Venerdì 22 Febbraio il governatore della Banca Centrale Europea Mario
Draghi verrà insignito della Laurea ad Honorem in giurisprudenza per la
difesa dei Trattati Europei.
Crediamo ci sia poco di onorevole nella carriera di Draghi: dopo aver iniziato la sua carriera nel mondo accademico e aver avuto importanti ruoli istituzionali al ministero del Tesoro, nella migliore tradizione delle “porte girevoli” tra pubblico e privato Draghi passa direttamente ai vertici di Goldman Sachs (una delle più grandi banche d’affari del mondo) come responsabile per le strategie europee. La stessa Goldman Sachs che consigliava al governo greco manovre finanziarie azzardate che hanno contribuito alla fragilità dei conti pubblici dello stato ellenico. Diviene quindi Governatore
di Bankitalia per poi approdare alla Banca Centrale Europea (BCE).
Draghi è il teorico della tecnocrazia contrapposta all’espressione della volontà popolare. In un’intervista poco prima delle elezioni italiane del 2013 ha dichiarato che il vincitore non sarebbe stato importante tanto le riforme andavano avanti con il “pilota automatico”. Solo poche settimane fa rivendicava il diritto della BCE di ignorare le critiche dei governi eletti. La retorica del pilota automatico e di tutte le policy della BCE vengono presentati come ineluttabili in quanto espressione di teoria economica scientifica e certa, ma sotto la finzione della oggettività si nasconde una precisa scelta politica.
Draghi è stato in questi anni uno degli alfieri dell’austerità che l’Unione Europea ha “consigliato” ai governi complici del continente. Vi era la sua firma, accanto a quella del suo predecessore Trichet, sulla lettera mandata al governo Berlusconi nell’estate del 2011 in cui si pretendevano le cosiddette riforme strutturali, testualmente: tagli alla spesa pubblica (comprendente un meccanismo automatico di riduzione del deficit), privatizzazioni di larga scala, liberalizzazione dei servizi pubblici, superamento della contrattazione collettiva, flessibilizzazione (=precarizzazione) del mercato del lavoro, riduzione degli stipendi nel pubblico impiego e blocco del turnover, tagli alle pensioni.
Una laurea, si può dire, meritata se motivata in questo modo, ma che di “onorevole” non ha proprio niente.
contropiano
Crediamo ci sia poco di onorevole nella carriera di Draghi: dopo aver iniziato la sua carriera nel mondo accademico e aver avuto importanti ruoli istituzionali al ministero del Tesoro, nella migliore tradizione delle “porte girevoli” tra pubblico e privato Draghi passa direttamente ai vertici di Goldman Sachs (una delle più grandi banche d’affari del mondo) come responsabile per le strategie europee. La stessa Goldman Sachs che consigliava al governo greco manovre finanziarie azzardate che hanno contribuito alla fragilità dei conti pubblici dello stato ellenico. Diviene quindi Governatore
di Bankitalia per poi approdare alla Banca Centrale Europea (BCE).
Draghi è il teorico della tecnocrazia contrapposta all’espressione della volontà popolare. In un’intervista poco prima delle elezioni italiane del 2013 ha dichiarato che il vincitore non sarebbe stato importante tanto le riforme andavano avanti con il “pilota automatico”. Solo poche settimane fa rivendicava il diritto della BCE di ignorare le critiche dei governi eletti. La retorica del pilota automatico e di tutte le policy della BCE vengono presentati come ineluttabili in quanto espressione di teoria economica scientifica e certa, ma sotto la finzione della oggettività si nasconde una precisa scelta politica.
Draghi è stato in questi anni uno degli alfieri dell’austerità che l’Unione Europea ha “consigliato” ai governi complici del continente. Vi era la sua firma, accanto a quella del suo predecessore Trichet, sulla lettera mandata al governo Berlusconi nell’estate del 2011 in cui si pretendevano le cosiddette riforme strutturali, testualmente: tagli alla spesa pubblica (comprendente un meccanismo automatico di riduzione del deficit), privatizzazioni di larga scala, liberalizzazione dei servizi pubblici, superamento della contrattazione collettiva, flessibilizzazione (=precarizzazione) del mercato del lavoro, riduzione degli stipendi nel pubblico impiego e blocco del turnover, tagli alle pensioni.
Una laurea, si può dire, meritata se motivata in questo modo, ma che di “onorevole” non ha proprio niente.
contropiano
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