giovedì 27 febbraio 2020

pc 27 febbraio - SCIOPERO DELLE DONNE: QUALE, COME, PERCHE'


Dall'opuscolo "360°" contenente gli ATTI del seminario estivo del MFPR

Sciopero delle donne o sciopero globale?

Una delle armi, di fase necessaria sul piano di questa autonomia del femminismo proletario rivoluzionario è lo sciopero delle donne. M;a lo sciopero delle donne vero, a fronte dell’analisi della realtà concreta che vive nel nostro paese la maggioranza delle donne, a fronte di politiche sempre più oppressive, discriminatorie, (le donne lavoratrici sono le prime ad essere licenziate, precarizzate, tagli ai servizi sociali, sanitari, scuole, asili, il lavoro di cura sempre più scaricato sulle donne, su cui scaricare doppiamente la crisi del sistema capitalista/imperialista, l’humus sessista e maschilista diffuso dall’alto, legittimazione della violenza dall’alto a livello di massa, l’uso/abuso del potere per usare/abusare delle donne,).

Uno sciopero reale che si estenda in tante fabbriche, in tante realtà di lavoro, sottolavoro, precariato, in realtà in cui è difficile che arrivi anche il messaggio: le braccianti, le immigrate ipersfruttate e schiavizzate, ecc. Uno sciopero vero in carne e ossa, e non virtuale o simbolico, che partendo dai e nei posti di lavoro si estenda, si allarghi e si intrecci con tutti gli ambiti e aspetti dell’oppressione delle donne, case, scuole, territori martoriati, ecc..
Sciopero vero significa sporcarsi le mani, andare alla fonte, dalle lavoratrici, spiegare e diffondere il messaggio dello sciopero delle donne, organizzarlo partendo anche da piccoli
numeri ma significativi ed espressione della necessità di una vera rottura; uno sciopero come sfida, che crei “danni” ai padroni, allo Stato, alla “sacra famiglia”; ma anche di rottura nel movimento sindacale e tra gli stessi lavoratori, oscillanti spesso tra sessismo e paternalismo riformista.
Se è così lo sciopero delle donne è un’arma che ha un impatto non solo economico ma anche ideologico, politico, culturale perché ponendo una denuncia che riguarda l’insieme della maggioranza delle donne mette in discussione tutto, il lavoro e il non lavoro, le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, il ruolo di oppressione nella famiglia e la stessa “sacra famiglia” come la vuole questa società borghese. In questo senso lo sciopero delle donne non riguarda solo la questione di alcune rivendicazioni, ma è uno strumento di fase.
Esso, però, non deve sostituirsi alla più ampia lotta rivoluzionaria delle donne divenendo il tutto, come invece viene posto nel movimento odierno.
Lo sciopero delle donne è una tappa di un percorso che pone sul tappeto chiaramente la questione della lotta rivoluzionaria e non riformista perché “tutta la vita deve cambiare”, della necessità di una società diversa, di rapporti sociali diversi, fino ai rapporti uomo/donna che non si possono riformare dall’interno di questa società. Significa dire alle donne: siete voi, siete voi donne più sfruttate e oppresse che dovete prendere la vostra vita e la lotta nelle vostre mani!
Quindi, un’arma da impugnare che però non deve essere trasformarsi in un rituale annuale “normalizzato” e “normalizzante”.

Anche la piattaforma elaborata “sul campo” dalle stesse lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, braccianti, ecc. in anni di lotte, lavoro, iniziative sui posti di lavoro e fuori, nei quartieri, nei caseggiati, esprime tutto questo “…Il valore di questa piattaforma e ciò che la distingue dalle altre è di essere arma di lotta oggi delle donne su tutti i fronti, ma mostrando, nello scontro con questo sistema sociale borghese che non solo nega i diritti alla maggioranza delle donne, soprattutto proletarie, ma sempre più li toglie, anche quelli conquistati con grandi movimenti femministi di lotta, che per ottenere questi obiettivi “normali” per la vita, la dignità, l'autodeterminazione delle donne, occorre una nuova società, una società socialista, in cui le donne abbiamo potere e possano dare l'assalto al cielo e conquistarselo.” - Da un comunicato Mfpr pre 8 marzo.

Nelle assemblee di NUDM sullo sciopero delle donne, le lavoratrici si citano, se ne parla, si dice che ci deve essere un collegamento tra le femministe e le lavoratrici sfruttate sul lavoro, che si deve cercare di entrare nei posti di lavoro, di fare inchiesta, si fanno anche buone denunce, ma quando ci sono le lotte concrete delle lavoratrici non si sostengono; il movimento delle donne l’8 marzo, nella rappresentazione di NUDM, poi nei fatti “dimentica” lo sciopero concreto sui posti di lavoro, e i cortei, presidi, iniziative di piazza, pomeridiane/serali, prendono il posto dello sciopero.
Lo sciopero delle donne nel movimento femminista piccolo borghese, chiamato “globale” soffoca la questione della lotta di classe, in alcune espressioni arriva anche a cancellarla, pone come principale la contraddizione di genere, non una linea/piano di lotta per una vera trasformazione sociale, e quindi si pone alternativo alla rivoluzione...

Ora anche in questo movimento alcune voci parlano di “intreccio genere e classe”. Ma esso non va inteso in senso di “conciliazione” o di fronte/alleanza tra classe oppressa e genere oppresso; ma deve significare guardare la condizione e la battaglia delle donne con le lenti di classe, comprendendo che la lotta delle donne - che è lotta di classe - in termini ideologici, politici, pratici è una marcia in più per trasformare la terra e il cielo.
La “marcia in più” è un principio teorico, che tutte le organizzazioni proletarie, comuniste devono assumere e capirne la sua ricchezza anche pratica. La condizione e lotta delle donne mostra in maniera chiara che non c'è nessun problema, ma proprio nessuno, che si possa risolvere senza rivoluzione.

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