sabato 29 febbraio 2020

pc 29 febbraio - Aumentano le denunce di incidenti mortali sul lavoro - 52 i casi segnalati dall'inizio dell'anno - ma il vero pericolo per padroni, governo, sindacati venduti, è il coronavirus...

...o meglio quello che con l'emergenza si vuole evitare: assembramenti, scioperi, assemblee sindacali

Continua la strage di lavoratori che rimangono vittime per infortuni sul lavoro: ne vengono uccisi più per infortunio che dal coronavirus. Solo nella giornata di ieri si contano 4 morti sul lavoro. 83 dall'inizio dell'anno (dall'osservatorio indipendente morti per infortuni sul lavoro)

Un'altra notizia, questa volta dell'Ansa, che fa pensare: A gennaio calano le denunce di infortunio sul lavoro ma aumentano le denunce per i casi mortali. Lo fa sapere l'Inail spiegando che le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Istituto nel primo mese del 2020 sono state 46.483 (-3% rispetto al gennaio 2019) mentre sono state 52 quelle riferite ad incidenti con esito
mortale (+18,2%). Sono diminuite le denunce per patologie di origine professionale con 4.634 casi (-5,6%).
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail nel mese di gennaio sono state 46.483, in diminuzione di oltre 1.400 casi (-3%) rispetto al primo mese del 2019. Si registra un calo sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 41.475 a 40.712 (-1,8%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un calo pari al 10,3%, da 6.433 a 5.771. A gennaio 2020 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è diminuito del 4,2% nella gestione Industria e servizi (a 34.995 casi) e del 2,6% in Agricoltura, mentre nel Conto Stato si registra un aumento dell'1,9% (a 9.353 casi). L'analisi territoriale evidenzia un calo delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: -2,4% nel Nord-Ovest, -3,8% nel Nord-Est, -4% nel Centro, -0,3% al Sud e -4,2% nelle Isole. La diminuzione delle denunce ha interessato solo i lavoratori italiani (-4%), mentre quelli comunitari ed extracomunitari hanno presentato incrementi pari, rispettivamente, al +8% e +1%. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Istituto nel mese di gennaio sono state 52, otto in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019 (+18,2%). Sono aumentate soprattutto le denunce di incidenti mortali avvenuti in itinere (da 13 a 19) mentre quelle per infortuni in occasione di lavoro sono passati da 31 a 33.

Che i lavoratori italiani siano più addomesticati ed abbiano paura a denunciare gli infortuni, così come le malattie di origine professionale, è un dato di fatto ed è il frutto di politiche bipartisan di attacco e svendita dei loro diritti, oltre che da parte dello Stato e dei padroni, anche e soprattutto delle politiche di contenimento del conflitto dei sindacati concertativi.
Che il vero pericolo sia la presa di coscienza collettiva di una legge che non protegge, ma sfrutta, reprime, isola e incarcera in nome dell"unità nazionale" e non per il benessere della popolazione ma per quello del profitto, si vede chiaramente dall'indecente comportamento dei sindacati confederali, che non solo hanno revocato lo sciopero della scuola, indetto da loro stessi il 6 marzo per depotenziare e dividere le lavoratrici in sciopero il 9 marzo, ma hanno anche accettato di non tenere assemblee sindacali. E non solo in Veneto o al Nord, in vicinanza dei focolai del coronavirus, ma anche nelle fabbriche di Honda e Sevel, nel Chietino, dove non ci sono segnalazioni del virus, ma le assemblee sindacali sono state comunque sospese.
Ricordiamo che alla Sevel anche la stessa usb rispose con un ridicolo sciopero di 2 ore all'ennesima morte operaia il 3 gennaio scorso.
Alla Sevel e all'Honda quindi, gli assembramenti sono consentiti solo per lavorare e chi è tornato da zone a rischio contagio deve lavorare con la mascherina e deve portarsi il pranzo al sacco.
Non sarà ora che anche i lavoratori italiani si arrabbino sul serio e non con gli immigrati ma con i padroni?

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