E' un intervento molto utile perchè fornisce un riassunto/sintesi del lavoro di Formazione operaia sul testo di Marx "Le lotte di classe in Francia" che nei mesi scorsi si è fatto in varie città attraverso i gruppi di studio, e sintetizza i punti principali di questo studio che sono stati sottolineati nel dibattito nei vari GdS.
Le lezioni di Formazione operaia uscite on line sul testo di Marx e lo studio e il dibattito nei gruppi di studio sono stati raccolti in un Quaderno.
Si può richiedere a pcro.red@gmail.com
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"Il
testo di Marx “Le lotte di classe in Francia” è di una
straordinaria ricchezza, ideologica innanzi tutto, per la formazione
dei militanti comunisti. E’ l’assunzione di un metodo di analisi
dal punto di vista di classe del proletariato della scienza politica
per dirigere la politica rivoluzionaria. E’ Partito, è strategia e
tattica, è Fronte Unito, è Rivoluzione. Di questo ci parla questo
testo che è in perfetta sintonia con i temi di questo seminario
estivo.
I
Gruppi di Studio su questo testo, con gli appuntamenti settimanali, i
“Giovedì rossi” della FO pubblicati nel Blog, gli incontri nelle
sedi con il prof. marxista Di Marco,
confermano proprio questo. La
definizione più efficace ce l’ha offerta il GdS de L’Aquila:
“dobbiamo
dire grazie al Partito per averci costretti ad iniziare. E’ dura
mettersi a studiare quando si è in pochi, stanchi e sempre di corsa,
ma queste pagine ci hanno aperto una finestra di luce e di entusiasmo
nella mente”.
Importante, ricco e
stimolante è stato il dibattito dei Gruppi di Studio che ne è
seguito, un dibattito che ha coinvolto compagni sia di più giovane
che di lunga data, un lavoro che è parte del piano di formazione
teorica del nostro Partito che mette la politica tra le mani delle
avanguardie proletarie per avanzare.
E’ così che il marxismo
diventa forza materiale, la scintilla che diventa incendio.
Compagni intellettuali,
operai, lavoratori, insegnanti, donne, studenti si sono confrontati
su questo testo con uno sforzo individuale e con la lettura
collettiva che ci ha fatto crescere nel dibattito, nell’andare a
fondo ai problemi della politica, qualche compagno ha portato il suo
intervento scritto, così come di grande interesse si è dimostrata
la lettura, durante le riunioni, degli interventi dei compagni dei
GdS delle altre sedi a livello nazionale. In alcuni casi è stata
necessaria una lotta ideologica per battere resistenze, le difficoltà
nella comprensione del testo, per dare una continuità sistematica
con una partecipazione costante, così come è stata condotta una
lotta ideologica anche nei confronti di compagni di matrice
intellettuale per spronarli a rendere innovativo il loro studio.
Lo sforzo di tutti i
militanti impegnati nella lotta di classe per elevare la coscienza
del funzionamento della società serve alla lotta politica per
combattere confusioni, idee in voga, linee portate avanti dal
movimento, da organizzazioni che, con Marx, sappiamo che hanno tutte
un'impronta di classe.
Il prodotto di questo
lavoro è il Quaderno della Formazione Operaia che riconsegniamo alla
classe e alle sue avanguardie.
Il testo di “Le lotte di
classe in Francia” dimostra il carattere essenziale del marxismo
che è soprattutto “una filosofia di lotta”.
Quando Marx scrive sugli
avvenimenti a lui contemporanei non solo prova il gusto della
conoscenza, ma soprattutto della conoscenza “di parte”, perchè
non è affatto distaccato, come nessuna scienza lo può essere in un
mondo diviso in classi, ma prende parte attiva nello scontro di
classe per restituire alla classe operaia non solo la scienza
politica della fase storica, ma la soluzione dei problemi. Delimita
ed edifica l'ideologia del proletariato. E' l'arma della critica che
prepara la critica delle armi.
Questo
testo si presta ad uso
esterno
ma anche
interno.
L'uso esterno riguarda la politica, il lavoro di massa. E serve il
nostro studio se diventa patrimonio delle masse che raggiungiamo. E'
spiegarsi l’affermazione, ad esempio, del fascio-populismo
attraverso il legame con la “situazione economica corrispondente”.
L'uso interno riguarda il
nostro lavoro di comunisti, di un Partito determinato, che cerca la
strada per la Rivoluzione in un paese imperialista come l'Italia.
Questo testo ci fornisce
un metodo di lettura che guarda alle classi sociali, al loro
movimento nelle fasi storiche. La profonda crisi che sta
attraversando il sistema imperialista a livello mondiale spinge i
governi, gli Stati ad una spinta in senso autoritario, il
fascio-populismo si candida all’assalto delle istituzioni in nome
di interessi interclassisti, con la demagogia del cosiddetto “popolo”
su cui i governi borghesi hanno rovesciato la crisi, in un contesto
di perdita di rappresentanza del proletariato.
Marx ha scelto di
vivisezionare un periodo storico, in un paese determinato, perché
gli operai in quel periodo storico, in Francia, stavano facendo la
Rivoluzione che era la più all’avanguardia e ha voluto dare le
armi teoriche al proletariato di analisi, valide ancora oggi. Tutte
le classi, la borghesia, la piccola borghesia, i contadini, rispetto
al proletariato si posizionavano. E il proletariato per sua diretta
esperienza, attraverso le sue sconfitte, cerca la sua strada per
farsi Partito.
La “maschera” e
l’errore.
Lo scontro di classe non
appare subito in superficie per quello che è.
L'intervento del prof. Di
Marco ci chiarisce il senso di questo lavoro: noi vediamo il teatro
della politica, gli uomini e le idee che si combattono, vediamo la
“maschera”, che non a caso gli antichi latini chiamavano
"persona". Il marxismo precisamente strappa dai volti
queste “maschere” e ci fa vedere la realtà per quello che è
realmente, cioè le classi sociali e la lotta che hanno ingaggiato
tra di loro, sono i rapporti sociali che si travestono. "La
storia è un teatro in cui gli uomini recitano un copione che essi
stessi hanno scritto", dice Marx.
Un altro concetto
importante è la comprensione dell'errore che commette il
proletariato facendo avanzare la sua storia. Guardare solo alle
vittorie è soggettivismo, è idealismo. Si è arrivati alle vittorie
solo perchè si sono attraversate sconfitte, alcune molto pesanti,
costate alla nostra classe molto sangue, molti morti, galera,
repressione. Marx dimostra che il proletariato non sempre realizza la
sua Rivoluzione, non lo ha fatto in Francia nel periodo preso in
esame, come, ad esempio non lo ha fatto in Italia, quando è stato
trascinato passivamente dalla borghesia nazionale nella sua lotta
d'indipendenza risorgimentale - e di questo ne ha parlato Gramsci nei
Quaderni dal carcere.
Ma la sua lotta, quello
che Marx chiama “autocritica” è senza sosta, il proletariato si
batte, cade colpito e si rialza per ricombattere di nuovo, finchè
non trova la sua strada per vincere.
Tornando alla lezione
francese, il proletariato impara a sue spese che se la direzione del
movimento è in mano alla piccola-borghesia, se la politica
proletaria è unicamente quella parlamentare, conciliatrice, quella
della “fratellanza” interclassista che vive di richieste ai
rappresentanti politici della borghesia, se un Ministero è ottenuto
all'interno di un governo che appoggia ma che comunque rimane
all'interno dello Stato borghese, dove dietro le forme politiche si
nasconde il dominio della borghesia, allora tutte queste illusioni
gli saranno fatali.
E' qui che entra
prepotentemente il concetto di sconfitta, pare che il proletariato, e
con esso tutta l'umanità, si crea l'errore per imparare da esso e
diventare più forte. L'atteggiamento verso l'errore è la chiave
della vittoria. Solo così le illusioni devono per forza cadere e si
definisce più chiaramente quello che è necessario.
“La
Rivoluzione Proletaria rinforza il Nemico. Quando facciamo una cosa,
quand'è che cresciamo veramente? Quando facciamo da sè/da noi”,
è il concetto messo in luce dall'intervento del prof. Di Marco. Marx
nelle LCF:
“Il progresso rivoluzionario non si fece strada con le sue
tragicomiche conquiste immediate, ma al contrario facendo sorgere una
controrivoluzione serrata, potente, facendo sorgere un avversario,
combattendo il quale soltanto il partito dell’insurrezione
raggiunse la maturità di un vero partito rivoluzionario”.
Da
Di Marco:
“E' la dialettica: facciamo la Rivoluzione/esce la
Controrivoluzione, che non è conservazione, è altra cosa, crei la
Controrivoluzione per imparare dall'errore per rinforzarti ed andare
avanti, questo è il processo che fa l'umanità”.
“Gli uomini fanno la
storia e quando devono fare una trasformazione, siccome non hanno il
modello già pronto, la devono fare/creare. Quando se la
rappresentano nella testa questa cosa nuova, è come se i loro
cervelli fossero ancora legati ai fantasmi del passato, per fare una
trasformazione nuova si travestono con maschere del passato, perchè
all'ombra di questo travestimento del passato, l'umanità fa il suo
lavoro e poi si può separare più dolcemente dal passato. Quando poi
si è compiuto tutto quanto il processo, ti togli la maschera”.
L'atteggiamento verso
l'errore, l'esperienza diretta fatta sulla propria pelle, sono stati
anche le armi vincenti che hanno fatto riflettere Marx e Lenin sulla
Comune di Parigi di vent'anni dopo gli avvenimenti dal '48 al '50. La
disfatta del giugno '48 è stata la premessa degli avanzamenti
successivi.
Noi da un lato dobbiamo
capire, impossessarci, e a questo ci serve assimilare il metodo
marxista, della concezione materialistica della storia, analizzare il
movimento delle classi, cercare di divenire “interni” alle
dinamiche della lotta di classe, per prendere parte attiva nello
scontro di classe e, quindi, dall'altra dobbiamo capire cosa fare
noi.
Quello che è certo che
dobbiamo costruire il Partito Comunista, senza il quale non c’è
l’autonomia proletaria. Non più alla coda di altre classi, basta
farsi trascinare nelle contese borghese, basta illusioni
interclassiste che fanno leva sul populismo, ma formazione del
Partito comunista, Rivoluzione che spezza la macchina dello Stato dei
padroni, e affermi la dittatura del proletariato, bandiera rossa,
internazionalismo.
Solo con il proletariato
si può parlare effettivamente di Rivoluzione. La piccola borghesia
rivoluzionaria è tale se ha dietro di sé ha il proletariato,
altrimenti oscilla, è pronta a tradire, in fondo non vuole il
rovesciamento radicale di tutto un sistema politico ed economico che
gli garantisce la propria esistenza. La Rivoluzione o è proletaria o
non lo è.
Nel GdS di Taranto si è
analizzata la composizione di classe dei quartieri delle periferie,
il II° capitolo li ha portati a considerare il rapporto tra il
proletariato e i movimenti della piccola borghesia, analizzarla con
gli esempi delle lotte concrete. L'azione della piccola borghesia va
smascherata e combattuta, essa è presente nel movimento, tra i
comunisti, nelle lotte antifasciste/antirazziste, nelle lotte per la
casa, contro le devastazioni ambientali, ma non riesce/non può
andare oltre il movimentismo.
Nel GdS di BG sono stati
protagonisti i compagni operai che hanno affermato chiaramente che:
“se sbagli compagno di battaglia finisci male, se vai a fare una
battaglia senza gli strumenti adeguati finisci male”.
Il problema delle alleanze
è di primaria importanza. Marx mette in guardia gli operai da
illusioni di facili vittorie. Questo riguarda la questione del Fronte
Unito, la sua costruzione “nel corso della rivoluzione”:
occorre sollevare la “massa che sta tra il proletariato e la
borghesia”. Il proletariato non solo appoggia la resistenza
degli altri, organizza le proprie forze e sviluppa la propria azione
indipendente e di avanguardia. E' decisiva, quindi, la crescita
dell'autonomia proletaria, dell'organizzazione/rappresentazione delle
istanze di classe per non portare acqua al mulino della
piccola-borghesia e del suo “partito dell'anarchia”.
“In
Francia il piccolo borghese fa ciò che dovrebbe normalmente fare il
borghese industriale; l'operaio fa ciò che normalmente sarebbe il
compito del piccolo borghese; e il compito dell'operaio, chi lo
assolve? Nessuno. In Francia, non viene assolto, viene proclamato.
Questo compito non viene assolto in nessun luogo entro i limiti della
nazione; la guerra di classe in seno alla società francese si
allarga in una guerra mondiale, in cui le nazioni muovono l'una
contro l'altra... La rivoluzione che quivi troverà non già la sua
fine, bensì il suo inizio di organizzazione, non sarà una
rivoluzione di breve respiro”.
Spetta ai comunisti avere
“lo sguardo che si deve aprire sul mondo”, come è stato
detto al GdS di Taranto perché non si può fare la Rivoluzione se
non teniamo conto della situazione internazionale dove incidono le
lotte dei popoli, le guerre imperialiste, di come avanza la crisi del
sistema perché la Rivoluzione è all’interno di un paese, ma la
borghesia di quel paese è all’interno di una rete di relazioni
internazionali, questa è una lezione dal testo di Marx.
I
compagni operai di BG si sono soffermati sui vari aspetti
dell’attualità politica servendosi del testo di Marx per
smantellare il carattere ideologico e di propaganda populista dei
vari provvedimenti del governo fascio-populista, in particolare con
il decreto sicurezza che da un lato sul piano della controrivoluzione
preventiva punta a reprimere le rivolte operaie e popolari dentro la
crisi di sistema, al servizio, quindi, del potere della borghesia
imperialista, e dall’altro, sempre con le stesse finalità,
modifica le parole d’ordine del popolo per renderle compatibili con
il potere.
Con
i comunisti, gli operai alzano lo sguardo dalle dinamiche sindacali e
comprendono il funzionamento di questo sistema e si mettono alla
testa della Rivoluzione che libera tutti gli oppressi e sfruttati, e
per questo imparano a liberarsi di tutte le illusioni sul Parlamento,
sulle riforme, e formano il loro Partito indipendente. “Se
il proletariato non ha una propria teoria, fa la Rivoluzione per
qualcun altro”.
In
questo sistema borghese, per gli operai c’è solo il bastone e la
carota. La carota a cui al massimo possono aspirare è il “Ministero
del Lussemburgo”
dove non contano niente o “il lavoro delle opere pubbliche”,
pagate in realtà dai lavoratori, nei laboratori nazionali concepiti
da qualche borghese progressista, “un
secondo esercito proletario contro gli operai stessi”;
il bastone, quello del fascismo a cui all’occorrenza i padroni
ricorrono, comprando il sottoproletariato a cui mette una divisa:
“una
uniforme speciale, cioè li distinse esteriormente dalla blusa
dell’operaio” - dice
Marx - per scatenarlo contro le avanguardie di classe, contro i
comunisti innanzi tutto, e poi contro tutti coloro che si oppongono
al partito dell’Ordine, donne, studenti. E ancora, Stato di polizia
e violenza poliziesca, repressione selvaggia, stragi di Stato,
violazione da parte della borghesia delle sue stesse leggi,
sovvertendole dall’alto a partire dalla Costituzione, come hanno
spiegato i compagni di Palermo.
Anche
i compagni del GdS di Palermo si sono sforzati di applicare il metodo
marxista alla fase attuale del governo fascio-populista, non
accontentandosi di una lettura meccanicista, ma analizzando il blocco
sociale dell’asse politico reazionario, le sue promesse elettorali
a favore del “popolo” e, invece, la sua traduzione in
provvedimenti a sostegno di banche, il decreto dignità a favore dei
padroni, l’assistenzialismo di tipo fascista di controllo sociale
del “reddito di cittadinanza”, le grandi opere di devastazione
ambientale, ma anche il comportamento dei padroni di Confindustria,
le classi di riferimento del PD, i partiti politici che, spiega Marx
“rappresentano
in maniera più o meno adeguata le classi o frazioni di esse” e,
quindi, anche
la
definizione di “popolo” tirata a destra e a sinistra. Interessi
diversi ma che “tendono
a riallinearsi se il mantenimento del potere è messo in serio
pericolo dal nemico di classe principale: il proletariato”.
I compagni hanno ripreso
l’Introduzione di Engels quando rivendica per il proletariato il
“diritto alla Rivoluzione”, che significa anche qui costruzione
di Partito ed Esercito proletario e hanno messo in rilievo gli
insegnamenti di Engels sull’importanza dei metodi di lotta, in
particolare nelle città imperialiste.
Nel GdS di Ravenna ci si è
soffermati soprattutto sulla bancarotta della piccola borghesia di
sinistra che si pone sempre tra gli operai e la Rivoluzione, gli
“ingannapopolo” di sempre dietro i proclami di fuoco che le
avanguardie operaie devono smascherare combattere. Sono i
conciliatori di ogni epoca, socialtraditori e socialfascisti. Li
abbiamo imparati a conoscere non solo negli avvenimenti in Francia
presi in esame da Marx, ma anche in Russia contro la rivoluzione
bolscevica, in Germania contro gli Spartachisti, in Italia col PCI
contro la lotta armata nascente, in Perù quando sono stati pure al
governo nazionale contro la guerra popolare del PCP, e oggi in Nepal
contro la Rivoluzione o in India dove governano gli Stati reprimendo
i maoisti.
Al revisionismo è stato
dato un duro colpo con l'inizio della lotta armata negli anni '70. I
compagni hanno dimostrato che la rivoluzione è possibile anche nei
paesi imperialisti. Ma l'ideologia e la pratica conseguente, solo sul
piano militare, non ha vinto e nessuna analisi sulla sconfitta è
venuta dai compagni. In definitiva conta quale classe comanda il
fucile.
Il GdS dei compagni in
Tunisia ha usato il testo di Marx sia per una riflessione sulle
“sconfitte” del proletariato in Italia, dal ’68-’77, agli
anni 80, la nascita dell’autorganizzazione operaia dei cobas fino
all’antagonismo dell’opposizione sociale ai giorni nostri, e sia
per leggere quello che la borghesia ha chiamato “le primavere
arabe”, in particolare in Tunisia, dal punto di vista marxista
rivoluzionario: la borghesia compradora legata a Ben Alì e quella
legata ai Fratelli Musulmani, la funzione dello Stato contro le
istanze rivoluzionarie.
E
qui un altro concetto vogliamo affermare, seguendo Marx:
nessun
popolo sarà mai libero finchè sarà schiavo l'operaio, le lotte
d'indipendenza nazionale dipenderanno dal ruolo del Partito Comunista
e dalle sue caratteristiche.
Il
lavoro di studio è, abbiamo detto, anche verso
l'interno,
è contro noi stessi. Attraverso questo studio dovremo
“liquidare noi stessi, le nostre concezioni, il nostro stile di
lavoro, fino al nostro linguaggio. Questo
si diceva nel gruppo di studio a Taranto, in cui si è detto:
“lo
studio va contro quello fatto finora, contro il non aver dotato i
nostri compagni dell'arma del marxismo. Abbiamo fondato il Pcm 19
anni fa ma siamo ancora qui. Fondare realmente il Partito è la
nostra attuale rivoluzione. Non siamo riusciti a realizzare la prima
tappa, abbiamo fallito. Nel 2006-7 abbiamo preso coscienza, oggi
stiamo ancora lottando. La lotta è contro le nostre
illusioni e i nostri
fronzoli prerivoluzionari”.
In conclusione. La
Formazione operaia su “Le lotte di classe in Francia” ci fa
riflettere anche sulla strategia e tattica della Rivoluzione, della
guerra popolare nei paesi imperialisti, le alleanze, il FU.
In un GdS si è detto
ancora: le “illusioni e fronzoli” sono un riflesso dello sviluppo
dei rapporti sociali, non riguardano solo la coscienza soggettiva ma
riguardano lo stadio dello scontro di classe, se non c'è uno scontro
di classe le illusioni non si possono battere solo con le idee.
“La attuale generazione
rassomiglia agli ebrei, che Mosè condusse attraverso il deserto. Non
solamente deve conquistare un nuovo mondo: deve perire, per far posto
agli uomini nati per un nuovo mondo" - K. Marx
Dobbiamo portare Marx tra
le masse in funzione della lotta militante dei comunisti oggi.
“Il
lavoro teorico a che serve?”
- dice il prof. Di Marco in un GdS: “Dare
la parola d'ordine giusta di quello che stai già facendo. E questo è
possibile attraverso la conoscenza scientifica della trama che si
svolge attraverso le maschere”.
Quindi, studiare Marx per
impadronirsi del metodo della scienza politica ma anche per essere
all'altezza dell'intervento militante. Marx è il più grande
combattente proletario, autentico rivoluzionario, lo dimostrano la
sua vita, i suoi scritti"
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