lunedì 11 febbraio 2019

pc 11 febbraio - Genova - Ponte Morandi una strage di Stato, una strage del capitale, una strage dei governi e boiardi di Autostrade

Inchiesta sul Morandi: «Sabbia e iuta nelle macerie». Nuova lista di indagati


Genova - L’introduzione al paragrafo, pur trattandosi nel resto delle pagine d’un documento parecchio tecnicistico, è tanto chiara quanto inquietante: «Corpo estraneo». E la descrizione di quel che significa è parimenti chiara: «Nell’area dei trefoli rotti sono stati rinvenuti corpi estranei come materiale di iuta concrezionato, residui di grasso su parti in acciaio e frammenti di asfalto libero». Il problema è che tutto questo, lì, non ci doveva stare. Perché i «trefoli» in questione sono le fibre dei cavi in acciaio contenuti dentro i tiranti del Ponte Morandi crollato il 14 agosto scorso, quando
sull’A10 Genova-Savona sono morte 43 persone.
Ancora più specificamente: l’esame riguardava i tiranti del pilone 9, ovvero quello collassato insieme a oltre 200 metri di strada, e il responso sui «corpi estranei» è uno dei passaggi più importanti della relazione completata nelle scorse settimane dai laboratori svizzeri dell’Empa, dove sono stati individuati 16 reperti selezionati fra le macerie affinché fosse verificato il livello di corrosione.
La consegna del dossier svizzero, la cui traduzione dovrà peraltro essere rifatta dopo le contestazioni di Autostrade, contiene pure passaggi nei quali si ribadisce che i tiranti erano «degradati da tempo». E però il contenuto di altre parti, di nuovo nell’opinione dell’azienda, rappresenta la dimostrazione che non sono stati gli stralli a cedere per primi. «Le rotture dei fili e dei trefoli - rimarcano quindi i tecnici di Aspi - mostrano che il collasso non è avvenuto per semplice trazione, alla quale sarebbe dovuta corrispondere un allungamento anomalo premonitore a occhio umano del disastro, ma sono invece intervenuti altri meccanismi che hanno condizionato la perdita di resistenza».

Non saranno i tribunali a sanare le ingiustizie...

Proprietari non residenti, scatta il ricorso al Tar per gli indennizzi ridotti


Genova - Il ricorso è stato presentato al Tar in silenzio, senza fare troppo rumore intorno alla questione ancora aperta dei mancati indennizzi ai proprietari non residenti delle case sgomberate dopo la tragedia del Morandi. In tutto si tratta di un’ottantina di famiglie ma sono 30 quelle che, nei giorni scorsi, hanno depositato al Tribunale amministrativo regionale, tramite l’avvocato Carlo Bilanci, un ricorso contro il decreto con cui commissario Marco Bucci ha stabilito le modalità di applicazione del decreto Genova.
La sostanza è semplice: agli sfollati di via Porro, proprietari e residenti nelle abitazioni lasciate il 14 agosto, dopo il tragico collasso del viadotto, sono state corrisposte (o lo saranno nei prossimi giorni) diverse voci di indennizzi: una voce per il valore delle abitazioni, e poi altri due capitoli di rimborsi corrispondenti all’accelerato sgombero degli immobili e il cosiddetto Pris, una cifra che dovrebbe coprire quello che si è perso con la cessione di un immobile che invece avrebbe potuto costituire fonte di reddito se rimesso sul mercato.

Una partita da 80mila euro da cui, secondo il ricorso, sarebbero ingiustamente esclusi i proprietari non residenti. I quali, negli atti di cessione delle case alla struttura commissariale hanno dovuto indicare le generalità dei loro inquilini a cui, invece, secondo le indicazioni del Commissario, vanno versati gli indennizzi Pris e quelli per l’accelerato sgombero delle case.

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