Poveri sempre più poveri,
ricchi sempre più ricchi. Va così anche in Italia: complice la crisi, in
dieci anni la diseguaglianza è aumentata, e i redditi sono sempre più
polarizzati. E diventano sempre più numerose le situazioni in cui neanche lo
stipendio mette al riparo dalle difficoltà economiche. Un lavoratore su 8
in Italia guadagna così poco da essere a rischio povertà, mentre al 10 per
cento più
ricco della popolazione va ormai un quarto del reddito totale (25,1 per cento). In dieci anni il peggioramento è evidente: nel 2008, rileva Eurostat, al 10 per cento della popolazione con i redditi più alti andava il 23,8 per cento del totale, al 10 per cento con i redditi più bassi il 2,6 per cento, che adesso si è ridotto ad appena il 2 per cento.
ricco della popolazione va ormai un quarto del reddito totale (25,1 per cento). In dieci anni il peggioramento è evidente: nel 2008, rileva Eurostat, al 10 per cento della popolazione con i redditi più alti andava il 23,8 per cento del totale, al 10 per cento con i redditi più bassi il 2,6 per cento, che adesso si è ridotto ad appena il 2 per cento.
Sono soprattutto i giovani che,
quando lavorano, guadagnano troppo poco, sempre meno: è a rischio povertà il
13 per cento dei lavoratori tra i 20 e i 29 anni, nel 2017 lo era il 12,4
per cento, è un dato che peggiora rapidamente di anno in anno. I dati
dell’Italia sui working poor sono tra i peggiori in Europa: dopo di noi ci
sono solo la Romania e la Spagna. Neanche il lavoro dipendente costituisce
più una tutela adeguata: infatti sale pure la percentuale dei lavoratori a
rischio povertà tra i dipendenti, che passa dal 9,1 per cento del 2009 all’11
per cento del 2018.
C’è un lieve miglioramento
tuttavia delle persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, che
rimangono comunque una parte enorme della popolazione, 16,4 milioni. Si
considerano a rischio di povertà le persone con un reddito familiare inferiore
al 60 per cento del livello medio nazionale: attualmente la percentuale è del
27,3 per cento della popolazione, 1,6 punti in meno rispetto al 2017.
Nella situazione peggiore i
bambini, soprattutto i più piccoli (a rischio povertà il 30,6 per cento
dei bambini con meno di sei anni) mentre quando si arriva agli anziani, in
gran parte garantiti dalla pensione, la situazione migliora (tra gli over 65 il
rischio povertà si ferma al 20,2 per cento).
D’altra parte al miglioramento
sul fronte del rischio di povertà ed esclusione sociale si oppone l’assoluta
stabilità della povertà assoluta in Italia, misurata invece dall’Istat. Nel
2018, si stimano infatti oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta (con
un’incidenza pari al 7 per cento), per un totale di 5 milioni di individui,
(con un’incidenza pari all’8,4 per cento).
La Repubblica
5 settembre ’19
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