sabato 3 novembre 2018

pc 3 novembre - Libia/Mediterraneo - la visita in Tunisia del presidente del consiglio

Nel quadro della preparazione della Conferenza sulla Libia prosegue quotidiano l'attivismo italiano.
Il primo ministro è andato a Tunisi per cercare di coinvolgere la Tunisia nel piano di stabilizzazione politico militare e di intervento dell'imperialismo italiano.

Sotto la bandiera della “sicurezza nel Mediterraneo” si cerca di domare il focolaio libico, mentre continua la guerra sotterranea tra i paesi imperialisti interessati e in particolare tra Italia e Francia.
I governi imperialisti cercano ogni giorno di acquisire nuovi partecipanti per schierarli al loro fianco all'interno della Conferenza. L'ultimo colpo lo mette a segno però la Francia che incontra a Parigi gli esponenti delle milizie di Misurata che, all'ombra del conflitto tra le due forze principali, quelle intorno al governo Serraj e quelle raccolte intorno ad Haftar, stanno conquistando anch'esse il loro spazio.

In Tunisia l'imperialismo italiano con questa visita cerca di ricucire lo strappo provocato dal Ministro
degli Interni, Salvini, che aveva fatto fallire clamorosamente il viaggio blitz di quest'ultimo alcuni giorni fa.
Oggi, invece, la visita è all'insegna dell'amicizia. Un'amicizia, però, che è a favore solo dell'imperialismo italiano e della borghesia compradora tunisina, rappresentata dalla coppia Essebisi-Chahed.

E' sempre la questione migranti, però, in prima pagina, con il governo tunisino che vuole contribuire ricavandone soldi.
La Conferenza sulla Libia sta diventando, quindi, sempre più un appuntamento chiave della nuova fase, anche se a tutt'oggi non è altrettanto chiaro il quadro dei partecipanti.

Sin dall'inizio proletari comunisti ha svolto un ruolo di denuncia e di appello alla mobilitazione verso questa Conferenza, non come evento in sé ma parte di quella battaglia indispensabile nello scenario del Mediterraneo contro l'imperialismo italiano, contro l'accentuarsi delle tensioni interimperialiste, in solidarietà ai migranti divenuti arma di ricatto e merce di scambio della contesa interimperialista e della battaglia tra gli interessi delle multinazionali, in particolare per l'Italia l'ENI.
La denuncia e la proposta di proletari comunisti non ottiene però la dovuta attenzione, tenendo conto che proletari comunisti sta intensamente lavorando per fare del rapporto tra le due sponde del Mediterraneo non un mero fatto di parole ma di collegamento e unità internazionalista con le forze comuniste, antimperialiste presenti in questi paesi, perchè solo l'unità della lotta contro l'imperialismo italiano e la lotta dei proletari e popoli oppressi contro l'imperialismo e i regimi interni reazionari ad esso asserviti, è la chiave di volta per mettere fine al “mare della morte” che è diventato il Mediterraneo.

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