Forse mai come negli ultimi anni la manifestazione del 25 novembre si carica di tutti gli aspetti di violenze, di oppressione contro le donne. In questo senso questa manifestazione a Roma non deve essere una manifestazione scontata, sia pure grande, ma deve caricarsi della rabbia, della rivolta, della necessità di rivoluzione che sempre più diventa necessaria.
Martedì scorso, sia a Padova sia a Roma, in tante scuole università, le studentesse e gli studenti hanno respinto l'appello di Valditara, del governo di fare un minuto di silenzio per Giulia, che mette tranquille solo le loro nere coscienze, e invece hanno giustamente manifestato, a Padova in 15.000, denunciando che l'omicidio di Giulia è "omicidio di Stato"; e in tante scuole gli studenti hanno fatto rumore, molto rumore, dicendo che la strada non è affatto il silenzio o le ipocrite lamentose dichiarazioni che stiamo sentendo in televisione e soprattutto sui giornali, ma che invece è necessario fare rumore, incendiare, come ha detto anche la sorella di Giulia.
Ieri è stata quasi uccisa - per fortuna si è salvata - un'altra ragazza, un'operaia di 23 anni di Erba a cui l'ex fidanzato le ha versato dell'acido in faccia. Questo tentato femminicidio era stato preannunciato, vi erano state tre denunce da parte della ragazza, vi era stato anche un mini arresto, però durato pochissimo, il giudice l'aveva liberato sulla sua parola di scuse, come succede purtroppo in tanti altri tribunali, in tanti altri processi in cui i giudici danno credito agli uomini che odiano le donne.
Noi gridiamo con forza che questi femminicidi, come gli stupri, gli ultimi stupri che ci sono stati nei mesi scorsi a Palermo, a Caivano, in altre parti, sono preparati dallo Stato, sono alimentati da questo governo fascista.
Questo governo, per quanto riguarda Giulia, sta proponendo due cose, sta facendo due manovre: da un lato il discorso dell’educazione nelle scuole, “educazione alle relazioni” si dice. Il problema è che questi del governo sono i responsabili di creare un humus in cui le donne devono essere viste come persone subordinate, come persone vittime, questi creano tutte le condizioni perché le donne vengano viste soltanto nel loro ruolo di madri, per cui tutta la campagna sulla natalità, che sicuramente crescerà nei prossimi mesi, è perché le donne facciano figli e più figli. E questo sarebbe anche il futuro delle ragazze.
Bene, questi dicono che loro, il governo con i loro collaboratori, i loro “esperti”, questi dovrebbero educare. Chi educa chi?
Valditara, la Meloni, Salvini, Roccella hanno trasformato la scuola da un lato in una caserma in cui nelle scuole vanno rappresentanti dell'esercito, della Guardia di Finanza ad alimentare una cultura guerrafondaia, una sottocultura fascista che inevitabilmente inculca nei ragazzi idee di sopraffazione, maschilismo, insieme a concezioni razziste verso i popoli. Dall'altro hanno fatto della scuola un luogo di avvio ad essere sfruttati, andando subito nelle aziende a fare la cosiddetta “formazione” - e lì non solo devono lavorare e basta ma anche morire - per istruire nuove braccia da mandare poi nelle fabbriche, nei posti di lavoro ad essere ipersfruttati. E questi dovrebbero entrare nelle scuole, far entrare i loro cosiddetti “esperti” per educare alle relazioni?
Ma per piacere! Questi vanno cacciati se osano entrare nelle scuole per inculcare una (sotto)cultura che è di soffocamento della lotta, di soffocamento del "rumore", soffocamento della necessità che si scateni la furia delle donne, la furia delle ragazze. Le scuole devono essere come alcune realtà di questi giorni, occupazioni nelle università, devono essere prese in mano dalle ragazze, le assemblee, tante assemblee, il diritto di assemblea esteso, autogestito dalle ragazze e dai ragazzi. Questo serve, serve che la scuola diventi innanzitutto un terreno di lotta perché il problema è che è la lotta, la lotta dura che occorre sempre più in questo momento.
L'altra manovra del governo è la legge, sponsorizzata dalla ministra reazionaria integralista, contestata da tante realtà femministe da Torino a L'Aquila, che di fatto vuole essere un'estensione del "codice rosso"; questa legge è mossa dalla stessa logica securitaria del "pacchetto sicurezza", i suoi provvedimenti sono stati già criticati come impotenti, inutili da coloro che dovrebbero applicarli, in primis i magistrati; si tratta di mera propaganda demagogica per dire che il governo, lo Stato si muovono.
Il 25 novembre necessariamente deve parlare e deve lottare contro il massacro in Palestina che vede almeno il 70% delle morti, degli assassinii costituito da donne, i bambini, bambini uccisi anche nelle incubatrici per la mancanza di elettricità, che vede le donne dover partorire per terra, nelle strade o per terra negli ospedali, ospedali che vengono anche essi bombardati.
In una manifestazione a Milano le ragazze palestinesi dicevano una cosa che deve far pensare, deve cambiare. Dicevano: "dove sono le femministe?". Dove sono le femministe che lottano contro la violenza e sembrano però un pò cieche rispetto a questa violenza immane che sta portando avanti il governo neonazista di Israele, Netanyahu, contro il popolo palestinese? Ma le donne palestinesi non sono - come abbiamo scritto in altre occasioni e detto - solo vittime. Le donne palestinesi stanno resistendo e stanno trasformando le loro lacrime, il loro dolore, il loro sangue in "armi", perché questo serve, perchè contro uno Stato così genocida che vuole cancellare totalmente il
popolo palestinese, che è protetto, armato dall'imperialismo, dall'imperialismo americano, come dal nostro imperialismo, a Gaza non ci sono solo lamenti, disperazione ma c'è anche la volontà, la necessità, di attaccare Israele, attaccare questo Stato fuori da ogni legalità.Quindi noi il 25 novembre a Roma è questo grido che portiamo, con le nostre sorelle palestinesi, vedendole come il fattore decisivo perchè il popolo palestinese vinca e vincerà, ma ci vuole l'aperto appoggio, l'aperta solidarietà, e anche qui bisogna fare manifestazioni, tante iniziative dovunque. E noi donne, femministe in Italia abbiamo la responsabilità di lottare contro il governo Meloni complice di Israele, questo è il sostegno più importante che possiamo dare alle nostre sorelle in Palestina.
L'altra questione che deve essere presente nella manifestazione del 25 novembre è la condizione delle operaie. Di questo poco si parla, non solo si parla poco nella stampa, nelle televisioni, ecc.., ma purtroppo si parla poco nei movimenti femministi e nelle manifestazioni anche del 25 novembre. E invece anche qui sta andando avanti una violenza che vuol dire morte.
E è stata uccisa un'altra operaia, Anila; è stata uccisa nelle stesse forme in cui sono state uccise Luana, altre operaie. C'è un legame, un filo nero che unisce i femminicidi, gli stupri, che unisce la complicità del governo Meloni verso il genocidio in Palestina, che unisce gli assassinii da parte dei padroni delle operaie. Questo filo nero è rappresentato dallo Stato, dal governo Meloni. Questo governo che è complice fino in fondo di quello che sta succedendo in Palestina, che fornisce le armi che uccidono le donne, che uccidono i bambini in Palestina, è lo stesso governo che fa le leggi sempre più a favore dei padroni, che fa i decreti sugli appalti, che permettono ai padroni di ridurre la sicurezza a zero e quindi sempre più possono morire le operaie in fabbrica.
Quindi contro il governo Meloni è necessario alzare il tiro. Loro su tutto stanno alzando l’attacco ed è necessario che a questo attacco sì risponda cambiando rotta, non solo continuando a fare grandi manifestazioni, ma oggi occorre fare di più, occorre un movimento, un movimento proletario, perché noi siamo della nostra classe, la classe proletaria. Dire donna non basta - anche la Meloni si dice donna e a noi questo fa schifo - per noi le donne sono le donne proletarie, le ragazze ribelli, la maggioranza del popolo. Ci vuole un movimento rivoluzionario femminista, perchè non si cambia con la cultura ma dobbiamo lottare contro questo Moderno Medioevo che tocca ogni aspetto, economico, sociale, politico, ideologico delle donne; un Moderno Medioevo rappresentato plasticamente dal dalla Meloni, dai suoi ministri fascisti osceni, i Lollobrigida, le Roccelle, i Salvini ecc... Quindi non è un problema - come tante dicono - del patriarcato, come se ci dovessimo liberare solo della permanenza del passato, quando oggi abbiamo un presente moderno fascista che bisogna colpire, bisogna attaccare.
Un'ultima cosa. Giorni fa il giornalista Antonio Padellaro scriveva un suo editoriale. Qui da un lato diceva una cosa giusta, che noi da tempo diciamo, che i femminicidi - certo sempre le donne sono state oppresse e uccise, violentate dagli uomini - oggi sono diversi, le ragioni sono nella reazione degli uomini alle volontà delle donne, come diceva la sorella di Giulia: non si tratta di delitto passionale, si tratta di delitto di potere, di paura di perdere il misero potere maschile, perché le donne non ci stanno, perché le donne vogliono rompere i rapporti, perché le donne vogliono prendere in mano la loro vita...
Dall'altro, però, Antonio Padellaro diceva una emerita sciocchezza, chiaramente frutto della sua ideologia, della sua impostazione politica. Diceva che ha fatto più la conquista (sempre frutto delle lotte delle donne), della pillola anticoncezionale per le donne che la Rivoluzione d'Ottobre. A parte la sciocchezza di mettere insieme queste cose, ma il problema è che la Rivoluzione d'Ottobre indica la strada per non conquistare solo una pillola, ma per rovesciare la terra, il cielo, per rovesciare questo mondo barbaro, marcio, per avere tutto, perché le donne possono avere il potere di prendere in mano la loro vita, perché è tutta l'umanità che deve cambiare.
L'anno scorso nella manifestazione del 25 novembre dicemmo: “Meloni, fascista, noi donne ti farem la guerra”. Su questo poi i giornali giù a classificarci come “terroriste” perché avevamo osato dire “Meloni fascista”. Purtroppo solo noi e pochissime altre nella manifestazione lo gridavamo, la maggior parte no, e questo va cambiato, non deve essere così quest'anno. Passato un anno dobbiamo dire ancora di più che “ti farem la guerra”! Avevamo ragione a dirlo. Oggi bisogna che tutte lo gridino.
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