Il 12 e il 13 novembre si terrà a
Palermo la Conferenza internazionale sulla Libia. L’imperialismo italiano
lavora da tempo con incontri “frenetici e forsennati” per organizzare questo
evento.
Infatti, gli attuali esponenti
del governo fasciopopulista, e cioè il finto presidente del Consiglio Conte e
il viceministro Salvini in particolare hanno viaggiato in Libia in questi mesi sulla
scorta delle iniziative intraprese dall’ex ministro imperial/fascista Minniti
del governo precedente, incontrando esponenti del governo libico riconosciuto
dall’Onu, quello di Serraj, definito governo legittimo e che occupa la Tripolitania,
ma anche Haftar, che occupa l’altra metà del Paese, la Cirenaica.
La mossa pressante del governo
italiano, dopo il fallito tentativo della Francia di imporre la sua “road map”,
il suo piano, è fatta per provare a diventare il “rappresentante” ufficiale nel
Mediterraneo, e nel mondo, della Libia, (“Ed è chiaro che il ruolo da protagonista
lo deve tenere l'Italia” ha detto Di Maio) considerandola di fatto propria
colonia, e da questo punto di partenza, “trattare” con tutti i paesi imperialisti,
e con i governanti della Libia per assicurarsi il controllo del Paese, nella
sostanza per il controllo degli enormi giacimenti di petrolio e gas del paese.
Per l’imperialismo italiano è
così chiaro che si tratta di colonia che Conte, per darsi una parvenza di correttezza,
ha sentito la necessità di affermare che si tratta di una "Conferenza per la Libia e non sulla Libia"!
Ma non bastano certo le parole a
nascondere i veri motivi di urgenza di questa Conferenza per l’imperialismo
italiano che è legata a diversi fattori:
- nella sua ricerca spasmodica di
un “posto al sole”, dentro l’attuale crisi economica mondiale in cui
si acuiscono le contraddizioni tra i diversi paesi imperialisti, in cui ogni paese deve allargarsi quanto più possibile a scapito degli altri per conquistare materie prime, sbocco per le proprie merci e influenza politica e militare, l’imperialismo italiano ha bisogno di consolidare le proprie posizioni allargando il controllo su questa area, e in questo si sente agevolato dalla storia delle relazioni con la Libia, dalla sua vicinanza.
si acuiscono le contraddizioni tra i diversi paesi imperialisti, in cui ogni paese deve allargarsi quanto più possibile a scapito degli altri per conquistare materie prime, sbocco per le proprie merci e influenza politica e militare, l’imperialismo italiano ha bisogno di consolidare le proprie posizioni allargando il controllo su questa area, e in questo si sente agevolato dalla storia delle relazioni con la Libia, dalla sua vicinanza.
L’imperialismo italiano è già
pesantemente presente in Africa: investimenti diretti passati da 13 a 23
miliardi nel giro di pochi anni; nel 2017 altri nuovi investimenti per 10,3 miliardi
(la metà di tutti gli investimenti dell’Unione Europea, 22 miliardi); in Libia
c’è l’Eni, l’Unicredit, Leonardo, Retelit, Ubae (Unione delle banche arabe ed
europee di diritto italiano)… e il ministro fasciorazzista Salvini dice infatti
che sarà l’economia a Palermo la questione principale e “sviluppo economico,
antiterrorismo, contrasto all’immigrazione clandestina e cooperazione tra i due
Paesi”.
Economia e contrasto all’immigrazione! Senza tanti giri di parole!
Ma la complessità della gestione di
questa situazione, che ha tirato in ballo l’Onu, con un suo piano, prevede l’intervento
di tutti i paesi “interessati” alla “stabilità” e alla “sicurezza” nel mondo, con
la conseguente scelta più o meno palese del “cavallo” su cui puntare, Serraj o
Haftar (questo sostenuto apertamente da Russia,
Egitto ed Emirati Arabi Uniti, e in maniera "sotterranea" dalla
Francia). Alla Conferenza sono stati infatti invitati: Arabia Saudita,
Egitto, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Francia, Germania, Spagna,
Marocco, Tunisia, Gran Bretagna, Canada, Ciad, Algeria, Cina, Giordania, Malta,
l’Unione Europea, rappresentanti dell’Onu, della Lega araba e dell’Unione
africana, e ognuno vorrà il proprio tornaconto.
I paesi imperialisti che fanno parte dell’elenco sono il
fior fiore di paesi assassini, impegnati in nuove corse agli armamenti e
aumento delle spese militari, in guerre non dichiarate in cui muoiono milioni
di persone, e milioni vengono costrette all’emigrazione, e si perdono in nuovi
campi di concentramento, sono i diretti responsabili della distruzione della
Libia ridotta a brandelli dal 2011: non si può pensare nemmeno per scherzo che
possano dare una “soluzione” positiva… ogni “equilibrio”, ogni “stabilità”,
ogni “avvio del processo di pace e democratizzazione del paese con nuove
elezioni” è impossibile sotto il dominio della borghesia imperialista.
In questo momento l’Africa, forse
più di altre aree del mondo, è più sensibile di altre visto che si tratta di un
continente verso cui tutti gli imperialismi stanno elaborando teoria e pratica di
azione, un continente ricco di materie prime, di una enorme popolazione giovane,
di aree da trasformare in fonti di produzione agricola o in nuovi distretti
industriali di lavoro a basso costo.
E la Conferenza, visti gli
attuali assetti e l’attuale contesto mondiale non produrrà assolutamente nulla
di quello che viene sbandierato perché ognuno proverà a trarre il massimo per
sé, per il proprio imperialismo, o per un aiuto sostanziale a consolidare le
proprie posizioni nell’area.
Fino a questo momento si procede spesso
con “guerre per procura”, sostenendo i propri referenti, cioè, per esempio per
la Libia le diverse tribù di cui è composta, ma niente esclude che in caso di
necessità si mettano gli “stivali sul terreno” con un intervento militare diretto, come è stato nel 2011 o
come per esempio fa la Francia da sempre.
In questo senso, la scelta di
Palermo, della Sicilia, conferma, ancora una volta, la sua centralità nel Mediterraneo.
La Sicilia è progressivamente diventata una grande piattaforma militare piena
di armi convenzionali e nucleari, di basi militari, Sigonella e aeroporti
civili trasformati in militari come Trapani e Palermo, strumenti di controllo
delle telecomunicazioni militari come il radar di Marsala e il Muos di Niscemi.
Insomma, un’isola, che mentre viene stretta dai gravissimi problemi della disoccupazione,
della povertà, dell’emigrazione, dello Stato-mafia, dell’inquinamento, della
mancanza di servizi, dalla sanità alla scuola, si riempie di armi, di morte e
distruzione e dalla quale partono azioni di guerra con e senza droni.
La Conferenza (per la cui “riuscita”
e “messa in sicurezza” saranno utilizzati 10.000 militari armati di tutto
punto, per cui sarà sequestrata una intera città per due giorni, limitando
diritti e libertà di movimento) quindi approfondirà lo scontro in atto, sia a
livello di superficie o profondo tra i vari “partecipanti”, che davanti al
bellissimo mare di Palermo si stringeranno le mani tra sorrisi, che si tradurranno
in più dolore e oppressione per le masse libiche innanzi tutto e africane più
in generale, per le masse di migranti che continueranno a trovare la morte lungo
le vie, in mare o nei “moderni” campi di concentramento in Libia o in Italia.
In nome della “stabilità” dell’area,
e degli eventuali “accordi” saranno chiesti ulteriori sacrifici alle masse dei paesi
imperialisti: si dovranno restringere ancora di più alcune “libertà
democratiche”, avanzerà ancora di più il moderno fascismo, e in termini
finanziari soprattutto per le necessità imposte dalla guerra.
È necessario mostrare tutta l’opposizione
possibile a questa Conferenza il cui esito non farà altro che approfondire
guerra sfruttamento disastri umanitari sociali e ambientali.
Contro l'intervento imperialista in Libia del governo fascio-razzista italiano, e di tutti i paesi imperialisti
Solidarizziamo con i proletari e popoli in lotta
Lottiamo per la chiusura di tutte le basi Usa Nato sul
territorio
Sosteniamo i migranti con l'accoglienza: per la libertà di
circolazione, per la chiusura di tutti i nuovi campi di concentramento per
migranti
Circolo proletari comunisti Palermo
prolcompa@libero.it
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