Nella lunga guerra in corso per la conquista dei mercati dove
vendere le auto prodotte in tutto il mondo (oltre 80 milioni nel 2021 compresi
i veicoli commerciali), guerra accelerata dalla cosiddetta transizione alle
auto elettriche, Stellantis ha deciso di spostare la produzione delle auto
elettriche in India, dove negli ultimi sei anni ha investito oltre un
miliardo, secondo un articolo di MilanoFinanza.
Se “Non è un mistero, scrive MF-Milano Finanza, che il costruttore consideri il mercato indiano fra i
più promettenti per quanto riguarda le vendite.” c’è però una novità, ed “è che Stellantis ritiene l’India anche un potenziale polo produttivo di auto elettriche a basso costo da esportare in tutto il mondo.”Ma quale novità! La ricerca spasmodica di forza-lavoro a
basso costo da parte dei padroni di ogni risma è una costante. In realtà Tavares,
insoddisfatto “per le politiche di accompagnamento alla transizione sostenibile
approvate da Bruxelles e dai Paesi membri della Ue” fa la voce grossa per farsi
sentire appunto dai governi cui chiede “incentivi”, anche questa una costante
oramai da decenni!
«Finora, l’Europa non è stata in grado di produrre veicoli
elettrici a prezzi accessibili», dice Tavares. E che c’entra l’Europa? C’entra
perché la guerra è diventata “mondiale” visto che tutti gli stati imperialisti
sovvenzionano il settore.
“Il manager ha perciò chiesto alle autorità europee di
sostenere la domanda con incentivi, di garantire stabilità normativa e di
proteggere le case di auto domestiche dalla concorrenza sleale dei marchi
cinesi, ampiamente sussidiati in patria dal governo di Pechino. Altrimenti, è
il sottinteso, l’Europa rischia la deindustrializzazione a beneficio non solo
della Cina e dell’India, ma anche degli Stati Uniti, che di recente hanno
approvato un piano di sostegno dell’auto made in Usa dai connotati molto
protezionistici.”
«La grande
opportunità per l’India sarebbe quella di vendere auto compatte elettriche a un
prezzo accessibile … Questo è ciò a cui stiamo lavorando, ma non è ancora
deciso. Questo è ciò che stiamo cercando di fare».
E per fare questo “Nel piano al 2030 Stellantis ha previsto
investimenti per 30 miliardi sull’elettrico. I piani sono già stati avviati con
la riconversione delle fabbriche e la costruzione di gigafactory in Europa e
Stati Uniti. Di recente, poi, la casa ha annunciato il lancio negli Stati Uniti
a partire dal 2024 della 500 elettrica, prodotta nello stabilimento di
Mirafiori. Il prezzo delle vetture a batteria resta tuttavia elevato. Secondo
una recente analisi di Alixpartners, il costo delle materie prime in un’auto
elettrica ammonta a 5076 dollari, il 74% in più rispetto al 2020 e quasi il
triplo rispetto a una vettura con motore diesel o benzina.”
Sui “costi” i padroni piangono sempre miseria: “A ciò si
aggiunge l’aumento del prezzo dell’energia che ha comportato un incremento dei
costi di produzione di una vettura con motore (a combustione o elettrica) di
circa 500 euro per unità. In queste condizioni, ha più volte sottolineato
Tavares, la classe media non potrà permettersi di comprare auto elettriche
e, quindi, le fabbriche europee continueranno a lavorare su volumi
ben al di sotto della loro capacità produttiva.” Ciò significa che in
futuro le “fabbriche europee” e quindi anche italiane sono destinate a chiudere?
Visto che il quadro è abbastanza chiaro e i padroni i conti
se li fanno con molto anticipo, la palla passa nel campo delle operaie e degli
operai: senza la lotta non si può pensare di difendersi da questi attacchi…
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