martedì 25 febbraio 2020

pc 25 febbraio - La questione dell'amnistia sociale in una lettera di Nicoletta Dosio - nei prossimi giorni la valutazione di Soccorso Rosso Proletario

Anche se da lontano, desidero farvi giungere il mio saluto e il mio abbraccio.
Questo non-luogo che mi detiene non può ingabbiare il mio pensiero, l’affetto che provo per voi, la libertà e la fedeltà ad una lotta collettiva, rafforzata dalle esperienze del passato, anche dalle sconfitte, che resistono all’oblio perché ancora, sempre, richiedono giustizia.
Chiusa tra queste mura, ripercorro con commozione e meraviglia la storia NO TAV che ha riempito di senso e di efficacia l’ultimo trentennio della nostra esistenza: una lotta concreta, calibrata quotidianamente sulla realtà, efficace perché capace di aggregare le persone e le diverse realtà attraverso la chiarezza irriducibile, non negoziabile, degli obiettivi, proprio come quando sono messi in gioco i luoghi della propria vita, anzi la vita stessa.
Negli anni il movimento NO TAV è diventato per tanti simbolo e speranza di riscatto e la Valle di
Susa luogo di esperienza e di elaborazione culturale e sociale, per moltissimi luogo del cuore.
Il vento della lotta NO TAV si è allargato a ridare fiato e gambe a terre in cui esisteva solo ingiustizia e rassegnazione.
Per questo, contro di noi e contro quanti sono venuti a condividere la nostra mobilitazione, si è alzata la repressione. La lobby del TAV ha trovato nelle forze di polizia il braccio armato e nelle Procure (in  primo luogo la Procura di Torino) il braccio giudiziario.
Contro di noi è stata messa in campo tutta la gamma delle “pene”: dal carcere, agli arresti domiciliari, ai fogli di via, alle pesantissime sanzioni pecuniarie, fino alla “sorveglianza speciale”.
Anche in questo campo il movimento NO TAV è diventato, nel laboratorio dello “Stato penale del nemico”, la cavia su cui mettere a punto e sperimentare i “Decreti sicurezza” Minniti-Orlando e Salvini.
Decreti che una maggioranza parlamentare prona al capitale, contro lo spirito e la lettera della Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, ha trasformato in leggi avverse ad ogni principio di giustizia sociale ed ambientale.
In base a tali leggi il braccio armato del sistema ha rincrudito e allargato il proprio campo d’azione, facendo di quanti combattono per una società più giusta e responsabile dei nemici da combattere senza esclusione di colpi.
In base a questi principi si riempiono carceri e CPR, si dà via libera a razzismi e fascismi alimentando la “guerra tra poveri”, si soffocano le lotte.
I decreti e le leggi-sicurezza devono essere prontamente aboliti e la mobilitazione per la loro cancellazione deve andare di pari passo con la richiesta della cosiddetta “amnistia sociale”: senza l’abolizione degli uni, l’altra non sarebbe che un palliativo temporaneo.
Della possibilità dell’amnistia sociale si discute nelle carceri e si accendono attese e speranze.
Credo che il movimento NO TAV abbia la generosità e l’esperienza per impegnarsi in prima persona a favore di tale improcrastinabile battaglia di libertà e di giustizia e per coinvolgere su questo fronte le persone e le realtà sorelle, in ogni parte del Paese.
L’amnistia come riconoscimento delle resistenze collettive contro le “grandi male opere”, le guerre e gli armamenti, lo sfruttamento dei lavoratori e le “fabbriche della morte”, per il diritto alla casa, alla salute, ad un lavoro dignitoso, contro fascismi e schiavismi, per una cultura di pace e di liberazione.
L’amnistia come estinzione anche dei “reati di povertà”. Tra le mura delle carceri sono questi i reati più rappresentati, connessi all’indigenza, alle tossicodipendenze, alla prostituzione, alla clandestinità.
Un sistema da abbattere per costruire un mondo più giusto e vivibile per tutti.
Perché il conflitto che si impone abbia efficacia e progettualità, servono la partecipazione, l’intelligenza e il cuore di tutte e tutti (e lo sa bene il Movimento Notav che sulla capacità di aggregare e corresponsabilizzare ha costruito la propria capacità di resistenza). L’amnistia, lungi dal segnare un punto d’arrivo con un patto di pacificazione, deve essere un punto di partenza, la chiave che apre i ceppi concreti e metaforici che bloccano le tante esperienze, intelligenze, generosità prigioniere: forze senza le quali la strada verso la liberazione sarà più ardua ed incerta.
Certo, il cammino non è facile, ma è indispensabile partire.
Questa mia esperienza di reclusa mi offre un osservatorio privilegiato su che cosa sia il “diritto penale del nemico”. Proprio perché provo quanto siano pesanti ed ingiuste le catene, ritengo inaccettabile la sorte delle compagne e dei compagni che consumano le loro vite (alcuni fin dagli anni ‘80) nelle carceri speciali, sottoposti all’ergastolo ed al 41 bis.
Nessuna di queste sofferenze è compatibile con ciò che per tutti noi è “giustizia”.
Che ricominci dunque a soffiare il vento di liberazione e diventi realtà la nuova alleanza tra esseri umani e con la natura.
Alle mie sorelle ed ai miei fratelli Notav va l’abbraccio più affettuoso: oggi il mio posto di militanza è qui, tra questa mura, ma il mio cuore è con voi, sui sentieri della Clarea, su quella terra dove, da 30 anni, continuiamo testardamente a resistere.
Non un passo indietro.
Avanti NOTAV!!!
Nicoletta
Da notav.info

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