Nella società capitalistica lo Stato appare come al di sopra delle parti mentre, in realtà, è lo strumento con cui si esercita da parte della borghesia, dei padroni, la finanza il potere, che è una sorta di dittatura nei confronti dei proletari e delle masse. Questo va al di là degli stessi governi che ci possono essere nel sistema capitalistico, di destra o di sinistra, ma che finiscono sempre per rappresentare la dittatura della classe dominante.
In ultima analisi lo Stato è lo strumento armato, col monopolio della violenza, che esercita questa dittatura nei confronti innanzitutto delle classi sfruttate: i proletari e le masse popolari. Uno Stato apparentemente democratico può costruire gli strumenti legislativi per essere in realtà una dittatura, uno Stato di polizia.
Il “pacchetto sicurezza” approvato dal governo Meloni e presentato come disegno di legge in Parlamento è esattamente questo: un'insieme di norme repressive che hanno lo scopo esplicito di affermare la dittatura della classe dominante esercitata attraverso lo Stato e i governi. Nell'attuale situazione questo 'Stato di polizia' è chiaramente di stampo moderno fascista, sia per la composizione
dell’attuale governo sia per l’ideologia che lo sostiene, sia per voler presentarsi come un provvedimento “globale” volto ad affermare questa dittatura, questo Stato di polizia, questo governo di polizia, in tutti i campi della società, innanzitutto rispetto alle lotte sociali e politiche, alle organizzazioni sociali e politiche che le promuovono, poi rispetto alle carceri e, infine, rispetto all’intero sistema della vita quotidiana dei cittadini.Giustamente la Meloni, prima di partire, ha detto di essere “orgogliosa” di questo provvedimento - che peraltro è interno alla corsa di chi è più reazionario, più fascista, tra la Meloni e Salvini e questa corsa ha partorito, nel contesto attuale, di mancanza di una vera opposizione parlamentare, il provvedimento stesso; “orgogliosa”, perché i fascisti vanno al potere appunto per costruire una dittatura aperta, per affermare uno Stato di polizia, per cancellare democrazia e diritti sociali e individuali. In questo senso, è "naturale" che con questo “pacchetto sicurezza” questo Stato può diventare un regime, marcia verso un regime. Questo governo si assicura, assieme al premierato, cioè alla riforma costituzionale, la possibilità di durare a lungo, ben oltre la legislatura e soprattutto di poterlo fare con la libertà d’azione mai esistita con i precedenti governi nel nostro paese, nonostante anch’essi fossero governi dei padroni.
Elencare tutti i provvedimenti è davvero una cosa da un lato lunga e nello stesso tempo secondario, perché se non si riesce a comprendere il senso di questi provvedimenti è anche difficile comprendere come opporsi ad essi, come ridurne l’impatto e come permettere che i diritti, le libertà democratiche, le libertà di opposizione sociale e politica possano ancora esercitarsi.
Bisogna evitare un doppio errore: da un lato la sottovalutazione di essi. A fronte di questi provvedimenti bisogna trovare le forme e i modi per combatterli, e questo richiede un cambiamento su tutti i campi delle forme in cui si esercita l’opposizione sociale e politica. Dall'altro lato bisogna evitare l’effetto contrario, quello che rappresentando questi provvedimenti, si contribuisca all’opera generale di intimidazione preventiva di tutte le lotte sociali e politiche nel nostro paese e si aiuti in questo modo a ridurre in realtà l'opposizione a una sorta di scelta preventiva, delle forze sociali, politiche, di opposizione proletaria, di opposizione comunista e rivoluzionaria, di opposizione dei movimenti, tale che si ottenga l'effetto contrario, non certo di una crescita di queste lotte ma di una loro frenata, o che addirittura si affermino posizioni di "impossibilità" di condurre le lotte normali.
Questa premessa è necessaria per capire il senso della Controinformazione rossoperaia che oltre a denunciare, spiegare, combattere questi provvedimenti, indicare perché sono espressione di uno Stato di polizia, di una dittatura e non certo di uno Stato democratico - molti di essi sono fuori dalla storia di questo paese dal dopoguerra ad oggi e sono in parte fuori dalla Costituzione - indica la necessità che la presa di coscienza, che siamo in una marcia verso il moderno fascismo, diventi consapevolezza della necessità di costruire una Nuova Resistenza, perché solo una Nuova Resistenza è in grado di sbarrare la strada al fascismo e, se esso si afferma, di rovesciarlo, come la storia anche del nostro paese ci ha dimostrato.
Un altro elemento va considerato: il provvedimento, prima che al Consiglio dei ministri e prima che al Parlamento, è stato presentato e, in un certo senso, concordato con le forze di polizia, con tutti gli apparati di polizia e militari di questo paese e praticamente concordato con essi.
Quindi saremmo già in una situazione non solo di un governo di polizia ma di un governo in cui la polizia e le forze armate dettano i contenuti delle leggi. Anzi, il rapporto tra queste forze di polizia e il fascismo è particolarmente significativo, perchè va considerato che quando si dice “forze di polizia” per il governo si tratta anche dei sindacati di polizia e dei sindacati delle guardie carcerarie, vale a dire quelle espressioni organizzate, da sempre di estrema destra e di carattere fascista e repressivo, che si organizzano in seno alle forze di polizia e alle forze armate come un "corpo separato" che orienta l'intera attività della polizia, nonostante una parte di esse sicuramente non possa essere considerata di questa natura.
Quindi è chiaro che questi provvedimenti vanno ben al di là delle leggi e delle norme già esistenti - di cui sono decisamente un peggioramento - ma vanno oltre la storia stessa del nostro paese.
Giustamente qualcuno dice che si richiamano apertamente al codice Rocco, alle norme che furono istituite ed esistevano durante il regime fascista, adeguate allo stato dei giorni nostri - in questo senso “moderno”, non perché siano migliori ma per il fatto che sono applicate alla situazione di oggi e quindi “moderno” per la forma e contenuti con cui vengono presentate, illustrate e si cristallizzano.
Da dove cominciare è difficile, perché tutti i provvedimenti, perfino quelli che possono sembrare buoni, necessari per assicurare maggior sicurezza ai cittadini e soprattutto alle persone più deboli, agli anziani e così via, sono dentro un quadro generale che ha lo scopo d'imporre un potere esteso di repressione nelle mani del governo, nelle mani degli utilizzatori finali di tutto ciò che fa la polizia e il governo, che è la classe dominante, i padroni, i ricchi e tutti coloro che sono ad essi alleati e collegati.
Partiamo dalle lotte sociali. Con questo "pacchetto sicurezza" vengono sostanzialmente colpite tutte le forme di lotte sociali che si esprimono nella nostra vita quotidiana, dalle manifestazioni, dalle necessarie lotte di difesa dei posti di lavoro, alle lotte per la casa, ai movimenti che contestano i provvedimenti economici, la distruzione dell'ambiente, attraverso norme che aggravano i blocchi stradali, ad esempio. Nella considerazione di questo Ddl, “blocco stradale” è tutto ciò che ostacola il traffico e quindi è chiaro che utilizzando questa norma si potranno colpire, reprimere, impedire qualsiasi tipo di blocco stradale e di manifestazione - i blocchi stradali nessuno li fa volentieri, si fanno perché le lotte sociali si facciano sentire in particolare le lotte per il lavoro, le lotte per la casa, le lotte territoriali contro le devastazioni ambientali, le lotte studentesche. Ora vengono aggravate tutte le pene in maniera tale che bloccare una strada durante una manifestazione può essere occasione per arresti e successive condanne ad anni sproporzionati.
Su questo esistono diversi articoli, che esaminano nel dettaglio le singole misure, utilizzati dal blog proletari comunisti e che nei prossimi giorni caratterizzeranno buona parte della denuncia di questo blog e di altre iniziative da prendere.
L’aggravamento è dato dall'intreccio dei blocchi stradali, occupazioni delle case, scritte murali e tutto ciò che costituisce il normale armamentario delle lotte sociali e politiche dei lavoratori, dei cittadini, degli studenti, dei movimenti di opposizione nel nostro paese, con la considerazione della “sacralità” della polizia e delle forze dell'ordine. Ogni ostacolo, obiezione rispetto all'azione della polizia in occasione delle manifestazioni viene considerata, ben oltre le leggi esistenti, come violenza e in questo senso le pene, oltre che comportare l'arresto di chi le esercita, vengono aumentate di un terzo. E questo riguarda l'insieme dell'apparato cosiddetto “di sicurezza”, dagli agenti di polizia ai carabinieri fino ai vigili comunali e a ogni tipo di struttura utilizzata nell'apparato repressivo.
Le pene vengono aggravate con il carcere da 2 a 5 anni, in caso poi che ci fosse l'autodichiarazione di lesioni da parte delle forze dell'ordine, va condanna va da 4 a 10 anni.
Il carcere per le occupazioni abusive arriva fino a 7 anni con una procedura lampo che ne permette lo sgombero immediato e di conseguenza la repressione di chi le ha fatte, quando le occupazioni delle case sono una normale lotta per rivendicare il diritto alla casa che viene negato a milioni di proletari poveri in questo paese.
Particolarmente odioso è inoltre considerare qualsiasi forma di iniziativa a sostegno delle lotte, che si svolga durante le lotte, le manifestazioni, come “reato”, quindi non solo perseguibile ma anche condannabile ad anni di carcere. Compagno di strada di queste normative è il cosiddetto reato di “terrorismo” che viene allargato a dismisura con il terrorismo della parola che colpisce documenti, trasmissioni orali, volantini e tutto quel materiale che sarà punito con il carcere da 2 a 6 anni, trasformando la libertà di opinione e il suo esercizio - la libertà di espressione garantita dalla Costituzione - in cosiddetto “terrorismo della parola”.
E’ chiaro che con questo reato si vogliono colpire le organizzazioni politiche e i movimenti sociali che si battono per il cambiamento radicale di questo sistema, che si organizzano in questo senso, facendo riferimento innanzitutto al diritto di ribellarsi e di lottare con tutti gli strumenti nei confronti di questo sistema. Qui le intenzioni, l'esercizio della parola, la libertà di espressione vengono considerati già reato e trasformati in opportunità di repressione e di un uso assolutamente illimitato dell'azione della polizia. L'azione della polizia viene “sacralizzata". Oltre affermare che tutto ciò che fa la polizia è giusto e necessario ed ogni obiezione, dalla multa alla contravvenzione nella circolazione stradale, a ciò che succede nelle manifestazioni, ogni tipo di contrasto dell'azione della polizia è represso - e sappiamo bene come tante volte l'azione della polizia sia assolutamente arbitraria, violenta provocando anche morti (e i casi della cronaca ce ne hanno presentati tanti) - questo Ddl da alla polizia una libertà di sparare, un porto d'armi privato, una pistola aggiuntiva in spregio alla Costituzione, anche all'uguaglianza delle persone. Certo, noi non vogliamo affatto l’uguaglianza delle persone su questo - con la liberalizzazione dell'uso delle armi l'America dimostra quello che tragicamente significa, e non solo gli Stati Uniti anche molti casi di cronaca nel nostro paese -, ma questa possibilità di dare alle forze dell'ordine una piena libertà di uso senza licenza di un'arma aggiuntiva, peraltro considerata come propria da parte dei poliziotti, diventerebbe, oltre che un'intimidazione generale, la trasformazione della polizia in un corpo d’armata privato che può utilizzare le armi in qualsiasi occasione, fuori/dentro il servizio/al di fuori di ogni contesto - inutile dire che una buona parte, per esempio, dei femminicidi siano opera di agenti o ex agenti di polizia.
E' evidente, quindi, che dare un'arma privata e una libertà di uso ai poliziotti anche fuori dal servizio, costituisce una cosa estremamente pericolosa per la società in generale.
A questo si aggiungono una miriade di provvedimenti che prendendo a pretesto la cosiddetta "microcriminalità dei poveri", creano un sistema assurdo di repressione che tocca tutti i poveri, coloro che sono nelle strade: dal reato di accattonaggio al commercio cosiddetto “abusivo”, ecc. Tutto questo con l'obiettivo di riempire le carceri di povera gente; mentre come si sa questo governo è particolarmente compiacente verso i grandi reati sia della grande criminalità padronale ma anche della corruzione e della politica, del sistema degli affari, dell'evasione fiscale, verso cui è estremamente garantista. I poveri invece devono andare in galera, e viene fatto anche sfoggio di razzismo quando si tratta di immigrati e quando si tratta di rom e così via, contro cui si può fare di tutto, li si può reprimere, secondo una logica securitaria che è tipica di società imperialiste opulenti che vogliono in un certo senso costruirsi un recinto, una fortezza, rispetto al dilagare della povertà nella società.
Infine, si arriva a una sorta di “crimini dei crimini” che sono quelli che vengono permessi nelle carceri. La nuova legislazione delle carceri sembra fatta su misura delle guardie penitenziarie, per cui ogni tipo di protesta di qualsiasi genere, di lamentele nelle carceri, oltre che vietate, vengono duramente represse. Uno può entrare nelle carceri per un reato minore e trovarsi addebitati anni e anni di carcere per avere obiettato a un comportamento delle guardie - che tutti sanno estremamente vessatorio nella maggior parte dei casi - perchè questa "obiezione" viene assimilata a una ribellione. Con il "reato di rivolta" viene considerato che tutto è rivolta tutto è protesta e tutto è sanzionabile, nulla è possibile e il carcere oltre che luogo di pena deve essere un luogo di repressione a prescindere, di oppressione, di vessazione totale, che ricorda i peggiori film dell'orrore che hanno riguardato il sistema carcerario in tutti i paesi del mondo.
In tutto questo c'è anche il provvedimento che riguarda le detenute madri: le donne incinte e le madri dei figli fino a 3 anni possono stare nelle carceri, ripristinando una vecchia norma non più usata. Questo sta colpendo anche molto l'opinione pubblica delle donne perché si tratta di un provvedimento di stampo medioevale, che va ben al di là delle norme civili nella trattazione delle donne incinte e delle madri di figli piccoli; ma esso ora viene ostentato da questo governo.
Quindi il quadro generale di questo “pacchetto sicurezza” è l'edificazione organica di uno Stato di polizia, cioè uno Stato nelle mani della polizia, di un governo che risponde a ogni tipo di protesta sociale e politica, a ogni tipo di contraddizione che questa società crea, con la polizia, la repressione, con la volontà di creare nel paese un clima di paura, di dittatura, di caserma generale, che è moderno fascismo.
E su questo evidentemente sarebbe facile per noi dire “lo avevamo detto”, lo diciamo da anni che in questa direzione si va e che ogni sottovalutazione nell'analisi di questo fenomeno ci rende difficile individuare anche le forme con cui opporsi.
Appoggiamo tutti coloro che si opporranno a questo “pacchetto sicurezza” in tutte le forme, dal Parlamento - su cui abbiamo scarsa fiducia a dir la verità -, a tutti quei pezzi delle istituzioni democratiche esistenti sia negli stessi apparati istituzionali sia nella stampa, nella pubblica opinione. Crediamo che a questo provvedimento si debba opporre un grande movimento di opposizione democratica e di massa per mettere un freno a queste misure.
Nello stesso tempo l'appello che facciamo è di non farsi intimidire, ma proseguire ancor più. Questa politica repressiva del governo Meloni è una ragione in più per intensificare la lotta sociale e politica su tutti i campi e in tutte le forme, una ragione in più per costruire l'organizzazione d'avanguardia dei proletari e delle masse che sono lo strumento vero, necessario per opporsi e guidare la lotta a questo sistema. E’ una ragione in più per costruire un Fronte Unito di tutte le forze che si oppongono a questo “pacchetto sicurezza” come parte dell'opposizione alla guerra, come parte dell'opposizione allo scaricamento della crisi con i provvedimenti economici verso le masse popolari.
Ed oltre sviluppare tutto questo, l'idea è di costruire le condizioni politiche sociali in questo paese per una Nuova Resistenza che fermi la marcia del moderno fascismo al potere.
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