IL DIRITTO D’ABORTO NON SI TOCCA! CONTRO IL MODERNO MEDIOEVO! SCATENIAMO LA FURIA DELLE DONNE! - Dal MFPR Milano
Questo lo striscione
portato per contrastare la marcia dei NO 194, ieri a Milano, con cui
abbiamo voluto denunciare l’humus
oscurantista e reazionario che vuole riportare le donne a un
Moderno Medioevo.
Una lunga, bella,
articolata giornata di lotta e di contrasto sul campo del
corteo del comitato NO 194, che con le sue macabre marce e le
preghiere “in riparazione di eutanasia ed aborto” davanti agli
ospedali si pone su un terreno militante, di aperta
criminalizzazione delle donne che abortiscono, per cui la vita
delle donne vale meno di un embrione.
Il secondo corteo in un
anno a Milano dei NO 194, reso ancora più inaccettabile,
soprattutto perché ha visto Forza
Nuova - tutti in camicia bianca e con lo striscione sangue
innocente politica colpevole - ancora una volta, nel ruolo di
“servizio d’ordine” a difesa della marcia oscurantista, che
chiarisce bene i “valori” che, con queste marce, si intendono
affermare, un’ulteriore onta per la città Medaglia d’Oro alla
Resistenza, nel 70° della Liberazione. Resistenza che ha visto
le donne in prima fila contro l’oppressione del fascismo.
Già, in occasione della
macabra marcia dell’11 aprile scorso: ”..La scorta di Forza
Nuova è stata gradita dai promotori della giornata: ” Anche
loro sono a difesa della vita e sono contro l’omicidio di
Stato – ha spiegato Guerini - non ho nulla in contrario al fatto
che manifestino insieme a noi. Sono filofascisti. Sarebbe
peggio se fossero filocomunisti”.
Il contropresidio in
piazza Cadorna. Il concentramento del corteo, animato da giovani ribelli,
femministe e lavoratrici, una significativa delegazione delle lavoratrici della
scuola del Coordinamento 3 ottobre che vengono da una lunga
stagione di lotta contro gli attacchi del governo Renzi, le lavoratrici delle
Poste che domani saranno in presidio contro la
privatizzazione, ha
continuamente scandito slogan contro
l’esplicito attacco al diritto d’aborto, ma anche di denuncia
perché si permette a integralisti e neonazi di sfilare per la
città, protetti da uno spiegamento di polizia, carabinieri,
digos spropositato:
“Fascisti, reazionari passerete un guaio
noi non torneremo a prezzemolo e cucchiaio”; “Patria,
famiglia, religione: cattolici e fascisti un’unica
oppressione”; "tremila anni di stupri ed oppressione è questa
la vostra religione”; “de mi vida, de mi cuerpo la decision la
tomo yo”, ”Sebben che siamo donne paura non abbiamo, abbiam
delle belle e buone lingue e ben ci difendiamo, sebben che
siamo donne paura non abbiamo abbiam delle belle e buone
lingue l’aborto difendiam”; “Il diritto d’aborto non si tocca
lo difenderemo con la lotta”; “Ma quale difesa della vita la
vostra cultura è morte garantita”; “Le donne di ieri ce
l’hanno insegnato, combatti il fascismo, combatti il
patriarcato, le donne di oggi hanno memoria, fuori il fascismo dalla storia!”; “Aborto
clandestino, profitti di milioni è questa la morale dei preti
e dei padroni”, ”Ma quale Stato ma quale Dio sul mio corpo
decido io”...
Non sono mancati
prezzemolo e aghi da calza a ricordare cosa ha
significato, per le donne, l’aborto clandestino: orrende
mutilazioni, morte, galera, oppressione.
Con gli interventi si è
denunciato il ruolo delle campagne ideologiche, come queste
marce, di criminalizzazione del diritto di scelta delle donne,
del progressivo aumento degli obiettori di coscienza che, in
diverse province rendono impossibile il ricorso all’IVG; che gli attacchi al diritto d'aborto contribuiscono a spianare la strada
agli attacchi su tutti gli aspetti della vita, in primis delle
donne…
Un contropresidio in cui ciascuna delle partecipanti ha
portato il suo contributo, arricchendo, integrando,
dimostrando, in embrione, l’importanza e la necessità di fare
rete in questa città, per dare la necessaria continuità.
Una integralista, a un
certo punto, in maniera surreale, ha rivolto verso il presidio
di contestazione un crocifisso come a voler benedire o
ammonire ”pentitevi peccatrici”.
Un altro vivace momento
di contestazione al corteo si è fatto in prossimità di piazza
Duomo con momenti di tensione con la polizia e, infine, in
piazza Medaglie d’Oro, dove si è concluso.
Lungo tutto il percorso
del corteo nella notte sono apparse numerosissime scritte di
contrasto al corteo antiabortista, di denuncia e lotta:
“Aborto libera tutte”; “Mio il corpo mia la scelta”; “Libera
di scegliere”; “Aborto libero”; “Il corpo è mio, decido io”;
“Non speculate sul mio utero!”; “L’aborto è sacro!”;
“Abortisci il patriarcato”
Le concezioni
oscurantiste e reazionarie sono profuse a piene mani, a
diversi livelli, l’ultimo, in ordine di tempo è l’ennesimo
“bonus bebè” di Renzi, una misera elemosina di
stampo fascista, che si unisce all’insieme dei
provvedimenti che questo governo sta prendendo e che colpiscono
doppiamente le donne, le lavoratrici (Jobs Act, la
cancellazione dell’ art.18, la “Buona scuola”, tagli ai servizi e alla sanità) e all'annuncio di oggi di interventi a favore dei bimbi poveri, con odioso
paternalismo populista.
Anche la Regione Lombardia, negli anni, come in questi
giorni, si è contraddistinta per le
politiche familiste, gli attacchi pratici ed ideologici contro
le donne, con un di più di razzismo verso le immigrate. Un
ritorno a un moderno medioevo!
Con tenacia e
determinazione abbiamo, da subito e in maniera costante,
contrastato le preghiere e le marce degli integralisti. Ancora
poco. La marcia di ieri ha trovato, nei giorni precedenti, ampia risonanza su
giornali nazionali - come mai si stigmatizza l’integralismo
altrui ma si tace sull’integralismo nostrano? Per non parlare
dei neonazi?
Occorre maggiore profondità ed estensione nella
partecipazione per
impedire che integralisti e neonazi vengano tranquillamente
fatti sfilare, ma occorre che le lavoratrici, le donne
prendano fermamente nelle loro mani la necessaria lotta contro
gli attacchi a 360° che sono attacchi all’idea stessa di
libertà di scelta delle donne in tema di maternità, che
assumano la difesa del diritto d’aborto a partire dalla
cancellazione della
L.40 che ha introdotto il
riconoscimento giuridico dell’embrione e dell’obiezione di
coscienza dalla L.194; contro
gli attacchi in tutti gli ambiti della loro vita.
Ricordiamo
che questa città il 14 gennaio 2006 ha visto un corteo di
200.000 donne. Non basta la manifestazione una tantum, ma è
una lotta quotidiana e su tutti gli aspetti pratici,
ideologici, politici, altrimenti si
torna indietro, si perdono diritti conquistati con dure lotte.
Si torna, appunto, a un moderno medioevo
Scrivevamo nel volantino
per contrastare la macabra marcia
del 25 ottobre 2014, ancora attuale:
"Questa marcia avviene in
una regione che già negli anni delle giunte Formigoni, si è
particolarmente distinta per gli attacchi ideologici, pratici
contro le donne: ricordiamo, qui: il seppellimento dei feti
abortiti, il permesso di ingresso del CAV negli ospedali, le
moderne ruote degli esposti, il tentativo di ridisegnare la
legislazione nazionale in tema di IVG. Contribuendo a spandere
a piene mani un humus maschilista, pregno di concezioni
reazionarie verso le donne...".
Oggi la "tradizione" continua con
la giunta Maroni, con un di più di razzismo verso le donne
immigrate nei “provvedimenti” legislativi; oltre ai tagli ai
parti indolori, sui
fondi Nasko, fondi per il “sostegno” alla maternità, puro
strumento ideologico al servizio della centralità della
famiglia, del ruolo in essa delle donne, potranno accedere le
donne da anni residenti in Lombardia; il “diritto alla vita”
delle donne non conta, la condizione reale fatta di
precarietà, non lavoro, peggioramento delle condizioni di
lavoro, tagli di servizi scaricati sulle donne…Ma,
soprattutto, la giunta Maroni si è adoperata per la trasformazione dei
Consultori in “Centri di supporto alle famiglie", invece di aumentarne il numero – per legge dovrebbe esserci un consultorio ogni 20.000 abitanti, attualmente sono 1 ogni 60.000. Si tratta di un attacco
ideologico e pratico contro le donne, che pone al centro la
famiglia con il ruolo subordinato in essa delle donne e le
priva di una delle poche strutture di riferimento per
l’autodeterminazione in tema di maternità.
Queste marce avvengono in un Paese in
cui l’aumento crescente degli
obiettori di coscienza
limita sempre più il diritto d’aborto e quindi la
libera scelta delle donne in tema di maternità, ma,
soprattutto, mette a repentaglio la vita stessa delle donne
costrette a pendolarismo nelle regioni in cui il tasso di
obiettori è minore, al ricorso a pratiche abortive “fai da
te”, all’aborto clandestino soprattutto tra le immigrate.
In
una fase di crisi, in cui per prime le donne vengono ricacciate a
casa, sia perché sono le prime ad essere licenziate, sia
perché si scarica su di esse il
ruolo di “supplente” dei servizi di cura sempre più carenti, queste manifestazioni sono parte delle campagne che servono a
giustificare e rendere “normale” una condizione delle donne
difficile, di subalternità, sottomissione, queste marce
contribuiscono a diffondere una concezione delle donne
oscurantista e reazionaria. Noi riteniamo ci sia un nesso
stretto tra l’humus oscurantista e reazionario e l’aumento delle
violenze contro le donne, sino alle uccisioni. L’abbiamo
fortemente affermato nello storico sciopero delle donne del 25
novembre 2013 e nell’ 8 marzo Giornata internazionale di lotta
delle donne. Per ciò riteniamo che questo corteo, le preghiere
in “riparazione di aborto ed eutanasia” siano parte della
guerra di bassa intensità contro le donne. Anche l’attuale Papa incontrando
di recente gli esponenti del movimento per la vita ha
dichiarato: "L'aborto e l'infanticidio sono delitti
abominevoli", concezione ribadita nel Sinodo in corso in
questi giorni (e non certo di meri dibattiti religiosi si
tratta, ma di indicazioni pratiche…). E domenica scorsa si è
aperto il Sinodo dei
vescovi sulla famiglia…non certo per amene conversazioni…
Continueremo nei prossimi
giorni con l’assemblea che, partendo dal bellissimo seminario
che si è svolto a Palermo in occasione del 20° Anniversario
del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, ha affermato la necessità di un nuovo sciopero delle donne, dopo lo
storico ed entusiasmante sciopero del 25 novembre 2013.
Le lavoratrici aderenti
al Movimento
femminista proletario rivoluzionario
Milano, 11.10.2015
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