COMUNICATO
STAMPA
DOPO
INDAGINI SU ENI A MILANO, ROMA E MESSINA, PORRE SUBITO FINE ALLA
STAGIONE DE SCALZI. LE DIMISSIONI DELL'AD DI ENI SONO ATTO DOVUTO
“Se
queste accuse dovessero essere confermate in giudizio, si tratterebbe
del più grave scandalo della storia della Repubblica Italiana: uno
dei massimi dirigenti di un’impresa controllata dallo Stato che
depista le indagini per rendere inefficaci i controlli sulla società
a cui appartiene e permetterle di agire come entità autonoma, al di
fuori della legge”.
All'indomani
degli sviluppi delle inchieste avviate dalle procure di Messina, Roma
e Milano , Luigi Zingales, noto economista nonché ex consigliere di
amministrazione dell'Eni per un breve periodo, chiede il
Commissariamento del Cane a Sei Zampe.
Il
Coordinamento Nazionale No Triv ricorda alcune tra le numerose
"pagine nere" che hanno segnato la sciagurata gestione De
Scalzi, voluto ai vertici di Eni nel 2014 da Matteo Renzi e
riconfermato nel ruolo da Paolo Gentiloni nel marzo 2017:
- presunto depistaggio dell'inchiesta sulle presunte tangenti Eni in Nigeria;
- presunta tangente da 1 miliardo e 92 milioni che sarebbe stata versata da Eni a politici nigeriani ed intermediari, per la quale la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Claudio De Scalzi e l'ex AD Paolo Scaroni;
- presunto caso di corruzione internazionale che vedrebbe coinvolta Eni in Congo per accordi sottoscritti dal 2013 al 2015 con il Ministero degli Idrocarburi congolese;
- procedimento penale in corso a Milano che vede sul banco degli imputati Eni e la sua controllata nigeriana che sarebbero responsabili di uno sversamento di petrolio nella regione del Delta del Niger in un'area di circa 19 ettari;
- presunti illeciti nella gestione di trasporto e smaltimento dei reflui petroliferi al Centro Olio di Viggiano in Val D'Agri;
procedimento penale in corso sul caso di fuoriuscita di idrocarburi da uno dei serbatoi del Centro Olio di Viggiano e conseguente contaminazione delle matrici ambientali.
riconfermato nel ruolo da Paolo Gentiloni nel marzo 2017:
- presunto depistaggio dell'inchiesta sulle presunte tangenti Eni in Nigeria;
- presunta tangente da 1 miliardo e 92 milioni che sarebbe stata versata da Eni a politici nigeriani ed intermediari, per la quale la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Claudio De Scalzi e l'ex AD Paolo Scaroni;
- presunto caso di corruzione internazionale che vedrebbe coinvolta Eni in Congo per accordi sottoscritti dal 2013 al 2015 con il Ministero degli Idrocarburi congolese;
- procedimento penale in corso a Milano che vede sul banco degli imputati Eni e la sua controllata nigeriana che sarebbero responsabili di uno sversamento di petrolio nella regione del Delta del Niger in un'area di circa 19 ettari;
- presunti illeciti nella gestione di trasporto e smaltimento dei reflui petroliferi al Centro Olio di Viggiano in Val D'Agri;
procedimento penale in corso sul caso di fuoriuscita di idrocarburi da uno dei serbatoi del Centro Olio di Viggiano e conseguente contaminazione delle matrici ambientali.
A
quest'ultimo caso si ricollega l'inquietante vicenda dell'Ing.
Gianluca Griffa, responsabile dell'impianto di Viggiano, che, prima
di togliersi la vita in circostanze misteriose nel 2013, aveva
redatto un dossier ora al vaglio dei PM di Potenza nell'ambito delle
indagini sul Centro Olio.
Il
Coordinamento Nazionale No Triv ritiene pertanto che le dimissioni
dell'Amministratore Delegato di Eni siano un atto dovuto ma, al tempo
stesso, che debbano essere accompagnate da un profondo ripensamento
del ruolo di Eni in Italia ed all'Estero, le cui prerogative sono
parse spesso eccedere, in materia di politica energetica nazionale e
politica estera, anche quelle dello stesso Governo.
Coordinamento
Nazionale No Triv
Roma,
11 febbraio 2018
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