Intervengono e presenti i familiari degli operai della Thyssenkrupp morti
Letto l'intervento dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto - contenente la proposta iniziativa nazionale a Taranto:
...vi proponiamo una iniziativa e una assemblea da tenersi a Taranto, per il 17 gennaio 2020, giorno in cui il governo con numerosi ministri sarà a Taranto e il 18 gennaio sabato per una assemblea militante e combattiva che metta in campo proposte di lotta e di organizzazione per una guerra prolungata su tutti i campi e una struttura organizzativa permanente centralizzata e ramificata.
Essa sarà organizzato come Rete, per permettere a tutti, indipendentemente dall’organizzazione sindacale di appartenenza, come a tutte le associazioni e organizzazioni che si muovono sul questo
fronte di essere presenti – ma naturalmente il fronte che vorremmo raccogliere è quello anticapitalista che riconosca la giustezza del concetto “nocivo è il capitale non la fabbrica”, e in distinzione sia dal sindacalismo aziendalista, come da quella parte dell’ambientalismo che sostiene il contrario: “nociva è la fabbrica non il capitale”.....
Da Ramona Palabra
dicembre 2019 Torino
Assemblea indetta dal coord. Lavoratrici e Lavoratori Autoconvocati per l'unità della classe su una questione da cui nessuno si può tirare indietro, Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro e sui territori.
Non ci immaginavamo tanta partecipazione e la sala non conteneva tutti.
Gli argomenti trattati e le proposte per i passi futuri che faremo sono state un fiume in piena.
Il desiderio e la necessità di unire tutto il sindacalismo conflittuale è emerso in ogni intervento.
La testimonianza dei familiari delle drammatiche morti su e per lavoro sono state tutte interessanti e hanno toccato cuore e nervi di tutti i presenti.
Il prossimo appuntamento per dare continuità a quanto abbiamo iniziato e innescato è per l'11 gennaio a Firenze.
Dai compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe e Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
Cari compagni
noi ci muoviamo da sempre per fare dell'Ilva – oggi ArcelorMittal - una questione nazionale, ci
eravamo già mossi negli anni passati. Allora la questione centrale non era ancora il disastro ambientale, ma le morti sul lavoro. Perchè nessuno può dimenticare che l'Ilva prima che diventasse “famosa” per il disastro ambientale, era la fabbrica con il maggior numero di operai morti sul lavoro. Ed era un periodo in cui le morti sul lavoro riguardavano anche altre grandi realtà operaie del nostro paese, in primis la ThyssenKrupp. Per questo a suo tempo mettemmo su la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, facemmo una serie di iniziative abbastanza partecipate, facemmo una grossa manifestazione a Torino e poi una grossa manifestazione a Taranto.
La Rete è nata sulla questione Ilva e sulla questione Thyssen.
Il padrone della Thyssen è stato condannato a 21 anni di carcere, sentenza poi riformulata negli altri giudizi, fino al giudizio finale; ma il padrone non ha fatto un solo giorno di carcere, e ora bisogna addirittura smuovere i governi per far pagare una strage che provocò la morte di 7 operai.
Che dire poi del processo ‘ambiente svenduto’ che stiamo vivendo a Taranto, un processo infinito, con singoli interrogatori che sono durati anche 15 udienze. In questo processo siamo organizzati con oltre 100 operai Ilva appalto-lavoratori del cimitero e cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo VI.
Siamo i soli che lo seguono sistematicamente nonostante le parti civili siano tante e ci avvaliamo dei 3 compagni avvocati di Torino che hanno seguito i processi Eternit/Thyssen, ecc, Bonetto/Vitale/Pellegrin. Ma alla fine cosa avremo da questo processo? Avremo una condanna reale dei padroni assassini, avremo la messa a nudo di tutta la rete di complicità di Istituzioni, politici, avremo i risarcimenti per le parti civili, o avremo solo una catena di altri processi, dal primo al secondo grado, Cassazione, prescrizione?
Evidentemente, quindi, non basta quello che viene fatto. Dobbiamo trovare la maniera per rovesciare lo stato di cose esistente.
Al Convegno che si terrà a Milano il 13-14-15 dicembre diremo che negli anni 70 gli operai
conquistarono lo Statuto dei lavoratori, migliori condizioni di salute e sicurezza sul posto di lavoro, che erano anche peggiori di adesso, conquistarono organismi in fabbrica che sembravano un “contropotere” in azione, non accettavamo che i padroni potessero fare i padroni in eterno, che nelle fabbriche si morisse e si venisse sfruttati. Quegli anni sono stati anni gloriosi, “celebrati” dall'avversario come anni del “terrorismo”, ma proprio in quegli anni gli operai hanno conquistato diritti e sembrava addirittura che potessero cambiare la società. 50 anni fa gli operai si ribellavano allo sfruttamento dei padroni e si ribellavano alle infame condizioni di insicurezza. Alcuni operai e medici costruirono proprio in quegli anni Medicina democratica; le fabbriche furono radiografate nei minimi particolari e si riusciva ad analizzare tutte le possibilità che c'erano per ridurre i livelli di insicurezza, per tutelare la salute, per bloccare la pericolosità esterna delle fabbriche, perchè per i padroni i costi per evitare inquinamento vengono considerati solo “costi” da ridurre o eliminare.
Noi non pensiamo che le fabbriche debbano provocare per forza morti, né in fabbrica né fuori, noi pensiamo che è possibile avere fabbriche in cui e per cui non si muore. Ma l'essenziale è la lotta e i risultati che questa lotta produce.
Anche a Taranto negli anni 70 fu prodotta una piattaforma dai lavoratori e dai sindacati che allora erano uniti e che se la leggiamo oggi vediamo come e perchè si sarebbe potuto evitare che l'Ilva diventasse quel mostro che uccide.
Certo mantenere in piedi una Rete nazionale che segua periodicamente, con associazioni di diverso orientamento, con realtà lavorative insieme a familiari, giuristi, medici, non è facile; è un lavoro che ha bisogno di tempi che spesso non sono in sintonia con i tempi dell'emergenza. Ma ora siamo ad un punto in cui noi crediamo che dobbiamo rimettere su l'iniziativa della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori, che dobbiamo costruire delle assemblee ed iniziativa in tutto il territorio nazionale.
Per questo vi proponiamo una iniziativa e una assemblea da tenersi a Taranto, per il 17 gennaio 2020, giorno in cui il governo con numerosi ministri sarà a Taranto e il 18 gennaio sabato per una assemblea militante e combattiva che metta in campo proposte di lotta e di organizzazione per una guerra prolungata su tutti i campi e una struttura organizzativa permanente centralizzata e ramificata.
Essa sarà organizzato come Rete, per permettere a tutti, indipendentemente dall’organizzazione sindacale di appartenenza, come a tutte le associazioni e organizzazioni che si muovono sul questo
fronte di essere presenti – ma naturalmente il fronte che vorremmo raccogliere è quello anticapitalista che riconosca la giustezza del concetto “nocivo è il capitale non la fabbrica”, e in distinzione sia dal sindacalismo aziendalista, come da quella parte dell’ambientalismo che sostiene il contrario: “nociva è la fabbrica non il capitale”.
Noi non siamo per la chiusura dell'Ilva e lottiamo perchè quella fabbrica si possa ambientalizzare. Riteniamo però che nessuno stia facendo nulla né per ambientalizzare la fabbrica né per bonificare il territorio e quindi i problemi sono andati verso l'accumulo di contraddizioni – la “tempesta perfetta”, come abbiamo intitolato il libro sui due anni “caldi” a Taranto: i posti di lavoro si sono persi, vi è stata già l'espulsione di 2600 operai dalla nuova proprietà ArcelorMittal, con pesanti conseguenze anche nell'indotto, e le giornate tumultuose dei giorni scorsi dimostrano che ArcelorMittal sta proseguendo lungo la stessa strada.
Su quello che avviene in questi giorni rinviamo alla lettura del blog tarantocontro che la segue quotidianamente e vi alleghiamo l’ultima locandina usata ieri in fabbrica.
vi auguriamo davvero con interesse e cuore un buon lavoro e una buona discussione.
I compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe e Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
Essa sarà organizzato come Rete, per permettere a tutti, indipendentemente dall’organizzazione sindacale di appartenenza, come a tutte le associazioni e organizzazioni che si muovono sul questo
fronte di essere presenti – ma naturalmente il fronte che vorremmo raccogliere è quello anticapitalista che riconosca la giustezza del concetto “nocivo è il capitale non la fabbrica”, e in distinzione sia dal sindacalismo aziendalista, come da quella parte dell’ambientalismo che sostiene il contrario: “nociva è la fabbrica non il capitale”.....
Da Ramona Palabra
dicembre 2019 Torino
Assemblea indetta dal coord. Lavoratrici e Lavoratori Autoconvocati per l'unità della classe su una questione da cui nessuno si può tirare indietro, Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro e sui territori.
Non ci immaginavamo tanta partecipazione e la sala non conteneva tutti.
Gli argomenti trattati e le proposte per i passi futuri che faremo sono state un fiume in piena.
Il desiderio e la necessità di unire tutto il sindacalismo conflittuale è emerso in ogni intervento.
La testimonianza dei familiari delle drammatiche morti su e per lavoro sono state tutte interessanti e hanno toccato cuore e nervi di tutti i presenti.
Il prossimo appuntamento per dare continuità a quanto abbiamo iniziato e innescato è per l'11 gennaio a Firenze.
Dai compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe e Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
Cari compagni
noi ci muoviamo da sempre per fare dell'Ilva – oggi ArcelorMittal - una questione nazionale, ci
eravamo già mossi negli anni passati. Allora la questione centrale non era ancora il disastro ambientale, ma le morti sul lavoro. Perchè nessuno può dimenticare che l'Ilva prima che diventasse “famosa” per il disastro ambientale, era la fabbrica con il maggior numero di operai morti sul lavoro. Ed era un periodo in cui le morti sul lavoro riguardavano anche altre grandi realtà operaie del nostro paese, in primis la ThyssenKrupp. Per questo a suo tempo mettemmo su la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, facemmo una serie di iniziative abbastanza partecipate, facemmo una grossa manifestazione a Torino e poi una grossa manifestazione a Taranto.
La Rete è nata sulla questione Ilva e sulla questione Thyssen.
Il padrone della Thyssen è stato condannato a 21 anni di carcere, sentenza poi riformulata negli altri giudizi, fino al giudizio finale; ma il padrone non ha fatto un solo giorno di carcere, e ora bisogna addirittura smuovere i governi per far pagare una strage che provocò la morte di 7 operai.
Che dire poi del processo ‘ambiente svenduto’ che stiamo vivendo a Taranto, un processo infinito, con singoli interrogatori che sono durati anche 15 udienze. In questo processo siamo organizzati con oltre 100 operai Ilva appalto-lavoratori del cimitero e cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo VI.
Siamo i soli che lo seguono sistematicamente nonostante le parti civili siano tante e ci avvaliamo dei 3 compagni avvocati di Torino che hanno seguito i processi Eternit/Thyssen, ecc, Bonetto/Vitale/Pellegrin. Ma alla fine cosa avremo da questo processo? Avremo una condanna reale dei padroni assassini, avremo la messa a nudo di tutta la rete di complicità di Istituzioni, politici, avremo i risarcimenti per le parti civili, o avremo solo una catena di altri processi, dal primo al secondo grado, Cassazione, prescrizione?
Evidentemente, quindi, non basta quello che viene fatto. Dobbiamo trovare la maniera per rovesciare lo stato di cose esistente.
Al Convegno che si terrà a Milano il 13-14-15 dicembre diremo che negli anni 70 gli operai
conquistarono lo Statuto dei lavoratori, migliori condizioni di salute e sicurezza sul posto di lavoro, che erano anche peggiori di adesso, conquistarono organismi in fabbrica che sembravano un “contropotere” in azione, non accettavamo che i padroni potessero fare i padroni in eterno, che nelle fabbriche si morisse e si venisse sfruttati. Quegli anni sono stati anni gloriosi, “celebrati” dall'avversario come anni del “terrorismo”, ma proprio in quegli anni gli operai hanno conquistato diritti e sembrava addirittura che potessero cambiare la società. 50 anni fa gli operai si ribellavano allo sfruttamento dei padroni e si ribellavano alle infame condizioni di insicurezza. Alcuni operai e medici costruirono proprio in quegli anni Medicina democratica; le fabbriche furono radiografate nei minimi particolari e si riusciva ad analizzare tutte le possibilità che c'erano per ridurre i livelli di insicurezza, per tutelare la salute, per bloccare la pericolosità esterna delle fabbriche, perchè per i padroni i costi per evitare inquinamento vengono considerati solo “costi” da ridurre o eliminare.
Noi non pensiamo che le fabbriche debbano provocare per forza morti, né in fabbrica né fuori, noi pensiamo che è possibile avere fabbriche in cui e per cui non si muore. Ma l'essenziale è la lotta e i risultati che questa lotta produce.
Anche a Taranto negli anni 70 fu prodotta una piattaforma dai lavoratori e dai sindacati che allora erano uniti e che se la leggiamo oggi vediamo come e perchè si sarebbe potuto evitare che l'Ilva diventasse quel mostro che uccide.
Certo mantenere in piedi una Rete nazionale che segua periodicamente, con associazioni di diverso orientamento, con realtà lavorative insieme a familiari, giuristi, medici, non è facile; è un lavoro che ha bisogno di tempi che spesso non sono in sintonia con i tempi dell'emergenza. Ma ora siamo ad un punto in cui noi crediamo che dobbiamo rimettere su l'iniziativa della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori, che dobbiamo costruire delle assemblee ed iniziativa in tutto il territorio nazionale.
Per questo vi proponiamo una iniziativa e una assemblea da tenersi a Taranto, per il 17 gennaio 2020, giorno in cui il governo con numerosi ministri sarà a Taranto e il 18 gennaio sabato per una assemblea militante e combattiva che metta in campo proposte di lotta e di organizzazione per una guerra prolungata su tutti i campi e una struttura organizzativa permanente centralizzata e ramificata.
Essa sarà organizzato come Rete, per permettere a tutti, indipendentemente dall’organizzazione sindacale di appartenenza, come a tutte le associazioni e organizzazioni che si muovono sul questo
fronte di essere presenti – ma naturalmente il fronte che vorremmo raccogliere è quello anticapitalista che riconosca la giustezza del concetto “nocivo è il capitale non la fabbrica”, e in distinzione sia dal sindacalismo aziendalista, come da quella parte dell’ambientalismo che sostiene il contrario: “nociva è la fabbrica non il capitale”.
Noi non siamo per la chiusura dell'Ilva e lottiamo perchè quella fabbrica si possa ambientalizzare. Riteniamo però che nessuno stia facendo nulla né per ambientalizzare la fabbrica né per bonificare il territorio e quindi i problemi sono andati verso l'accumulo di contraddizioni – la “tempesta perfetta”, come abbiamo intitolato il libro sui due anni “caldi” a Taranto: i posti di lavoro si sono persi, vi è stata già l'espulsione di 2600 operai dalla nuova proprietà ArcelorMittal, con pesanti conseguenze anche nell'indotto, e le giornate tumultuose dei giorni scorsi dimostrano che ArcelorMittal sta proseguendo lungo la stessa strada.
Su quello che avviene in questi giorni rinviamo alla lettura del blog tarantocontro che la segue quotidianamente e vi alleghiamo l’ultima locandina usata ieri in fabbrica.
vi auguriamo davvero con interesse e cuore un buon lavoro e una buona discussione.
I compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe e Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
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