In questi casi la retorica non
manca mai, e Mattarella è un esperto. Ci vuole coraggio a presentarsi come
istituzione per ricordare quella catastrofe a 50 anni dal quel terribile 14-15
gennaio. Tantissimi morti e feriti, popolazione senza casa, interi paesi letteralmente
scomparsi e una “ricostruzione” durata appunto 50 anni e ancora non finita!
“Tirando le somme – riporta il
Giornale di Sicilia di oggi – mancano 150 milioni di euro per opere pubbliche e
280 per l’edilizia privata, secondo il fabbisogno stimato dalla commissione
alle infrastrutture della Camera nel 2006. Soldi che i sindaci chiedono e lo
Stato stenta a dare. Gli impegni di onorevoli e rappresentanti delle
istituzioni che sono venuti in questi territori sono serviti a poco”.
La Repubblica di Palermo riporta
così la visita di Mattarella: “Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha
ricordato nell'auditorium 'Leggio' a Partanna i 50 anni del terremoto che colpì
il Belice nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968. Mattarella è stato
accolto dall'inno nazionale. In sala autorità istituzionali, civili e militari
e tanti amministratori dei comuni della valle. Prima di entrare
nell'auditorium, Mattarella è stato salutato dalla folla che si trova
all'esterno dell'edificio e che ha urlato 'presidente... presidente'.”
E il “presidente… presidente” ha
detto "La capacità dell'intero
Paese di reagire alle tante calamità -
afferma Mattarella - hanno rappresentato il momento della verità, della misura della coesione nazionale, del riconoscersi in un comune destino".
afferma Mattarella - hanno rappresentato il momento della verità, della misura della coesione nazionale, del riconoscersi in un comune destino".
Ma per favore! Sia serio! In genere
in questo “intero paese” mancano proprio le “autorità” di ogni tipo, e se ogni
volta non fosse per volontari e abitanti colpiti che si rimboccano le maniche…
E in tempi di campagna elettorale
si presentano sfacciatamente ancora tutti: “Alla cerimonia erano presenti il
ministro per la Coesione, Claudio De Vincenti, il sottosegretario Davide
Faraone, il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, i prefetti di
Trapani e Palermo, il presidente dell'Anci siciliana Leoluca Orlando, gli
amministratori dei comuni del Belice, il cardinale Francesco Montenegro,
vescovi e autorità ecclesiali.”
Non poteva mancare Musumeci,
novello presidente della Regione, fascista perbene, che con fare austero
ammonisce i presenti con parole pesanti quelle stesse istituzioni da lui
rappresentate: "Se dopo 50 anni gli amministratori del Belice sono
costretti ancora ad appellarsi allo Stato per avere fondi mentre in Friuli è da
tempo chiusa la ricostruzione post-terremoto - dice Musumeci - significa che
qui l'intervento pubblico ha parzialmente fallito". E ancora, continua La
Repubblica: “Musumeci ha parlato di ‘ricostruzione lenta e ancora incompleta,
di inchieste giudiziarie concluse senza colpevoli, di inefficienza nei
controlli delle imprese’”. Ma guardandosi in giro e vedendo il presidente
Mattarella non ha potuto fare a meno di fare il viscido ricordando “…l'azione
dell'ex presidente della Regione Piersanti Mattarella assassinato dalla mafia e
fratello del Capo dello Stato, ‘che nel 1978 davanti al Parlamento denunciò il
notevole ritardo nella ricostruzione’”
E così tutti si salvano l’anima.
(una delle scritte storiche)
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