La
crisi economica mondiale porta ad una concorrenza su tutti i piani.
Gli
Usa con Trump portano ad n nuovo accentuato interventismo su scala
mondiale.
Il
dominio americano della fase Obama puntava ad essere stabilizzante,
l’attuale interventismo di Trump è apertamente destabilizzante. Ma
l’elemento di destabilizzazione dell’imperialismo non l’ha
deciso Trump. Si passa dal fatto che sotto gli Usa di Obama si voleva
trovare una “soluzione”, pur salvaguardando gli interessi
imperialisti, ad una forzatura di tutto questo.
Ma
questa destabilizzazione degli Usa produce necessariamente una
chiamata all’autodifesa e a difendere l’espansione da parte anche
degli altri imperialismi: la Cina, che continua la sua penetrazione
innanzitutto economica, e la Russia, che con l’intervento in Siria
aveva ripreso a difendere attivamente i suoi interessi.
L’Europa
ha dimostrato in questo contesto la sua estrema fragilità. Questa
fragilità mostra che non esiste un blocco imperialista europeo come polo a sè e
che l'Europa è allo scoperto nella contesa imperialista. Esistono
interessi comuni dei paesi europei ma non un blocco. La Gran Bretagna
se n’è potuta andare e l’Europa a dominio tedesco è solo un dominio da potenza maggiore nello sviluppo diseguale. Le elezioni della Germania e la difficoltà avuta
dalla Merkel a formare un governo, mette in difficoltà il suo ruolo
negli organismi europei; fa emergere Macron che pensa di poter
spingere le cose dove vuole lui, rende meno determinante il peso
della Germania
L'avvicinamento più marcato dell'Italia alla Francia è frutto e sintomo di questo.
L'avvicinamento più marcato dell'Italia alla Francia è frutto e sintomo di questo.
Questa
situazione contraddice le idee e posizioni di Eurostop,
che dice una montagna di chiacchiere. Noi non
siamo parte di un blocco imperialista a direzione tedesca; il peso della Germania sui
fatti politici italiani è importante ma non tale da non essere l'Italia un imperialismo in proprio. Non c’è un “Europa che
decide per noi”. Chi ci dipinge come un paese a sovranità limitata è un corifeo diretto o indiretto dell'imperialismo italiano, dentro il cui perimetro intende lavorare come coscienza critica.
I governi dei 27 paesi imperialisti e capitalisti europei pensano sempre più ognuno per sè e fare i fatti propri. L’Europa come organismo europeo può decidere quello che vuole ma il giorno dopo i governi fanno quello che vogliono Ma quando l’Europa viene lasciata a sé è perfino peggio dello stare sotto il 'dominio tedesco'. Ognuno fa i propri interessi e avanzano i nazionalismi/fascismi.
I governi dei 27 paesi imperialisti e capitalisti europei pensano sempre più ognuno per sè e fare i fatti propri. L’Europa come organismo europeo può decidere quello che vuole ma il giorno dopo i governi fanno quello che vogliono Ma quando l’Europa viene lasciata a sé è perfino peggio dello stare sotto il 'dominio tedesco'. Ognuno fa i propri interessi e avanzano i nazionalismi/fascismi.
I
paesi europei sono, quindi, in “libera uscita”. Non ragionano in
termini di Europa, ognuno ragiona secondo la posizione che ha.
Dovrebbero fare la ‘difesa europea’, ma per fare cosa, ognuno
pensa ad un obiettivo corrispondente ai propri interessi nazionali imperialisti, grandi o piccoli che siano.
Il
moderno fascismo è la
“soluzione” come via di uscita alla fragilità politica. L’avanzata del
moderno fascismo è un pericolo reale. I fascisti non sono politici
come gli altri. I fascisti si devono combattere. Essi sono
per il “tanto peggio tanto meglio”, non
sono elettoralisti alla maniera dei normali e tradizionali partiti borghesi. I
fascisti non misurano attraverso il voto la forza che hanno, e contro
il fascismo serve la forza lottando per impedirgli l'uso del voto e delle elezioni, come arma per giustificare l'azione fuori dal contesto elettorale e della democrazia elettorale. L'antifascismo o è militante o non è. I fascisti non si battono
con i numeri che metti in piazza, con le denunce, ma colpendoli. Se
li fai esistere i fascisti guadagnano voti.
La fragilità europea si riproduce a livello mondiale. L’Europa si ridimensiona nello scenario internazionale. Trump si occupa più della Cina.
A
livello internazionale la Cina è il vero nuovo gigante. Agisce come
potenza imperialista globale, fa coincidere l’interesse della nuova
forma di dittatura borghese con l’apparente interesse generale
dell’economia mondiale: “via della seta”, sviluppo dei paesi dipendenti, ecc. E la destabilizzazione Usa di Trump rafforza la Cina.
La
Russia è indebolità e sul piano interno cova la destabilizzazione. Se si acutizza la situazione internazionale l’alleanza Cina-Russia è quasi inevitabile, la Cina non ha la
potenza militare per essere potenza globale, e la nuova “via della
seta” richiederebbe la ‘pace eterna’.
L'acutizzazione della crisi coreana, un attacco alla Corea da parte degli Usa diventerebbe inevitabilmente un attacco alla Cina.
Chiaramente c’è bisogno del Giappone, che sta andando a marce
accelerate verso il riarmo, il cambio della Costituzione, perchè possa
trovarsi all’appuntamento dell’attacco alla Cina.
Nello
stesso tempo la Russia sta consumando il fuoco fatuo della sua potenza globale, l’elezione prossima è più probabile che sia l’inizio della fine di Putin, perchè non può mantenere solo
con le armi il suo peso politico. La Russia di Putin va incontro a una
possibile crisi interna devastante.
Cosa succede negli altri continenti? E’ chiaro che le potenze imperialiste vogliono il “cortile di casa”. Ma intanto la Cina ha iniziato a penetrarvi. Gli Usa vogliono che ogni governo dei paesi dell’America Latina sia omogeneo a loro. Ma i popoli oppressi dall'imperialismo non vogliono questo,le borghesie che li governano lo vedono come un ritorno al passato, non come un nuovo equilibrio per il futuro.
In
Asia c’è l’India e molte cose dipendono dall’India. Ma l’India
sul piano militare non vuole legarsi mani e piedi agli Usa, In
generale vi è una nuova borghesia nei paesi asiatici.
L’Asia
non è un “cortile di casa” degli Usa. In Asia le guerre popolari sono in campo. In America
Latina, invece, la presenza delle guerre popolari è soprattutto ideologica, esiste l’influenza storica della guerra popolare in
Perù, ma grande è la trasformazione necessaria.
Poi
c’è il nuovo “Eldorado”, l’Africa, e gli imperialisti se stanno interessando - su questo rimandiamo a una riflessione specifica approfondita.
Nel
Medio Oriente succede di tutto. Noi dobbiamo prendere posizione di
volta in volta.
I
popoli si ribellano sempre di più. E quando i popoli si ribellano
i comunisti stanno con i popoli.
Non
è accettabile che c’è una rivolta di giovani e donne e noi
dobbiamo basarci su ciò che ha detto Trump o se l’Iran è parte
del blocco siriano, ecc. Anche prima le ‘primavere arabe’ per qualcuno
erano puro strumento dell'imperialismo...
Noi siamo
dall’altra parte della barricata. Noi siamo incondizionatamente
dalla parte di tutte le rivolte in questi paesi. I
proletari e i popoli sono in lotta ovunque. Per sostenerli, occorre
abbandonare la “geopolitica” e i “geopolitici”, anche tra le
nostre fila, perchè questa visione è oggettivamente erronea,
significa guardare le lotte dei popoli con l’occhio
dell’imperialismo.
Sono parte del nostro “cortile di casa”, Siria, Magreb, Golfo Persico, e noi siamo
da una sola parte, dalla parte dei popoli in armi contro il nemico.
Due
realtà sono in grande modificazione. La Palestina, che entra in una nuova fase ed è
necessario aggiornare l'analisi. Qui siamo ad una nuova stratificazione
delle classi sociali che fanno sentire il loro peso. Le formazioni
politiche palestinesi non reggono più l’esistente. Hamas serve
sempre meno, e va a terminare il contrasto tra Hamas/Olp
Nel
Kurdistan Ocalan deve decidere nel governo di quale paese deve
entrare.
I
comunisti, i proletari, i popoli devono utilizzare pro domo loro
tutto questo: la fragilità europea, la crisi dei nostri governi,
costretti a politiche di pura avventura con azioni militari (vedi ora l'Italia con il Niger). Il nostro governo, la nostra
economia sono messi male, la ripresa è virtuale.
L’Europa
è tutta insieme un anello debole nel quadro dei paesi imperialisti.
Ma
è nelle crisi che si fanno le rivoluzioni.
Guerra
e rivoluzione sono in equilibrio a livello mondiale.
Noi
ci dobbiamo concentrare contro il nostro imperialismo. Demolendo
nello stesso tempo le teorie che la colpa è sempre degli altri imperialismi.
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