martedì 8 settembre 2020

pc 8 settembre - Conte in Libano: dietro l'ipocrisia degli "aiuti", l'interesse dell'imperialismo italiano nella ricostruzione

La borghesia imperialista italiana rafforza il suo ruolo nell'area strategica Mediorientale per la contesa interimperialistica. 
Colpire i suoi interessi è esigenza vitale per il proletariato ed i popoli oppressi

La strage di Stato del 4 agosto, con l’esplosione del porto di Beirut e con il suo carico di 200 morti, 7mila feriti, 300mila sfollati, ha aperto la strada all’intervento deciso, sul campo, degli Stati imperialisti, con gli “aiuti” interessati, con la ricostruzione, per piegare maggiormente il popolo libico nella contesa interimperialistica che ha per scopo il dominio delle zone d’influenza con al centro gli interessi per lo sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo, diventato una polveriera pronta a scoppiare anche per il ruolo di Turchia, Iran, Israele.
Prima con Macron e oggi con la visita del rappresentante del comitato d’affari della borghesia italiana, Conte.
La Francia aveva già imposto il suo diktat alla sua ex colonia, tenendo a distanza USA e Israele, con
il ricatto degli aiuti per “profondi cambiamenti”, nominando il nuovo capo del governo -un ambasciatore libanese in Germania- negoziando con Hezbollah, organizzando una videoconferenza dei “donatori” (USA, Francia e Unione Europea, Lega Araba, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale ) che annuncia di avere stanziato 250 milioni di euro per aiutare il Libano nella ricostruzione.
Con gli stessi scopi, oggi la visita di Conte, dietro l’ipocrisia della solidarietà, della “profonda amicizia” che lega i 2 Stati, delle operazioni umanitarie, di “storico partenariato".
Il capo del governo italiano, in un’intervista al quotidiano francofono “L'Orient-Le Jour”, dichiara:"Spero che venga messo in atto un programma urgente di riforme”, e che si arrivi alla formazione di un governo “ con cui la comunità internazionale possa lavorare per la ricostruzione”. Gli stessi obiettivi che persegue l'imperialismo francese.
L’Italia ha sempre lavorato per un Libano piegato agli interessi imperialisti, ospitando la conferenza Roma II nel 2018 che ha rappresentato il primo passo della roadmap tracciata dall'International Support Group for Lebanon a sostegno del governo Hariri e delle forze armate libanesi. L'Italia, con la sua missione militare bilaterale Mibil, addestra truppe e apparato repressivo e occupa militarmente il Sud del Libano con un contingente che conta più di 1.000 unità nell’ambito della missione UNIFIL. Insomma l’Italia ha rafforzato governi e classe dirigente in Libano responsabili di corruzione, di ruberie, di misure antipopolari che hanno allargato la miseria, la disoccupazione, e che la strage al porto, di cui è responsabile il governo, tutta la classe dirigente, padroni e banchieri, e la pandemia renderanno ancora più drammatiche la condizione di vita delle masse libanesi. Quindi l'Italia ha avuto un ruolo attivo nel puntellare un sistema politico antipopolare contro cui le masse libanesi si erano sollevate fino a un mese fa, prendendo d’assalto il parlamento, i ministeri e le banche.
Inoltre ci sono gli interessi dell' ENI da tutelare, come riporta l’Agenzia Nova, “nel febbraio del 2018 il ministero dell’Energia libanese ha assegnato al consorzio formato da Eni, Novatek e Total una licenza esplorativa per i blocchi 4 e 9. La nave perforatrice ha raggiunto le acque libanesi il 25 febbraio 2020. Il Libano riponeva grandi speranze nella scoperta di quantità commerciabili di gas in due dei dieci blocchi messi a gara”.
Amnesty International ha dichiarato: "a un mese dalla micidiale esplosione nel porto di Beirut, è diventato sempre più chiaro che i processi avviati dalle autorità libanesi per indagare sui tragici eventi del 4 agosto non sono né indipendenti né imparziali". Per questo le masse libanesi si sono rivoltate contro il loro governo, ma questo tema non sarà di certo nell'agenda degli incontri del governo Conte con le autorità libanesi.

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