Un altro esponente di Fratelli d’Italia arrestato per mafia. E’ il quinto in otto mesi
Un
neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Calabria, Domenico
Creazzo, è stato arrestato ieri e posto ai domiciliari nell’ambito di
una operazione antindrangheta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria.
L’operazione ha determinato 65 ordinanze di custodia cautelare di cui 53
in carcere e 12 agli arresti domiciliari.
Domenico
Creazzo non è però l’unico politico coinvolto, è stata infatti
chiesta anche una autorizzazione a procedere, con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, per il senatore di Forza Italia Marco Siclari, fratello del sindaco di Villa San Giovanni, a sua volta coinvolto, nel dicembre scorso, in un’altra inchiesta della Procura di Reggio. Per il parlamentare sono stati invocati gli arresti domiciliari.
chiesta anche una autorizzazione a procedere, con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, per il senatore di Forza Italia Marco Siclari, fratello del sindaco di Villa San Giovanni, a sua volta coinvolto, nel dicembre scorso, in un’altra inchiesta della Procura di Reggio. Per il parlamentare sono stati invocati gli arresti domiciliari.
I
65 arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per
delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di sostanze
stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata,
violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo
mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di
scambio elettorale politico mafioso.
Creazzo
è il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e risultava fino a poco fa
era vicino al centrosinistra calabrese (anche questo piuttosto “poroso”
alle infiltrazioni ndranghetiste, ndr). Recentemente era passato nelle
fila di Fratelli d’ Italia, grazie al quale il 26 gennaio scorso, per la
prima volta è stato eletto in consiglio regionale, portandosi dietro un
pacchetto di di 8mila preferenze personali.
Un
caso isolato? Non si direbbe. E i ripetuti arresti sollevano legittimi
dubbi sulla inquietante natura della crescita di consensi a Fratelli
d’Italia. A luglio scorso, dopo alcuni arresti di esponenti politici del
partito nel nord, il capogruppo di FdI alla Camera Francesco
Lollobrigida aveva dichiarato a Il Fatto che “Gli anticorpi ci sono e
funzionano”.
Ma passato appena un mese, i fatti sembrano aver smentito clamorosamente questa tesi.
Ad
agosto Giorgia Meloni in Calabria aveva fatto Una sorta di “campagna
acquisti” e il gruppo di Fratelli d’Italia alla regione era diventato in
poche settimane il secondo, subito dopo quello del Partito Democratico.
Poi a gennaio la georgrafia politica della Regione Calabria è
nuovamente cambiata piuttosto brutalmente.
Con
i nuovi acquisti calabresi la Meloni aveva organizzato addirittura una
kermesse di presentazione a Roma per i 7 neoconsiglieri. In gran parte
si tratta di ex Forzaitalia, vecchi centristi, trasformisti di vario
tipo, pronti a salire sul carro del vincitore, fiutato il vento.
Tra
questi spiccava, Alessandro Nicolò, ex berlusconiano, e detentore di un
bel gruzzolo di voti nella provincia di Reggio Calabria. Meloni lo
aveva sponsorizzato come capogruppo in regione ed era una sorta di fiore
all’occhiello della campagna calabra di Fratelli d’Italia.
Ma
ad agosto la polizia, su mandato della Dda di Reggio lo ha prelevato
dalla sua abitazione e tradotto in carcere. Le accusa contestate a lui
ed altri indagati sono a vario titolo di associazione mafiosa, concorso
esterno e tentata corruzione.
Ancora
prima, a luglio, c’erano stati gli arresti nel giro di pochi giorni di
altri esponenti di Fratelli d’Italia per inchieste legate alle
infiltrazioni ndranghetiste nelle amministrazioni pubbliche. Erano
finiti in carcere Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di
Piacenza, e il consigliere comunale di Ferno (Varese) Enzo Misiano.
Più recentemente, nel dicembre 2019 invece era toccato al Piemonte, dove è stato arrestato l’assessore Roberto Rosso,
anche lui approdato a Fratelli d’Italia e accusato di voto di scambio
con la ‘ndrangheta. Il 59enne, in politica da 40 anni e per cinque
legislature era stato parlamentare di Forza Italia, poi aveva deciso di
passare a Fratelli d’Italia.
L’ex
sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato ad esempio condannato a sei
anni. La sentenza, connessa a uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di
mezzo, è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del
tribunale di Roma. Secondo il tribunale Alemanno avrebbe ottenuto
illecitamente denaro dall’organizzazione capeggiata da Massimo
Carminati. L’ex sindaco è stato interdetto in perpetuo dai pubblici
uffici. E il movimento creato da Alemanno (Movimento Nazionale per la
Sovranità), il 7 dicembre scorso ha deciso di aderire a Fratelli
d’Italia. E sempre nel Lazio già nel 2013, agli esordi di Fratelli
d’Italia, c’era stato un arresto eccellente, quello del consigliere regionale Giancarlo Righini.
Insomma
tra luglio e febbraio sono stati arrestati cinque esponenti di peso su
quel “territorio” che Fratelli d’Italia e la Meloni iconizzano come
terreno di crescita elettorale. Una crescita e una campagna acquisti che
sembra con tutta evidenza molto legata a cordate/pacchetti di voti
trasferibili dai contorni piuttosto inquietanti. Le connessioni tra
organizzazioni fasciste con le reti malavitose su vari territori (la
Calabria certo ma anche il Lazio) non sono certo un fulmine a ciel
sereno, al contrario. Ma qui si delinea una proiezione politica generale
di queste connessioni, e allora il discorso si fa enormemente più
serio.
Da
settimane la Meloni viene coccolata e amplificata – anche da un certo
giornalismo “progressista” – per farne un fattore di indebolimento di
Salvini. Ma gli apprendisti stregoni non possono sottovalutare che,
ancora una volta, potrebbero aiutare a covare le uova di un serpente.
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