I bar, e non solo dalle
18, come da ordinanza
regionale. E poi parrucchieri, manicure, ristoranti, market. A
Milano la comunità cinese chiude le attività commerciali "fino
a data da destinarsi". Una decisione che non sarebbe stata presa
dopo riunioni e vertici, ma che sarebbe stata condivisa un po' da
tutti, come spiega Francesco Wu, nel direttivo di Camera di Commercio
di Milano Monza a Brianza, responsabile per l'imprenditoria
straniera: "Ogni settore commerciale della comunità cinese ha
deciso in autonomia già da venerdì di chiudere le attività, sia
per un calo della domanda di servizio, sia per rispetto verso la
città in un momento difficile. Non c'è stato un ordine dall'alto
arrivato dai vertici o dall'ambasciata cinese, ma una consultazione
orizzontale, nelle chat, dei ristoratori fra di loro, come dei
baristi, come dei parrucchieri e degli estetisti. Abbiamo valutato,
anche a seguito dell'ordinanza regionale, che è opportuno chiudere
le attività fino a nuove disposizione, per non mettere a rischio la
salute di nessuno e anche perché comunque il giro d'affari non
giustifica l'apertura dei negozi e degli esercizi pubblici".
Proseguiamo con la cattiva informazione che genera il panico
L'assalto ai centralini per la paura coronavirus: 300mila chiamate in un giorno al numero di emergenza della Lombardia
Tra 112 e il centralino attivato dalla Regione
linee intasate da ogni genere di richiesta, la più frequente quella
di fare un tampone. "Ma così si manda in tilt il sistema e si
toglie tempo alle richieste di aiuto reali"
di TIZIANA DE
GIORGIO e SANDRO DE RICCARDIS
Oltre 300mila chiamate
in un giorno, più di mezzo milione in 48 ore, una media di 12.500
ogni ora. E' come se tutti gli abitanti di una città grande quasi
quanto Catania si fossero attaccati al telefono nello stesso giorno,
chiamando lo stesso numero: 800.894.545.
Continuiamo con la piaga dello sciacallaggio
Coronavirus: i pm di Milano aprono un fascicolo per la speculazione su mascherine e disinfettanti, esposto del Codacons in 104 procure
La guardia di finanza effettuerà un primo
monitoraggio, nel mirino soprattutto le vendite online
La procura di Milano ha
aperto un fascicolo con l'ipotesi di "manovre speculative"
su generi di prima necessità in relazione alle vendite a prezzi
'folli', in particolare su piattaforme online, di gel disinfettanti e
mascherine in questi giorni di emergenza coronavirus. Il fascicolo al
momento è a carico di ignoti ed è coordinato dagli aggiunti Tiziana
Siciliano e Eugenio Fusco. La guardia di finanza effettuerà un primo
monitoraggio per gli accertamenti.
In mattinata il
Codacons aveva presentato a 104 procure di tutta Italia, alla guardia
di finanza e all'Antitrust un esposto per i listini esorbitanti e le
speculazioni sui prezzi di gel igienizzanti e mascherine venduti sul
web. Secondo il Codacons per le mascherine sui siti di vendita online
si sono registrati ricarichi che arrivano fino a +1700%, mentre per i
gel igienizzanti per le mani gli aumenti raggiungono quota +650%.
"Appare necessario
formulare richiesta tesa ad oscurare le pagine di Amazon e di altri
portali specializzati nelle vendite online, dove si continuano a
pubblicizzare prodotti legati al coronavirus a prezzi abnormi. Per
dare un'idea di quanto sta accadendo si documentano, a titolo
esemplificativo, le offerte per alcuni prodotti "Per
CoronaVirus" tesi a ingannare i Consumatori e indurli ad
acquistare a prezzi intollerabilmente elevati, prodotti assolutamente
inutili contro il virus. Del resto i costi per la produzione dei
prodotti non sono aumentati né l'incremento della richiesta può
giustificare uno spropositato aumento dei prezzi".
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