Ma i suoi risultati sono assolutamente
incerti, tanto è vero che non si prevedono conclusioni scritte che
dietro al facciata di unità ratificherebbero contrasti laceranti.
Apparentemente il governo imperialista
italiano conta in quest'opera dell'appoggio di tutti. L'Onu, sotto la
cui egida si svolge la Conferenza. Trump e la Nato che hanno
riconosciuto e sostenuto un ruolo di prima fila dell'Italia
nell'intervento di stabilizzazione politico-militare.
Ma questa è l'apparenza. La sostanza,
quella che cammina è la lotta sorda tra paesi imperialisti.
La Francia nel maggio scorso, mettendo
assieme Al Serraj e Haftar, voleva le elezioni il 10 dicembre; l'Onu
sta mettendo in opera una nuova road map l'8 novembre. Ma queste date
non sono le date riconosciute dalla fazioni in campo in Libia e dai
loro padrini imperialisti che sanno bene che il l'otto non può che
essere la ratifica della vittoria politico-diplomatico-militare di
una delle fazioni rappresentante per interposta persona
l'imperialismo dominante.
Siamo ad una Conferenza “last
minute”. Macron, ad esempio,a 10 giorni da essa non ha ancora
deciso di esserci. Mentre dovrebbero essere presenti i due
rappresentanti delle due potenze imperialiste principali che per
ragioni diverse sostengono il ruolo dell'Italia nell'area, ci
saranno, quindi, il segretario di Stato Usa, Pompeo e Medvedev per
la Russia. Infine, è certa la presenza della cancelliera Merkel, ma
il suo arrivo in questa occasione e da “anatra zoppa” e non è
chiaro quindi il ruolo effettivo che potrà avere in essa.
Certo, dietro la questione libica
c'è la guerra, in Libia, nel Mediterraneo e in tutto il nord
Africa; c'è l'ondata dei migranti, e dietro guerra e migranti ci
sono profitti e rapina in ballo.
In Libia, quando si parla di profitti,
si parla di entrare petrolifere. La produzione e il prezzo del
greggio, la Banca centrale libica è la Noc, l'Ente petrolifero di
Stato. All'ombra della Conferenza di Palermo c'è anche perfino la
nomina di chi capeggerà queste istituzioni bancarie.
Una volta tanto si tratta di dare
ragione a Salvini quando dichiara: “Sarà l'economia a Palermo la
chiave di volta per superare le incomprensioni politiche tra
Tripolitania e Cirenaica”. Così come sono i soldi per rilanciare
la cosiddetta “ripresa economica”messi in campo dalle varie
potenze imperialiste la chiave di volta del successo della stessa
Conferenza.
Ma la Libia è un teatro di guerra e
gli interessi imperialisti sono divergenti, e, quindi, in quanto
guerra è il rapporto di forza militare l'elemento decisivo, in
quanto contesa interimperialista dipende dalla cordata vincente. E in
questo l'Italia è ancora da vedere se di essa fa parte.
La venuta di Haftar alla Conferenza
è il risultato di un complesso lavoro diplomatico. Haftar legato
all'Egitto e alla Russia aveva poco tempo fa dichiarato “persona
non grata l'ambasciatore italiano a Tripoli”; così come non erano
mancate tracotanti dichiarazioni che avrebbe opposto la forza
militare all'intervento militare italiano.
Cosa è successo che lo porta ora a
partecipare? Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, avrebbero
fatto pressioni in questo senso sia il presidente egiziano Al Sisi
sia i russi e a rafforzare questa pressione c'è peraltro la presenza
diretta alla Conferenza di Palermo di russi ed egiziani, anzi
tutt'oggi si vocifera sulla presenza di Al Sisi stesso.
Certo, il linguaggio di Haftar e quello
del governo italiano è improntato a dire le stesse cose ma ad
interpretarle in senso diametralmente opposto. Haftar ridimensiona la
cacciata dell'ambasciatore italiano, dicendo che è stata fatta
perchè si voleva un cambio di rotta e con la sua presenza fa
intendere che questo cambio di rotta c'è stato, cosa che
evidentemente non corrisponde esattamente alla posizione del governo
italiano che resta comunque uno dei sostenitori, se non il principale
di Al Serraj.
L'Onu sta lavorando perchè alla
Conferenza ci sia “trippa per i gatti”, e sta approntando una
road map che dovrà essere nota l'8 novembre sulla quale ci sia la
convergenza delle due fazioni libiche principali. I due punti
principali di convergenza dovrebbero essere la data delle elezioni e
l'accordo tra i due eserciti a disposizione di Serraj e Haftar. Ma
proprio su questo, Onu o non Onu, non si può certo dire che
l'accordo ci sia già. E tenendo conto che questo accordo, ora come
ora, obiettivamente tiene fuori la Francia, i propositi Onu dovranno
passare al vaglio della Conferenza di Palermo e degli accordi se ci
saranno.
All'ombra dell'azione dei governi e
quindi di tutto questo circolo che si radunerà a Palermo ci sono
solo e sempre gli interessi delle Compagnie petrolifere ma anche
dell'Industria bellica. L'Italia è chiaramente interessata a tutto
quell'agglomerato che è diventata la Leonardo, dove abbiamo non solo
l'interesse a mettere mani nelle pasta ma anche in particolare, reso
noto dal Corriere della Sera, della presenza di una partecipazione
azionaria libica, la Lybian investment authority.
La Francia è incerta sulla sua
presenza perchè questa Conferenza se riesce obiettivamente
aumenta il ruolo dell'Italia. Se Macron potesse parlare liberamente
direbbe che l'imperialismo francese vuole il fallimento della
conferenza, sì che possa far tornare Parigi la vera capitale della
possibile mediazione, come sembrava essere nel maggio scorso. Ma,
come abbiamo già scritto, alla fine la mediazione si misura sul
campo e sul campo decideranno la forza militare, e anche se si
realizzasse un comando comune, sotto l'auspicio dell'Onu e della sua
road map santificata alla Conferenza di Palermo, chi comanda il
comando comune?
Così come in economia, se si realizza
la fusione tra la Banca centrale libica e il Noc (Ente petrolifero di
Stato) controllati rispettivamente da Tripoli e Bengasi, chi presiede
il nuovo Ente unificato?
Sul piano militare la novità degli
ultimi tempi è rappresentata dalle truppe di Misurata che si sono
formate sul campo di battaglia nella lotta contro l'Isis e che hanno
sedato la recente rivolta di Tripoli. Con chi si alleano le truppe di
Misurata? Con Haftar o con il governo legittimo?
Questo può divenire un fattore
decisivo. E in questi giorni che precedono la Conferenza c'è un
intenso lavoro in questo senso. Questo spiega la ragione per cui il
contrariato Macron chiama in questi giorni a colloquio i
rappresentanti delle truppe di Misurata, per dare e avere, per
tornare ad essere l'ago della bilancia dell'accordo militare e del
rientro come garante di quest'accordo militare dell'imperialismo
francese.
In conclusione la Conferenza di
Palermo non è come le altre conferenze che pure hanno avuto luogo in
altri scenari. E' un turbino politico, militare, economico il cui
esito finale non è scontato.
Certo a questa Conferenza tutti
potrebbero essere rappresentati, tranne i proletari e i popoli dei
paesi imperialisti come delle masse devastate della Libia e
dell'intero arco del Mediterraneo.
Dare voce a chi non ha voce, mettere in
campo la necessità di spazzare via l'imperialismo, le bande armate
al suo servizio, i regimi reazionari, i profitti della rapina e della
guerra. Questo è il compito dei comunisti, delle forze
antimperialiste.
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