Anche quest'anno la manifestazione delle donne è stata la più grossa mobilitazione in Italia. E si è dimostrata, oggettivamente, una vasta trincea rispetto alla fase attuale che ha nel suo programma l'attacco ai diritti e conquiste delle donne (come il 28 settembre le tante manifestazioni delle donne furono la prima e pronta risposta alla minaccia di attacco alla legge 194); un attacco già portato avanti dai precedenti governi ma reso organico e pericoloso dall'ideologia da "moderno medioevo" ora al potere.
Una manifestazione larga, che si è fatta sentire con forza, che ha raccolto i temi della necessaria mobilitazione delle donne sulle tematiche sociali, di attacco sessista, patriarcale, clerical-integralista, in primis verso il diritto d'aborto, sul continuo aumento dei femminicidi, sulla "guerra sui nostri corpi", ecc.
Questo è il dato di quantità del livello del movimento femminista, ma ancora non della qualità di lotta necessaria e possibile delle donne perchè sia una prima linea di un movimento esteso, che necessita della presenza e del ruolo delle proletarie, delle operaie sfruttate, vessate, discriminate, e uccise sul posto di lavoro, del contingente rosso e combattivo per portare in luce la contraddizione di classe come madre di tutte le contraddizioni e la necessità della via rivoluzionaria perchè tutta la vita deve e possa cambiare. Questo è stato rappresentato dal contingente ancora piccolo del mfrp e delle rappresentanti dell'Assemblea Donne/Lavoratrici, arrivate soprattutto dal sud (con tutte le difficoltà pratiche, di lavoro, economiche, ecc. che frenano la partecipazione larga necessaria in queste manifestazioni nazionali), e anche da spezzoni di donne, immigrate di Roma, impegnate sul loro territorio nelle lotte per la casa, per il lavoro, come da alcune realtà di studentesse. Ma la maggioranza della manifestazione, la sua voce egemonica era altro, inevitabilmente altro, era della piccola borghesia in tutte le sue varianti, che pur nella sua radicalità porta istanze riformiste.
Ma "non della qualità necessaria" - perchè nella situazione politica attuale con il governo Meloni, che sta cominciando a portare avanti il suo piano, pratico e, più pericoloso, ideologico, culturale di moderno fascismo, che verso le donne si esprime nella ripresa di "Dio, patria, famiglia"... e tanti figli per il capitale, per la guerra imperialista, e in cui di conseguenza le donne vanno "pesate" e possono ricevere delle elemosine solo in base al numero di figli che hanno e che fanno (stiamo tornando al premio per la natalità mussoliniano), e poi abbandonate alla loro sempre più difficile vita, tutte “bandiere” che accompagnano sempre la doppia oppressione e il recupero del moderno medioevo e che accompagnano miseria e guerra, stupri, femminicidi; in questa grave situazione solo nello spezzone delle donne, compagne, lavoratrici del Mfpr e delle proletarie e studentesse romane si è sentito forte e chiaro "Meloni fascista!". Nella maggiorparte del corteo, dagli interventi dai camion dei nodi di Nudm, invece no.
Come non si è sentita la parola "Fascista/fascismo" dalla presidenza e dagli interventi delle organizzatrici nell'assemblea di Nudm del giorno dopo, in cui il cuore è stato la ridefinizione del "Piano transfemminista" (pochi gli interventi - per esempio dai nodi delle Marche, di Pisa, ecc, - che invece hanno portato una forte denuncia del peggioramento delle condizioni oggi delle donne, delle lavoratrici, precarie, donne più povere e la necessità di porre al centro la lotta contro tutto questo).
In questo modo anche le giuste e necessarie denunce e temi di lotta (violenza sessuale, femminicidi, guerra sui nostri corpi...) diventano senza tempo, perdono della necessaria contundenza qui ed ora e le scadenze di mobilitazione (come l'importante 8 marzo) rischiano di diventare rituali.
Ma che lo scontro oggi è con l'attuale governo, che è scontro con l'intero sistema economico, politico, statale che in crisi sta tentando la carta del governo fascista Meloni, scontro in cui le donne devono e possono essere la prima linea, portando la loro "marcia in più", è stato chiaramente dimostrato dall'immediata reazione repressiva della polizia/Digos alla nostra presenza. La Digos ha cercato sia subito al concentramento che nel corteo di strappare/sequestrare lo striscione del mfpr che diceva: "Meloni fascista noi donne ti farem la guerra", con la foto di una Meloni invasata e la ripresa del titolo di un film "ti mangio/amo il cuore", la cui la protagonista Elodie è stata una delle prime a denunciare pubblicamente il pericolo fascista anti donne del nuovo governo.
La Digos, visto poi che non era riuscita a toglierci lo striscione per la nostra ferma resistenza e la pronta risposta di tante donne/ragazze che hanno gridato ancora con più forza "Meloni fascista!", fuori manifestazione ha fermato e identificato compagne e lavoratrici.
Ma dimostrando così che avevamo ben colto nel segno.
Questo è stato poi ulteriormente evidente dalla canea isterica con cui giornali on line e carta stampata - di destra e di "sinistra" -, esponenti del governo e del parlamento di FdI e di altri partiti, hanno strillato per quello striscione e per gli slogan lanciati nel corteo. Hanno parlato di "grave minaccia" alla Meloni, hanno ricordato gli anni di "piombo", di "clima di odio", hanno parlato di "inaudita brutalità, violenza di donne contro una donna", facendo appello a tutti i partiti del parlamento a condannare "quei toni vergognosi e pericolosi che ci auguriamo tutti vogliano condannare scongiurando ulteriori derive"... E via di questo passo...
Una parentesi, che abbiamo detto dal primo momento: la Meloni usa il suo essere donna come una "patacca" che offende le donne. Ma La Meloni dimostra, come altre donne al potere borghese, che la classe in questo sistema capitalista/imperialista è più determinante del sesso.
E allora, pensiamo se tutta la manifestazione avesse gridato "Meloni fascista", come sarebbe pesata.
Perchè soprattutto oggi non basta autosoddisfarsi per i numeri, ma occorre che la lotta sia incisiva nelle parole d'ordine e negli obiettivi.
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