Colpire i suoi interessi è esigenza vitale per il proletariato ed i popoli oppressi
La strage di Stato del 4 agosto, con l’esplosione del porto di
Beirut e con il suo carico di 200 morti, 7mila feriti, 300mila
sfollati, ha aperto la strada all’intervento deciso, sul campo,
degli Stati imperialisti, con gli “aiuti” interessati, con la
ricostruzione, per piegare maggiormente il popolo libico nella
contesa interimperialistica che ha per scopo il dominio delle zone d’influenza
con al centro gli interessi per lo sfruttamento delle risorse
energetiche nel Mediterraneo, diventato una polveriera pronta a scoppiare anche
per il ruolo di Turchia, Iran, Israele.
Prima con Macron e
oggi con la visita del rappresentante del comitato d’affari della
borghesia italiana, Conte.
La Francia aveva già
imposto il suo diktat alla sua ex colonia, tenendo a distanza USA e
Israele, con
il ricatto degli aiuti per “profondi cambiamenti”,
nominando il nuovo capo del governo -un ambasciatore libanese in
Germania- negoziando con Hezbollah, organizzando una videoconferenza
dei “donatori” (USA, Francia e Unione Europea, Lega Araba, Banca
Mondiale e Fondo Monetario Internazionale ) che annuncia di avere
stanziato 250 milioni di euro per aiutare il Libano nella
ricostruzione.
Con gli stessi
scopi, oggi la visita di Conte, dietro l’ipocrisia della
solidarietà, della “profonda amicizia” che lega i 2 Stati, delle
operazioni umanitarie, di “storico partenariato".
Il capo del governo
italiano, in un’intervista al quotidiano francofono “L'Orient-Le
Jour”, dichiara:"Spero che venga messo in atto un
programma urgente di riforme”, e
che si arrivi alla formazione di un governo “ con
cui la comunità internazionale possa lavorare per la ricostruzione”. Gli stessi obiettivi che persegue l'imperialismo francese.
L’Italia
ha sempre lavorato per un Libano piegato agli interessi imperialisti,
ospitando la conferenza Roma II nel 2018 che ha rappresentato il
primo passo della roadmap tracciata dall'International Support Group
for Lebanon a sostegno del governo Hariri e delle forze armate
libanesi. L'Italia, con la sua missione militare bilaterale Mibil,
addestra truppe e apparato repressivo e occupa militarmente il Sud
del Libano con un contingente che conta più di 1.000 unità
nell’ambito della
missione UNIFIL. Insomma
l’Italia ha rafforzato governi e
classe dirigente in
Libano responsabili di corruzione, di
ruberie, di
misure antipopolari che hanno allargato la miseria, la
disoccupazione, e che la strage al porto, di cui è responsabile il
governo, tutta la classe dirigente, padroni
e banchieri, e la
pandemia renderanno ancora
più drammatiche
la condizione di vita delle masse libanesi. Quindi l'Italia ha avuto un ruolo attivo nel puntellare un sistema politico antipopolare contro cui le masse libanesi si erano sollevate fino a un mese fa, prendendo d’assalto il parlamento, i ministeri e le banche.
Inoltre ci sono gli interessi dell' ENI da tutelare,
come riporta l’Agenzia Nova, “nel febbraio del
2018 il ministero dell’Energia libanese ha assegnato al consorzio
formato da Eni, Novatek e Total una licenza esplorativa per i blocchi
4 e 9. La nave perforatrice ha raggiunto le acque libanesi il 25
febbraio 2020. Il Libano riponeva grandi speranze nella scoperta di
quantità commerciabili di gas in due dei dieci blocchi messi a
gara”.
Amnesty International ha dichiarato: "a un mese dalla micidiale esplosione nel porto di Beirut, è diventato sempre più chiaro che i processi avviati dalle autorità libanesi per indagare sui tragici eventi del 4 agosto non sono né indipendenti né imparziali". Per questo le masse libanesi si sono rivoltate contro il loro governo, ma questo tema non sarà di certo nell'agenda degli incontri del governo Conte con le autorità libanesi.
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