domenica 13 ottobre 2024

pc 13 ottobre - Senza tregua in piazza con la Palestina ora e sempre

Vogliamo fare il punto sulla questione palestinese e sul movimento di solidarietà alla Resistenza del popolo palestinese inserito nella situazione internazionale e più che altro rispetto alle mobilitazioni, alla situazione nazionale del nostro paese, dopo la grande mobilitazione di Roma.

Per quanto riguarda la prima parte, è sotto gli occhi di tutti l’allargamento del conflitto da parte di Israele verso il Libano e addirittura questo sta coinvolgendo anche il contingente di “pace” della Unifil, in cui c’è anche l’esercito italiano. Il quotidiano Repubblica titola: “Israele spara sugli italiani”. Ovviamente si dimentica di aggiungere che in questi casi come previsto sarebbero le forze dell'ONU che dovrebbero sparare contro Israele.

Il quadro in cui si svolge questa situazione a livello internazionale. L’aggressione al Libano sta avvenendo perché c'è un consenso tra Biden e Netanyahu per attaccare l'Iran, una specie di luce verde per rispondere con una rappresaglia “contro il terrorismo” quando invece la questione è completamente inversa con il problema che non si limiterà solo a colpire basi militari, ma colpirà sicuramente anche interessi del petrolio, tant'è che ci sono anche reazioni da parte della Cina in quanto importatore di 5 milioni di barili di petrolio.

Ovviamente il centro di tutta questa questione è che Netanyahu ha detto chiaramente che vuole fare del

Libano come ha fatto a Gaza, quindi vuol dire che vuole andare avanti a commettere il genocidio, a commettere impunemente attacchi sui civili, come ha fatto in questo anno verso la popolazione palestinese.

Entrando nel merito della situazione del movimento di solidarietà e di sostegno al popolo palestinese prendiamo a riferimento proprio le ultime mobilitazioni che sono state messe sotto attacco dal governo con il divieto alla manifestazione di Roma, un infame divieto che è stato respinto grazie alla mobilitazione di migliaia di persone ed alla determinazione anche dei tanti giovani e meno giovani che non hanno accettato di essere rinchiusi in una gabbia dalle forze dell'ordine.

E tutto questo è stato il frutto anche della repressione che ha colpito la mobilitazione  ha creato dall'altro lato comunque, anche delle risposte significative, questo perché la repressione non può che alimentare la ribellione, come anche in questo caso il popolo palestinese mette sempre più in chiaro, è che ci troviamo in un sistema in cui ci sono oppressi e oppressori, come nelle fabbriche tutti i giorni ci troviamo in un sistema capitalista/imperialista dove ci sono interessi dei padroni e interessi degli operai che sono contrapposti. E tutto questo sta alzando anche il livello di coscienza dei compagni che si stanno mobilitando contro gli attacchi di un governo, un governo fascista, imperialista, che vuole in tutti i modi marciare verso un regime.

La repressione si è scontrata con l'estensione della protesta e della solidarietà, con le risposte nei giorni successivi, come ad esempio, anche nel piccolo, quello che abbiamo fatto come compagni di Bergamo con la Rete per la Palestina, organizzando un pullman con 50 persone per la manifestazione di Roma, e una parte di compagni è stata bloccata all'interno di quelli che non sono “abusi della polizia” ma all'interno di un piano nazionale in cui il problema era quello di impedire in tutti i modi che le persone non arrivassero alla manifestazione del 5. E in questo caso è stata effettuata una manovra della polizia che è stata non solo quella di dare fogli di via come è successo in altre parti ma di applicare in maniera unilaterale un fermo per parecchie ore, togliendo i documenti ad una ad una parte dei compagni.

Questo esempio è per dire che il problema è che si sta avanzando verso un regime.

Lunedì 7 ottobre c'è stata poi una risposta di massa, nonostante a Bergamo, come in tante altre città, fosse stato vietato un presidio indetto a sostegno della Resistenza palestinese, con una conferenza stampa a cui hanno partecipato oltre un centinaio di compagni e tra cui tanti che erano in questo pullman che comunque erano stati influenzati da questi fatti.

Così come l'altro esempio è stata la risposta di solidarietà al fermo del compagno Vincenzo, il giovane di 24 anni che è stato anche preso a calci nonostante caduto in terra.

Poi c'è stata poi tutta una campagna anche mediatica sul discorso in cui si parlava di “infiltrati”, quando invece, altro che infiltrati! qua si tratta della giusta rabbia in particolare dei tantissimi giovani che non sono più disposti ad accettare queste continue violenze e repressione da parte di uno Stato, di questo governo, con le iniziative immediate che ci sono state in solidarietà verso questo compagno.

Il tentativo di criminalizzazione della solidarietà palestinese e quindi di chi mette in campo in tutte le forme possibili con azioni come è successo a Roma, fa paura e in ogni caso fa il paio con le iniziative che ci sono state anche in questi giorni anche nel nostro paese attraverso delle iniziative messe in campo negli USA contro attivisti palestinesi per scoraggiarli dal continuare ad aiutare il loro popolo, accusati di mandare soldi in maniera strumentale per aiutare il popolo palestinese, i bambini palestinesi, contro queste associazioni anche a fini umanitari, dicendo che hanno legami con Hamas.

Non sarebbe neanche il caso di spiegare quanto sia strumentale e infame questo tipo di ricostruzione in quanto tutti sanno benissimo che in Palestina c'è Hamas, comunque un'organizzazione, un partito che ha avuto ampi consensi, che è stato democraticamente eletto dal popolo e che quindi rappresenta la maggioranza dei palestinesi e non sono certo gli USA che devono decidere quale sia il governo in Palestina. Non è un caso che siano stati colpiti esponenti di associazioni che hanno anche un ampio consenso di massa e ad esempio in Italia e che sono sempre stati presenti nelle manifestazioni da un anno a questa parte. In particolare, è stato colpito Mohamed Hanun dell'Associazione palestinese d'Italia, a cui va tutta la nostra solidarietà.

Questo discorso deve essere poi alimentato e portato con più forza nelle manifestazioni che ci saranno anche nei prossimi giorni, in particolare a Milano, con il cinquantaquattresimo sabato di manifestazione.

E questo è particolarmente il nostro lavoro che come proletari comunisti, come operai d'avanguardia dello Slai Cobas, stiamo portando durante questa settimana internazionalista nei posti di lavoro a sostegno della Resistenza palestinese, per chiarire e discutere sempre più e sgomberare il campo da questa propaganda filosionista e filoimperialista portata avanti a piene mani dai mezzi di informazione, dai giornali e dallo stesso governo e dall'altro portare il messaggio forte, di questo segnale, della manifestazione del 5 Ottobre a Roma per sviluppare con più forza il movimento di solidarietà alla Palestina e la lotta contro il governo. Questo è un elemento importante che è fondamentale, che deve comunque avanzare anche nella coscienza di tanti solidali compagni che partecipano sempre alle manifestazioni, perché questo serve per essere più incisivi in quella che è la solidarietà e la lotta necessaria al popolo palestinese, alla Resistenza, anche in Italia.

Questo deve partire dai fattori politici di questo governo, che sono la complicità col genocidio, che sono i decreti sicurezza, la partecipazione di questo governo alla guerra imperialista, ma che sono anche tutti i provvedimenti sociali che sta portando avanti anche in questi giorni, con l'aumento della precarietà, con il carovita, con l'aumento delle tariffe energetiche, l'aumento delle spese militari, il taglio delle spese sociali che fanno parte dello stesso disegno, di una politica fascio-imperialista, reazionaria di questo governo che marcia sempre più verso un regime nel contesto appunto ed internazionale di guerra interimperialista che continua ad accelerare la sua strada.

La nostra posizione è quella di fare leva su tutto questo per poter dare una vera risposta e continuità alla manifestazione del 5 Ottobre per un fronte che unisca le forze in funzione di rovesciare questo governo che sta mettendo in campo una politica imperialista, una politica fascista e filosionista, una politica a favore dei capitalisti contro gli operai ed è questo governo che deve essere attaccato sulla sua politica generale, bisogna rispondere ai singoli provvedimenti ma questi singoli provvedimenti sono all'interno di questo tipo di dinamica.

Come tanti compagni stanno dicendo, prima c’è la Palestina, poi c'è il Libano, poi ci sono i decreti sicurezza da Stato di polizia, che fanno parte di una lotta ad ampio raggio per cacciare il governo fascista Meloni, questo deve essere il punto di unità avanzata su cui costruire nuove mobilitazioni.

Questo è quello che ci ha insegnato anche la manifestazione di Roma e che comunque è stato un primo impulso verso questa strada. Noi porteremo nelle mobilitazioni questo tipo di discorso, in legame chiaramente con quello che è la lotta anti imperialista e internazionalista e di solidarietà, perché noi siamo con la lotta del popolo palestinese come siamo perché questa lotta del popolo palestinese possa vincere - come abbiamo detto a Roma - se la Resistenza si trasforma in guerra popolare, all'interno della guerra di liberazione dei popoli dall'imperialismo e dal fascismo e a fianco delle parti più avanzate di essa che sono guidate dai partiti comunisti che effettivamente svolgono una direzione della guerra popolare, come il Partito Comunista maoista dell'India.

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