da Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
Eternit Bis: l'udienza preliminare fissata per martedì 14 gennaio
Il processo Eternit riguarda circa
quattrocento morti d'amianto a Casale Monferrato. In questa sede il gup
dovrà decidere sul rinvio a giudizio del magnate svizzero Stephan
Schmidheiny e sugli eventuali capi di imputazione.L'Afeva scrive : “Il 14 gennaio 2020 riprende
finalmente il cammino per dare giustizia alle migliaia di vittime
dell’Eternit”.“L’accusa di omicidio volontario è sicuramente molto
grave, perché gravi sono i fatti e le responsabilità di chi li ha
provocati: scorrere le pagine dell’imputazione formulata dalla Procura,
rileggere uno ad uno i nomi di quattrocento cittadini e operai uccisi
dall’amianto significa ripercorrere un pezzo doloroso della storia della
nostra città, con cui è necessario ancora oggi fare i conti, in attesa
di una decisione che finalmente dichiari, una volta per tutte, la
colpevolezza di Stephan Schmidheiny”.“Sarà compito del Giudice dell’Udienza preliminare
stabilire se questo processo potrà proseguire con questa impostazione
accusatoria o se riqualificare i fatti in omicidio colposo, con
conseguente prescrizione dei casi più risalenti nel tempo.
“Stephan Schmidheiny non merita sconti… e non saremo certo noi a fargliene!”
I familiari Thyssen: «Vogliamo in galera i tedeschi assassini»
I parenti delle vittime chiedono ancora giustizia: «Non hanno trascorso un solo giorno in carcere»
Quel dolore s’è rinnovato a ogni alba, per
dodici anni. Quattromilatrecentottanta giorni bagnati dalle lacrime,
consumati da una rabbia che non passa e si rinnova nella consapevolezza
di vedere gli «assassini tedeschi» ancora in libertà.«Per noi sarà sempre il 6 dicembre, non avremo
mai un altro giorno da ricordare se non quello in cui sono morti i
nostri figli».
Grazia Rodinò non concede al
pianto di spezzarle la voce, si fa forte e cerca di sorridere a chi le
porge la mano davanti alla lapide che riporta il nome del figlio
Rosario, strappato al suo amore a soli 26 anni dal fuoco feroce di una
acciaieria.«Viviamo ancora quel dolore con la certezza che
non passerà mai, sperando di ottenere giustizia» sottolinea
Rosetta Marzo.
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