Ieri la stampa ha anticipato quello che dovrebbe essere "l'ultimo" piano presentato da Patuanelli ad ArcelorMittal.
Ciò
che il governo sta facendo è un ulteriore sostanzioso passo verso la
Mittal. Patuanelli dice alla stampa, alle Tv: "Azzerare gli esuberi", ma
poi nei fatti fa ulteriori rilevanti concessioni alla Mittal, anche
sugli esuberi.
Da parte sua la Mittal è tornata al
NO a 360°, è tornata alla linea del ricatto, sentendosi forte nei
confronti del governo e non certamente messa in difficoltà, finora, dai
sindacati.
Questo piano del
governo, quindi, non fa che dare ancora alla Mittal, con l'illusione di
spingerla a più miti consigli, a restare.
UN PIANO CHE E' NUOVAMENTE PERDENTE PER GLI OPERAI E PER LA POPOLAZIONE DI TARANTO.
Le
ulteriori concessioni, a parte il ripristino dell'immunità penale, sono
soprattutto soldi, soldi, soldi a Mittal; ma anche e comunque scaricare
ArcelorMittal di una parte di operai - si parla di 1000, (mentre la Uilm dice che alla fine del piano resterebbero a
Taranto solo 3500 lavoratori diretti, mentre nell'indotto vi "sarebbero
numeri da capogiro"); ma anche della
cancellazione di ogni ipotesi di futuro rientro dei cassintegrati Ilva
AS - attraverso una nuova mega cassa integrazioni, incentivi all'uscita e
un «piano sociale pubblico» che non è chiaro cosa è. Poi, mettere al
riparo la Mittal dalla Magistratura e finanche da eventuali iniziative
sindacali per il mancato rispetto dell'accordo del 6 settembre 2018.
Infine,
per quanto riguarda i soldi, va sottolineato come il governo mentre
pensa di dare centinaia e centianaia di euro alla Mittal, in varie
forme, sui costi per le bonifiche, invece, pensa di stanziare solo 70 milioni in cinque anni...
(dal Il Messaggero)
ARCELORMITTAL - lo Stato avrà il 18%: ecco la bozza di accordo con ArcelorMittal
Azzerare gli esuberi dell'ex-Ilva. Il mantra che si ripete da giorni al Mise... MA:
-
Mille uscite da riassorbire sono il massimo che il ministro dello
Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, ritiene accettabile... Senza
contare la cintura di sicurezza a carico della macchina pubblica,
tra cassa integrazioni, incentivi all'uscita e un «piano sociale
pubblico» che può prevedere anche il riassorbimento di una parte degli
esuberi a carico di altre società controllate dal Mef.
- Sarebbe escluso che la holding controllata da ArcelorMittal si
faccia carico dei dipendenti dell'Ilva in amministrazione straordinaria
nel 2023.
- ripristino dello scudo penale per gli amministratori legato al piano ambientale
-
l'ingresso dello Stato, attraverso società come Invitalia o
direttamente Cdp (così è scritto nelle carte nonostante l'ostilità delle
fondazioni), con il 18,2% nel capitale di Am InvestCo, a fronte di un
investimento da 400 milioni e la sottoscrizione di un aumento di
capitale.
- si aggiungerebbe anche metà degli investimenti
previsti per l'installazione dei forni elettrici (stimati in tutto tra
200 e 250 milioni), grazie al ricorso a
fondi Ue disponibili. Il tutto a condizione che arrivino misure ad hoc
che permetterebbero la qualificazione dei rottami come sottoprodotti o
l'utilizzo degli stessi anche se qualificati come rifiuti.
- Sui costi delle bonifiche: Invitalia potrebbe scendere in campo con un programma di sviluppo da 70 milioni in cinque anni...
-
una produzione di acciaio di 6 milioni di tonnellate all'anno, e che
può ridurre al massimo gli esuberi grazie a un green deal, la spinta
verso tecnologie sostenibili, ma anche con un sostanzioso contributo
statale... L'installazione del forno elettrico entro 3 anni
contribuirebbe, per 1,2 tonnellate.
- chiusura del contenzioso a
Milano... Conferma da parte del Tribunale di Taranto, della sospensione
dello spegnimento dell'Altoforno 2 fino al 30 giugno 2021
-
Quindi, conversione in legge del nuovo dl Salva-Ilva, la modifica del
Dpcm del 2017 in modo da recepire il nuovo piano industriale e
ambientale.
- per il canone di locazione degli stabilimenti non è previsto alcun
pagamento cash, ma piuttosto l'emissione di nuove azioni riscattabili a
favore dell'Ilva in amministrazione straordinaria.
- Infine. un
«meccanismo da definire» per riparare la multinazionale da iniziative
dei sindacati per il mancato rispetto degli accordi.
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