domenica 14 gennaio 2018

pc 14 gennaio - UN BREVE SGUARDO ALLA SITUAZIONE A LIVELLO INTERNAZIONALE - Da un intervento al seminario di gennaio

La crisi economica mondiale porta ad una concorrenza su tutti i piani.
Gli Usa con Trump portano ad n nuovo accentuato interventismo su scala mondiale.
Il dominio americano della fase Obama puntava ad essere stabilizzante, l’attuale interventismo di Trump è apertamente destabilizzante. Ma l’elemento di destabilizzazione dell’imperialismo non l’ha deciso Trump. Si passa dal fatto che sotto gli Usa di Obama si voleva trovare una “soluzione”, pur salvaguardando gli interessi imperialisti, ad una forzatura di tutto questo.
Ma questa destabilizzazione degli Usa produce necessariamente una chiamata all’autodifesa e a difendere l’espansione da parte anche degli altri imperialismi: la Cina, che continua la sua penetrazione innanzitutto economica, e la Russia, che con l’intervento in Siria aveva ripreso a difendere attivamente i suoi interessi.

L’Europa ha dimostrato in questo contesto la sua estrema fragilità. Questa fragilità mostra che non esiste un blocco imperialista europeo come polo a sè e che l'Europa è allo scoperto nella contesa imperialista. Esistono interessi comuni dei paesi europei ma non un blocco. La Gran Bretagna se n’è potuta andare e l’Europa a dominio tedesco è solo un dominio da potenza maggiore nello sviluppo diseguale. Le elezioni della Germania e la difficoltà avuta dalla Merkel a formare un governo, mette in difficoltà il suo ruolo negli organismi europei; fa emergere Macron che pensa di poter spingere le cose dove vuole lui, rende meno determinante il peso della Germania 
L'avvicinamento più marcato dell'Italia alla Francia è frutto e sintomo di questo.

Questa situazione contraddice le idee e posizioni di Eurostop, che dice una montagna di chiacchiere. Noi non siamo parte di un blocco imperialista a direzione tedesca; il peso della Germania sui fatti politici italiani è importante ma non tale da non essere l'Italia un imperialismo in proprio. Non c’è un “Europa che decide per noi”. Chi ci dipinge come un  paese a sovranità limitata è un corifeo diretto o indiretto dell'imperialismo italiano, dentro il cui perimetro intende lavorare come coscienza critica.
I governi dei 27 paesi imperialisti e capitalisti europei pensano sempre più  ognuno per sè e fare i fatti propri. L’Europa come organismo europeo può decidere quello che vuole ma  il giorno dopo i governi fanno quello che vogliono Ma quando l’Europa viene lasciata a sé è perfino peggio dello stare sotto il 'dominio tedesco'. Ognuno fa i propri interessi e avanzano i nazionalismi/fascismi.
I paesi europei sono, quindi, in “libera uscita”. Non ragionano in termini di Europa, ognuno ragiona secondo la posizione che ha. Dovrebbero fare la ‘difesa europea’, ma per fare cosa,  ognuno pensa ad un obiettivo corrispondente ai propri interessi nazionali imperialisti, grandi o piccoli che siano.
Il moderno fascismo è la “soluzione”  come via di uscita alla fragilità politica. L’avanzata del moderno fascismo è un pericolo reale. I fascisti non sono politici come gli altri. I fascisti si devono combattere. Essi sono per il “tanto peggio tanto meglio”, non sono elettoralisti alla maniera dei normali e tradizionali partiti borghesi. I fascisti non misurano attraverso il voto la forza che hanno, e contro il fascismo serve la forza lottando per impedirgli l'uso del voto e delle elezioni, come arma per giustificare l'azione fuori dal contesto elettorale e della democrazia elettorale. L'antifascismo o è militante o non è. I fascisti non si battono con i numeri che metti in piazza, con le denunce, ma colpendoli. Se li fai esistere i fascisti guadagnano voti.

La fragilità europea si riproduce a livello mondiale. L’Europa si ridimensiona nello scenario internazionale. Trump si occupa più della Cina.
A livello internazionale la Cina è il vero nuovo gigante. Agisce come potenza imperialista globale, fa coincidere l’interesse della nuova forma di dittatura borghese con l’apparente interesse generale dell’economia mondiale: “via della seta”, sviluppo dei paesi dipendenti, ecc. E la destabilizzazione Usa di Trump rafforza la Cina. 
La Russia è indebolità e sul piano interno cova la destabilizzazione. Se si acutizza la situazione internazionale l’alleanza Cina-Russia è quasi inevitabile, la Cina non ha la potenza militare per essere potenza globale, e la nuova “via della seta” richiederebbe la ‘pace eterna’.
L'acutizzazione della crisi coreana, un attacco alla Corea da parte degli Usa diventerebbe inevitabilmente un attacco alla Cina. Chiaramente c’è bisogno del Giappone, che sta andando a marce accelerate verso il riarmo, il cambio della Costituzione, perchè possa trovarsi all’appuntamento dell’attacco alla Cina.
Nello stesso tempo la Russia sta consumando il fuoco fatuo della sua potenza globale, l’elezione prossima è più probabile che sia l’inizio della fine di Putin, perchè non può mantenere solo con le armi il suo peso politico. La Russia di Putin va incontro a una possibile crisi interna devastante.

Cosa succede negli altri continenti? E’ chiaro che le potenze imperialiste vogliono il “cortile di casa”. Ma intanto la Cina ha iniziato a penetrarvi. Gli Usa vogliono che ogni governo dei paesi dell’America Latina sia omogeneo a loro. Ma i popoli oppressi dall'imperialismo non vogliono questo,le borghesie che li governano  lo vedono come un ritorno al passato, non come un nuovo equilibrio per il futuro.

In Asia c’è l’India e molte cose dipendono dall’India. Ma l’India sul piano militare non vuole legarsi mani e piedi agli Usa, In generale vi è una nuova borghesia nei paesi asiatici.
L’Asia non è  un “cortile di casa” degli Usa. In Asia le guerre popolari sono in campo. In America Latina, invece, la presenza delle guerre popolari è soprattutto  ideologica, esiste l’influenza storica della guerra popolare in Perù, ma grande è la trasformazione necessaria.
Poi c’è il nuovo “Eldorado”, l’Africa, e gli imperialisti  se stanno interessando - su questo rimandiamo a una riflessione specifica approfondita.

Nel Medio Oriente succede di tutto. Noi dobbiamo prendere posizione di volta in volta.
I popoli si ribellano sempre di più. E quando i popoli si ribellano i comunisti stanno con i popoli.
Non è accettabile che c’è una rivolta di giovani e donne e noi dobbiamo basarci su ciò che ha detto Trump o se l’Iran è parte del blocco siriano, ecc. Anche prima le ‘primavere arabe’ per qualcuno erano puro strumento dell'imperialismo...
Noi siamo dall’altra parte della barricata. Noi siamo incondizionatamente dalla parte di tutte le rivolte in questi paesi. I proletari e i popoli sono in lotta ovunque. Per sostenerli, occorre abbandonare la “geopolitica” e i “geopolitici”, anche tra le nostre fila, perchè questa visione è oggettivamente erronea, significa guardare le lotte dei popoli con l’occhio dell’imperialismo.
Sono parte del nostro “cortile di casa”, Siria, Magreb, Golfo Persico, e noi siamo da una sola parte, dalla parte dei popoli in armi contro il nemico.

Due realtà sono in grande modificazione. La Palestina, che entra in una nuova fase ed è necessario aggiornare l'analisi. Qui siamo ad una nuova stratificazione delle classi sociali che fanno sentire il loro peso. Le formazioni politiche palestinesi non reggono più l’esistente. Hamas serve sempre meno, e va a terminare il contrasto tra Hamas/Olp
Nel Kurdistan Ocalan deve decidere nel governo di quale paese deve entrare.

I comunisti, i proletari, i popoli devono utilizzare pro domo loro tutto questo: la fragilità europea, la crisi dei nostri governi, costretti a politiche di pura avventura con azioni militari (vedi ora l'Italia con il Niger). Il nostro governo, la nostra economia sono messi male, la ripresa è virtuale.
L’Europa è tutta insieme un anello debole nel quadro dei paesi imperialisti.
Ma è nelle crisi che si fanno le rivoluzioni.
Guerra e rivoluzione sono in equilibrio a livello mondiale.
Noi ci dobbiamo concentrare contro il nostro imperialismo. Demolendo nello stesso tempo le teorie che la colpa è sempre degli altri imperialismi.

Nessun commento:

Posta un commento