Turchia. Sciopero generale, le piazze gridano “Erdogan assassino”
In piazza centinaia di migliaia. Lo slogan delle manifestazioni è sempre lo
stesso: “Erdogan Assassino! Erdogan vattene!”.
... il grosso delle vittime è ormai arrivato a quota 137 e potrebbe aumentare ancora, visto l’alto numero di feriti in condizioni gravi – apparteneva all’Hdp di Demirtas, moltissimi sono gli attivisti e dirigenti dei partiti di sinistra curdi e dei sindacati falciati dalle bombe: del Partito del Lavoro, del partito socialista Odp, del Kesk e del Disk. Anche undici affiliati al moderato Partito Repubblicano del Popolo (Chp), il partito kemalista che rifiuta di far veramente fronte comune con le sinistre per scacciare dal potere il ‘sultano’, sono stati uccisi dalle bombe di Ankara. Le strade delle città turche grandi e piccole si sono riempite di cortei, di presidi, di manifesti, di scritte, dai balconi pendono drappi neri in segno di lutto e di sfida contro il regime. I medici sfilano con i loro camici, gli avvocati si siedono a centinaia negli ingressi dei tribunali, i lavoratori sfilano con i vessilli delle loro organizzazioni.
Le forze di sicurezza continuano a comportarsi come i cani da guardia del regime: attaccano i cortei con i lacrimogeni e gli idranti nelle città dell’ovest turco e con le pallottole vere nelle regioni curde; arrestano manifestanti e militanti delle organizzazioni curde e di sinistra. La mattanza di Ankara non ha cambiato proprio nulla, gli apparati dello stato non esprimono alcuna sensibilità, alcuna empatia neanche di fronte a tanto sangue innocente versato in nome della stabilità del regime. Anche se le autorità indicano l’Isis come responsabile della strage l’ordine rimane combattere, reprimere, schiacciare l’insorgenza curda e le manifestazioni per la democrazia elibertà
Dove non arrivano le bombe piazzate dai jihadisti o dai loro padrini arrivano le pallottole sparate dai militari di Ankara. Tra le ultime vittime della repressione del regime in Kurdistan ci sono anche due bambine: Helin Sen, 9 anni, ammazzata a Diyarbakir da tre pallottole che l’hanno colpita alla testa; Tevriz Dora, di soli cinque anni, è stata colpita alla testa da un proiettile sparato dalla polizia mentre era in braccio alla madre.
da un resoconto di Marco Santopadre Contropiano
... il grosso delle vittime è ormai arrivato a quota 137 e potrebbe aumentare ancora, visto l’alto numero di feriti in condizioni gravi – apparteneva all’Hdp di Demirtas, moltissimi sono gli attivisti e dirigenti dei partiti di sinistra curdi e dei sindacati falciati dalle bombe: del Partito del Lavoro, del partito socialista Odp, del Kesk e del Disk. Anche undici affiliati al moderato Partito Repubblicano del Popolo (Chp), il partito kemalista che rifiuta di far veramente fronte comune con le sinistre per scacciare dal potere il ‘sultano’, sono stati uccisi dalle bombe di Ankara. Le strade delle città turche grandi e piccole si sono riempite di cortei, di presidi, di manifesti, di scritte, dai balconi pendono drappi neri in segno di lutto e di sfida contro il regime. I medici sfilano con i loro camici, gli avvocati si siedono a centinaia negli ingressi dei tribunali, i lavoratori sfilano con i vessilli delle loro organizzazioni.
Le forze di sicurezza continuano a comportarsi come i cani da guardia del regime: attaccano i cortei con i lacrimogeni e gli idranti nelle città dell’ovest turco e con le pallottole vere nelle regioni curde; arrestano manifestanti e militanti delle organizzazioni curde e di sinistra. La mattanza di Ankara non ha cambiato proprio nulla, gli apparati dello stato non esprimono alcuna sensibilità, alcuna empatia neanche di fronte a tanto sangue innocente versato in nome della stabilità del regime. Anche se le autorità indicano l’Isis come responsabile della strage l’ordine rimane combattere, reprimere, schiacciare l’insorgenza curda e le manifestazioni per la democrazia elibertà
Dove non arrivano le bombe piazzate dai jihadisti o dai loro padrini arrivano le pallottole sparate dai militari di Ankara. Tra le ultime vittime della repressione del regime in Kurdistan ci sono anche due bambine: Helin Sen, 9 anni, ammazzata a Diyarbakir da tre pallottole che l’hanno colpita alla testa; Tevriz Dora, di soli cinque anni, è stata colpita alla testa da un proiettile sparato dalla polizia mentre era in braccio alla madre.
da un resoconto di Marco Santopadre Contropiano
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