Libia: tutti i punti dell’intesa raggiunta in Svizzera, "Nova" parla in esclusiva con uno dei mediatori
Roma, 11 set 16:27 - (Agenzia Nova) - L’intesa
raggiunta a Montreux, in Svizzera, sotto gli auspici del Centro per il
dialogo umanitario (Hd, think tank con sede a Ginevra) e alla presenza
della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) dal 7
al 9 settembre, è “una tappa” di un percorso per redigere una “road map”
da presentare Libyan Political Forum (Lpf), il processo che dovrebbe
riunire tutte le iniziative diplomatiche svolte fin qui: da Berlino a
Palermo, da Parigi ad Abu Dhabi passando per il Cairo. Lo afferma
Naoufel Omeyya Seddik, senior advisor per il Medio Oriente e il Nord
Africa del Centre for Humanitarian Dialogue, raggiunto al telefono da
“Agenzia Nova” appena rientrato dalla Svizzera. Elezioni presidenziali e
parlamentari in Libia entro 18 mesi, riforma del Consiglio di
presidenza, istituzione di un nuovo governo a Sirte, dove avrà sede
anche il
parlamento, amnistia e ritorno degli sfollati e della diaspora: queste sono solo alcune delle raccomandazioni emerse dai colloqui di Montreux. Un risultato accolto con grande favore da tutti gli attori internazionali coinvolti nella risoluzione della crisi libica, Italia inclusa. La situazione sul terreno, tuttavia, resta la stessa: non si spara più, ma il petrolio resta bloccato e la popolazione è sempre più esasperata.
“Prima di tutto non si può considerare un risultato definitivo. Quello che è successo a Montreux
rientra in un processo di dialogo ufficiale più ampio. Ci sono varie consultazioni, abbiamo cominciato con Montreux e continueremo anche dopo Montreux. L’obiettivo raggiungere le condizioni per la ripresa del processo politico ufficiale sotto l’egida delle Nazioni Unite e fare in modo che questo processo non faccia la stessa fine dei precedenti”, afferma Seddik. Un nuovo ciclo di dialogo, dunque, potrebbe tenersi molto presto. Molto si è detto sui contenuti, ma l’identità dei delegati che hanno partecipato ai colloqui a porte chiuse non è nota. “A Montreux c’erano rappresentanti di varie forze politiche (e non militari) e vari attori influenti. L’obiettivo non era quello di avere un equilibrio geografico: erano presenti le varie e principali forze dei due campi antagonista, cioè l’est e l’ovest. Altri attori che fanno parte del processo hanno scelto di venire separatamente prima di Montreux e questo processo continuerà anche dopo. Montreux non aveva la pretesa di essere un dialogo inclusivo di tutte le forze in campo¬: ci sono anche altre forze che fanno parte del processo e che parteciperanno ai seguiti, ai follow-up”, rivela Seddik.
Il generale Khalifa Haftar era assente, ma c’erano delle “personalità politiche a lui vicine”, aggiunge il consigliere diplomatico. Non solo. In Svizzera c’erano anche esponenti dei due rami del parlamento libico, la Camera dei rappresentanti di Tobruk e l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, che proprio ieri hanno concluso un ciclo di dialogo parallelo in Marocco. “E’ sicuramente positivo se in Marocco si raggiunge un accordo sulle cosiddette posizioni sovrane”, commenta ancora Seddik, in riferimento all’intesa annunciata nella città marocchina di Bouznika sui principali incarichi del paese. Secondo l’agenzia di stampa marocchina “Map”, le due delegazioni hanno raggiunto un accordo globale sui criteri, sui meccanismi e sugli obiettivi dei principali incarichi del paese. Eppure, il portale di informazione libico “Al Wasat” spiega che non c'è ancora unità d'intenti per quanto riguarda la National Oil Corporation (Noc) e l’Autorità libica per gli investimenti (Lia). Secondo l’emittente di proprietà saudita “Al Arabiya”, inoltre, le parti sarebbero distanti anche per quanto riguarda il comando dell’Esercito e la Banca centrale.
Il lavoro del Centro per il dialogo umanitario è quello di “elaborare una road map il più precisa e realista possibile da mettere sul tavolo quando prenderà il via il dialogo officiale, il Libayan political forum, che si terrà sotto l’egida dell’Onu e con l’appoggio del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, aggiunge Naoufel Omeyya Seddik. “L’obiettivo del processo politico, di cui Montreux è stato un episodio, è portare una proposta di road map che sia la base di discussione dell’Lpf”, precisa ancora il consigliere. Uno dei punti più critici delle raccomandazioni di Montreux riguarda il trasferimento del governo del parlamento a Sirte. Un’eventualità di questo tipo presuppone che la città della Libia centrale sia smilitarizzata: al contrario, negli ultimi giorni c’è stato un accumulo di forze militari. “Ci sono varie proposte sul cessate il fuoco e la zona smilitarizzata è una di queste e sta andando avanti a due livelli: da una parte le forze locali sul terreno e dall’altra il coinvolgimento dei paesi coinvolti che aiuteranno ad attuare il cessate il fuoco.
parlamento, amnistia e ritorno degli sfollati e della diaspora: queste sono solo alcune delle raccomandazioni emerse dai colloqui di Montreux. Un risultato accolto con grande favore da tutti gli attori internazionali coinvolti nella risoluzione della crisi libica, Italia inclusa. La situazione sul terreno, tuttavia, resta la stessa: non si spara più, ma il petrolio resta bloccato e la popolazione è sempre più esasperata.
“Prima di tutto non si può considerare un risultato definitivo. Quello che è successo a Montreux
rientra in un processo di dialogo ufficiale più ampio. Ci sono varie consultazioni, abbiamo cominciato con Montreux e continueremo anche dopo Montreux. L’obiettivo raggiungere le condizioni per la ripresa del processo politico ufficiale sotto l’egida delle Nazioni Unite e fare in modo che questo processo non faccia la stessa fine dei precedenti”, afferma Seddik. Un nuovo ciclo di dialogo, dunque, potrebbe tenersi molto presto. Molto si è detto sui contenuti, ma l’identità dei delegati che hanno partecipato ai colloqui a porte chiuse non è nota. “A Montreux c’erano rappresentanti di varie forze politiche (e non militari) e vari attori influenti. L’obiettivo non era quello di avere un equilibrio geografico: erano presenti le varie e principali forze dei due campi antagonista, cioè l’est e l’ovest. Altri attori che fanno parte del processo hanno scelto di venire separatamente prima di Montreux e questo processo continuerà anche dopo. Montreux non aveva la pretesa di essere un dialogo inclusivo di tutte le forze in campo¬: ci sono anche altre forze che fanno parte del processo e che parteciperanno ai seguiti, ai follow-up”, rivela Seddik.
Il generale Khalifa Haftar era assente, ma c’erano delle “personalità politiche a lui vicine”, aggiunge il consigliere diplomatico. Non solo. In Svizzera c’erano anche esponenti dei due rami del parlamento libico, la Camera dei rappresentanti di Tobruk e l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, che proprio ieri hanno concluso un ciclo di dialogo parallelo in Marocco. “E’ sicuramente positivo se in Marocco si raggiunge un accordo sulle cosiddette posizioni sovrane”, commenta ancora Seddik, in riferimento all’intesa annunciata nella città marocchina di Bouznika sui principali incarichi del paese. Secondo l’agenzia di stampa marocchina “Map”, le due delegazioni hanno raggiunto un accordo globale sui criteri, sui meccanismi e sugli obiettivi dei principali incarichi del paese. Eppure, il portale di informazione libico “Al Wasat” spiega che non c'è ancora unità d'intenti per quanto riguarda la National Oil Corporation (Noc) e l’Autorità libica per gli investimenti (Lia). Secondo l’emittente di proprietà saudita “Al Arabiya”, inoltre, le parti sarebbero distanti anche per quanto riguarda il comando dell’Esercito e la Banca centrale.
Il lavoro del Centro per il dialogo umanitario è quello di “elaborare una road map il più precisa e realista possibile da mettere sul tavolo quando prenderà il via il dialogo officiale, il Libayan political forum, che si terrà sotto l’egida dell’Onu e con l’appoggio del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, aggiunge Naoufel Omeyya Seddik. “L’obiettivo del processo politico, di cui Montreux è stato un episodio, è portare una proposta di road map che sia la base di discussione dell’Lpf”, precisa ancora il consigliere. Uno dei punti più critici delle raccomandazioni di Montreux riguarda il trasferimento del governo del parlamento a Sirte. Un’eventualità di questo tipo presuppone che la città della Libia centrale sia smilitarizzata: al contrario, negli ultimi giorni c’è stato un accumulo di forze militari. “Ci sono varie proposte sul cessate il fuoco e la zona smilitarizzata è una di queste e sta andando avanti a due livelli: da una parte le forze locali sul terreno e dall’altra il coinvolgimento dei paesi coinvolti che aiuteranno ad attuare il cessate il fuoco.
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