La
denuncia degli attivisti presenti a Zarzis. manifestazione al porto per la libertà di movimento
Da
ieri pomeriggio stiamo cercando i migranti deportati e abbandonati
dalla polizia nei pressi del confine con la Libia. Fonti attendibili
locali ci confermano che i migranti sono detenuti in quella zona
militare, sono privi di acqua e cibo. Ma la polizia di frontiera non
ci fornisce né informazioni né ci permette di muoverci alla loro
ricerca, intimandoci di andarcene. Noi da qui non ce ne andremo fino
a quando non avremo trovato le persone e verificato il loro stato
psico-fisico. Facciamo appello di fare pressione in tutti i modi
possibili sul governo della Tunisia: le 36 persone sono in grave
pericolo e hanno bisogno d’aiuto!
4
agosto - Ci troviamo a Zarzis, Tunisia del sud, e abbiamo da poco
concluso con una manifestazione al porto per la libertà di movimento
le giornate di iniziative e incontri promosso da "Europe Zarzis
Afrique". In questo preciso momento, quattro attivisti italiani
si trovano alla frontiera con la Libia per verificare una grave
violazione dei diritti umani. Le associazioni per i diritti umani
tunisine denunciano che un gruppo di 36 migranti ivoriani (21 uomini,
11 donne di cui una una incinta e quattro bambini molto piccoli) sono
stati deportati dalla città di Sousse al confine con la Libia e là
abbandonati senza cibo ed acqua. L’area in cui si trovano è una
zona militare ad alto rischio. Le associazioni tunisine hanno anche
diramato un video che riprende l’abbandono dei migranti nel deserto
e un comunicato di condanna. Ci associamo a loro e denunciamo questa
brutale deportazione che conferma ulteriormente che la Tunisia non
può essere considerata un Paese sicuro per i migranti. Le
persone deportate devono essere nuovamente riaccolte in Tunisia e
lasciate libere di scegliere dove poter vivere. Come abbiamo
detto questo pomeriggio, durante la manifestazione, la responsabilità
di queste politiche criminali di respingimento e deportazione verso
la Libia è dell’Unione europea e delle sue politiche di
esternalizzazione della frontiera. Da Zarzis pretendiamo la
libertà di movimento e il diritto di scegliere dove vivere per tutti
gli essere umani.
Si
è svolta al porto di Zarzis, domenica pomeriggio, l’iniziativa
internazionale che concludeva gli appuntamenti di "Europe Zarzis
Afrique", agire alla frontiera. Attivisti tunisini, italiani,
messicani, spagnoli hanno protestato contro le politiche criminali
sull’immigrazione dell’Unione europea e dell’Italia.
"Libertà
di movimento senza visti", "Stop alla violenza in Libia",
"Verità e giustizia per i migranti dispersi", gli
striscioni esposti assieme a quelli delle foto delle persone
scomparse affrontando il loro viaggio migratorio.
L’iniziativa
a 100km dalla frontiera libica ha toccato un luogo altamente
simbolico delle migrazioni odierne. "Avremmo voluto essere a
manifestare sul confine per portare le stesse istanze ma le autorità
tunisine non hanno dato l’autorizzazione" hanno dichiarato i
manifestanti.
Erano
presenti anche migranti di origine subsahariana fuggiti dall’inferno
libico e che ora vorrebbero raggiungere l’Europa. Una loro
delegazione ha letto una lettera spiegando di trovarsi in un altro
limbo, costretti a racimolare qualche soldo in lavori sfruttati,
senza accesso ai servizi, obbligati a fermarsi in Tunisia ma solo il
tempo necessario per riorganizzare il loro viaggio. "Siamo
riusciti a lasciarci alle spalle le brutalità della guerra e le
violenze della detenzione, ma qui non abbiamo i documenti e non
possiamo lavorare in regola, non abbiamo una protezione adeguata e
una vita dignitosa" affermano. "Vogliamo raggiungere un
Paese che riconosca i nostri diritti".
Hanno
partecipato alla manifestazione anche i familiari dei tunisini
dispersi in mare, associazioni che da anni lottano per conoscere la
verità su queste sparizioni e per richiedere giustizia. "I
nostri cari sono vittime innocenti e dimenticate di queste politiche
e nessuno in questi anni ci ha fornito delle risposte, né la
Tunisia, né l’Italia, tantomeno le istituzioni europee".
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