di poterlo eseguire in assoluta sicurezza.

Invece ancora una volta l’ennesima morte sul lavoro annunciata. Venerdì 5 ottobre è rimasto ucciso sul lavoro, da un treno in corsa, come a Brandizzo e come tutte le altre morti sul lavoro avvenute sui binari, Attilio Franzini, operaio del Gruppo Salcef, a San Giorgio di Piano, sulla linea ferroviaria Bologna-Venezia.

Vogliamo rendere giustizia per questa “morte annunciata” che non deve essere il conteggio delle morti ma che dobbiamo indirizzare e organizzare la nostra rabbia contro i responsabili di questa come di tutte le altre morti e stragi sul lavoro che sono i padroni, il governo e di tutto il loro sistema.

Ancora un operaio dell’appalto della manutenzione per la Rete Ferroviaria Italiana

ucciso da tutte quelle logiche che sono in totale contrasto con il diritto al lavoro in sicurezza, logiche che hanno come supremo interesse il profitto, sono i soldi che crescono nelle tasche dei padroni, nelle loro quote di azioni societarie e nelle loro banche. Perché quando si parla di “morte annunciata” sul lavoro si parla di responsabilità precise, di un sistema, di un’organizzazione del lavoro che espone il lavoratore al rischio della propria vita per portare a casa uno straccio di salario e ogni giorno puoi dire “fino a qui tutto bene” ma poi non sai quello che potrebbe accadere domani o qualche minuto dopo.

Attilio Franzini, operaio del Gruppo Salcef, lavorava nell’appalto in ferrovie, quelle che ancora sono formalmente dello Stato.

Il quotidiano il Manifesto scrive: “Ferrovie, la giungla degli appalti fa un’altra vittima” e inizia uno degli articoli su questa morte annunciata riportando l’infame comunicato dell’azienda di Stato: “«Circolazione ferroviaria tornata regolare dopo l’investimento di una persona da parte di un treno». L’azienda pubblica Rete ferroviaria italiana non si è degnata nemmeno di segnalare che quella “persona” lavorava per loro”. Ormai i padroni, privati o pubblici che siano, si stanno uniformando pure nel fastidio di dover comunicare l’esistenza di un rapporto di lavoro, con contratto o a nero che sia, comunque sempre malpagato o da fame, per cui i lavoratori, per i padroni assassini, non hanno alcuna dignità, sono solo numeri o cose.

Eppure la normativa di settore è chiara: il Gestore infrastruttura – cioè Rfi spa (Rete ferroviaria Italiana) - deve certificare individualmente ogni operatore che svolge mansioni di sicurezza anche se non è un proprio dipendente.

Ma i padroni non si fermano solo a questo ma oltraggiano in maniera vigliacca pure questa morte di cui sono loro i responsabili assieme a questo governo che gli tiene bordone e, ancora una volta, scaricano le loro responsabilità sul lavoratore che improvvisamente allora esiste, dicendo che “si sarebbe spostato al di fuori dell’area interessata dalle lavorazioni”! Ancora il solito depistaggio con l’infamia dell’”errore umano”!

Attilio Franzini aveva 47 anni, abitava a Formia ed era un tecnico specializzato della Salcef, impresa di duemila dipendenti e storica appaltatrice delle Ferrovie dello Stato. Il 90% delle manutenzioni straordinarie nelle ferrovie dello Stato è costituito dal sistema degli appalti che è una pistola puntata contro i lavoratori che vuol dire subappalti, tempi veloci, gare vinte al massimo ribasso, ore segnate ma non effettivamente pagate, procedure usate come carta straccia, inutili, violate, sicurezza negata, turni massacranti, che porta i lavoratori ad operare con i treni in transito che la maggior parte delle volte riescono ad evitare ma non a Brandizzo, non a San Giorgio di Piano e nelle altre morti sul lavoro nelle ferrovie.

"Carlo Maletta, investito da un macchinario il 2 luglio a Meina sulla Milano-Domodossola, era un geometra. Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà, falciati a Brandizzo il 31 agosto 2023, erano operai edili. Nessuno di loro era dunque un «ferroviere». Ma tutti lavoravano per ditte in appalto", riporta il Manifesto.

Attilio Franzini è rimasto ucciso in maniera orrenda alle 4:50, prima dell’alba.

Poi il solito rituale, con i sindacati confederali che cantano la messa al morto sul lavoro, che indicono qualche ora di sciopero - la Fiom ha indetto 2 sole ore lo stesso giorno della morte dell’operaio ma a livello territoriale, di categoria, niente comunque che possa portare gli altri lavoratori a livello anche nazionale ad unirsi e a protestare contro quella che – e sono costretti ad ammetterlo – loro stessi chiamano “morte annunciata”. E poi richieste, richieste, “tavoli di confronto” con i padroni e il governo, e poi la resa finale quando ripetono che “dopo Brandizzo niente è cambiato”, "da una grande azienda pubblica ci saremmo aspettati una maggiore responsabilità sociale”, come denunciava a maggio la Fillea Cgil".

E poi con chi dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo? Forse con la Ansfisa, l’agenzia dei padroni delle ferrovie, di Confindustria, deputata al controllo, che aveva rilasciato l’autorizzazione di sicurezza a Rfi, Rete ferroviaria italiana, accompagnandola con una lista di prescrizioni ma che 20 giorni dopo la strage di Brandizzo, la stessa Agenzia aveva deciso di eliminare l’Ufficio ispezioni sostituendolo con uno che si occupa di supervisioni?

Quindi i lavoratori, se vogliono davvero dare soluzioni alle morti sul lavoro non è ai confederali che devono affidare le loro speranze.

Il 9 ottobre, oltre la parvenza di sciopero della Fiom, è stato indetto uno sciopero di 24 ore del personale Rfi impianti di manutenzione e infrastrutture, indetto da Cub Trasporti, Cobas Lavoro Privato, Coordinamento Ferrovieri e Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione Rfi. Uno sciopero che rivendicava la sicurezza nelle ferrovie dopo la morte sul lavoro di Attilio Franzini, che è giusto come obiettivo della lotta ma non basta perché è di settore e, soprattutto, non mette al centro la questione della responsabilità di questo governo, come se l’unico responsabile fosse solo Rfi.

Da parte sua il governo Meloni si volta dall'altra parte, la consulente dei padroni che è al Ministero del Lavoro, quella fogna di Salvini al ministero dei Trasporti che da quel ministero lo sentiamo vomitare odio antimmigrati quando questo "ministro" dovrebbe occuparsi di trasporti ed infrastrutture, che reprime gli scioperi nei trasporti con le precettazioni, lo stesso ministro che aveva dato il via libera agli appalti senza nemmeno formalizzare uno straccio di gara che hanno portato alle stragi nei cantieri e nelle ferrovie, Salvini la cui compagna e il suocero  – i Verdini - sono implicati nel sistema di corruzione degli appalti dell’Anas, lo stesso che oggi vuole fortissimamente il Ponte sullo Stretto che potrà servire solo a gonfiare i profitti dei padroni coinvolti, lo stesso che di fronte alla paralisi dei treni a livello nazionale dalla stazione di Roma ha trovato in un chiodo conficcato in una centralina da un operaio l’arma del delitto, non certo negli appalti a cascata voluti da lui con una legge!

Con questo governo l’unica “sicurezza” che abbiamo è quella che non ci sarà nessun limite al peggio!

Questa feccia non è che non fa niente, ma fanno, fanno, fanno tutto per i padroni a cui senza pudore baciano il sedere.

Infatti cosa propone il governo come soluzione? “Privatizzare”! 

Ma occorre che i lavoratori non dimentichino che ad aprire la strada alle privatizzazioni in ferrovia è stato proprio un ex dirigente CGIL, Mauro Moretti, e ora il governo Meloni, e mai nessun governo se non questo è stato così spudoratamente esplicito nel servire i padroni, che di fronte allo sfascio nelle ferrovie, alle morti sul lavoro nei binari, fa sfregare le mani ai padroni con l’orgia dei profitti derivanti dalle privatizzazioni che metterà a rischio la sicurezza dei lavoratori!

E’ il governo del preavviso di 10 giorni prima del sopralluogo ispettivo, della patente a punti nei cantieri, dell’abolizione dell’abuso d’ufficio per l’impunità di un sistema di corruzione tra politici e padroni per cui i lavoratori verranno maggiormente colpiti proprio sulla sicurezza sul lavoro.

Non è certo quindi da questo governo che possiamo aspettarci soluzioni, anzi, questo governo è il principale responsabile delle stragi sul lavoro. Noi lavoratori dobbiamo avere chiaro sempre più che se vogliamo ottenere qualche risultato per difendere la vita degli operai nei luoghi di lavoro è contro questo governo che la lotta deve essere diretta, dobbiamo rovesciarlo per poter rivendicare il nostro diritto di “lavorare per vivere e non per morire”.

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