Giornata di mobilitazione e scioperi: dai cancelli, alla sede ITL, fino alla Prefettura di Bergamo ore 10.00.
Nei cartelli e negli interventi davanti alla Prefettura di Bergamo a chiusura della più ampia campagna per la giornata del 2 dicembre, i lavoratori lo dicono chiaro che non è più possibile andare avanti così,
Le singole aziende in maggioranza negano interventi a sostegno dei salari, persino parlare del misero bonus bollette fa dire "è come se mi dai un colpo al cuore".
Che le lotte di resistenza nelle singole fabbriche, nei magazzini della logistica siano dure, devono si' continuare, ma serve unirle e trovare una forza superiore nella lotta generale.
Una lotta generale che vede i lavoratori uniti e più forti nella solidarietà internazionalista, non perchè in piazza c'erano lavoratori pakistani, indiani, filippini, marocchini, ma perchè lo scontro è tra la classe dei lavoratori senza confini e quella degli sfruttatori. Al presidio è stato portato l'esempio rivoluzionario delle donne e delle masse iraniane, con una protesta iniziata per l'assassinio da parte della polizia religiosa di Mahsa Amini, con gli scontri nelle piazze ora arrivata a toccare anche i posti di lavoro. In due mesi e più di lotta, oltre 500 morti, 30.000 arrestati. Ma questo non ferma la sua forza rivoluzionaria, ora apertamente per rovesciare il regime fascista degli ayatollah.
Le liste di attesa, di cui tanto si parla, sono la riduzione progressiva, specialmente per i proletari, del diritto alla cura.
Dalle fabbriche la voce dell'opposizione ai contratti aziendali al ribasso, con le trattative ancora saldamente nelle mani di Fiom Fim Uilm per uno schema generale che fa sconti ai padroni, dietro la mal posta questione della crisi, anche quando, come alla Tenaris, l’azienda raddoppia i profitti; che applica il perverso meccanismo dei premi ‘produci di più e ad organici ridotti e precari, per avere la tua quota di salario’.
In questo non c’è differenza di comparto: i lavoratori ex Nexive privatizzati e finiti in appalto a PT, hanno ben spiegato che hanno aperto uno scontro per l’accordo aziendale confederale per la produttività. Obiettivi estremamente difficili da raggiungere, organici diminuiti, rischio sicurezza che si misura con i pericoli delle strade, che per padroni e sindacati vanno percorse per le consegne, come in un perenne rally.
Dalle fabbriche dell’agroalimentare la denuncia è contro i salari bassi, oggi di più per la crisi, ma di base per i contratti agricoli o multiservizi imposti agli operai.
I lavoratori Loacker in sciopero, e in lotta nel magazzino Italtrans, dove i grandi marchi ottengono la distribuzione delle merci puntualmente, al prezzo di uno sfruttamento che rasenta una nuova forma di schiavitù: paghe da fame con il sistema delle cooperative, malattie non pagate al 100%, turni e variazioni, comunicati via whatsapp, la sera prima.
Una condizione operaia spinta sempre più in basso anche dalla gestione concertata dei tempi di produzione, con la fatica dei ritmi più veloci e del rapporto tempo di lavoro - tempo di vita schiacciato sulle esigenze produttive: il comando della produzione invade e annulla la vita privata.
Tendenziale come Tenaris che (per ora) paga 80 euro a chi salta il riposo in acciaieria; consolidato come a Italtrans, o nelle fabbriche agroalimentari dove i lavoratori sanno quando entrano e non possono sapere quando escono. L’immagine delle fabbriche con le ‘porte sbarrate’ è molto vicina.
Nelle voci e nell'azione degli operai l’impegno per la difesa della salute e della sicurezza, a fronte di condizioni sempre più usuranti e mortalmente pericolose.
A livelli di guardia la repressione nei luoghi di lavoro, che non potrà che aumentare coperta e in sintonia con il carattere reazionario, apertamente fascista della Meloni. La gestione arbitraria e unilaterale degli orari di lavoro ha anche questa funzione; fascismo padronale e antisindacalità diffusa; le contestazioni disciplinari tantissime, per episodi di insubordinazione totalmente falsi. Per un art 7 della L300/70 che quando è privato della forza degli operai, consegna alle aziende uno strumento di inquisizione medioevale, dove il padrone concentra in se la funzione dell’accusa, di chi processa, e poi giudica. Solidarietà di classe contro la repressione che non spegne ma alimenta la lotta.
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