Il vice presidente della Regione
Lombardia, Mario Mantovani, è stato arrestato questa mattina
nelle conseguenze di un'inchiesta della Gdf e della Procura della
capitale meneghina con le accuse di concussione, corruzione aggravata
e turbata libertà degli incanti. Mantovani è il numero due della
giunta Maroni, in carica dal 2013. Con Mantovani sono stati
arrestati altri due suoi collaboratori, mentre tra gli indagati
figura anche un altro assessore, Garavaglia, in quota Lega e
braccio destro del governatore originario di Varese.
Ironia della sorte, Mantovani avrebbe
dovuto partecipare oggi ai lavori della “giornata della legalità”,
che avrebbe affrontato il tema della trasparenza in relazione alla
pubblica amministrazione; ironia che però nasconde la sua
appartenenza ad una giunta a guida Lega Nord la quale, aldilà
del maquillage salviniano, non rinuncia alla sua vocazione
storica.
Una vocazione neanche troppo nascosta
di ambire come tutti gli attori istituzionali - dai quali finge di
differenziarsi a colpi di urlacci - all'obiettivo principe che li
accomuna tutti: arricchirsi, arricchirsi, arricchirsi in spregio
ad ogni etica o a retorica pubblica.
L’operazione giudiziaria si è
soffermata sulla fitta rete di cooperative e di società
dirette da Mantovani tramite prestanome. Molte di queste cooperative
erano impegnate nella gestione di case di riposo per anziani e
di istituti per ragazzi affetti da disabilità, ricevendo centinaia
di migliaia di euro di finanziamento dall'Unione Europea. Lo stesso
sistema basato sullo sfruttamento del business dell'emergenza e
della sanità che caratterizzava MafiaCapitale e che
evidentemente non è meno radicato qualche centinaio di chilometri
piu a nord..
E' evidente a questo punto come non si
possa trovare alcuna differenza tra la vecchia Lega e la
nuova Lega (Forza Italia non la trattiamo neanche, che da quelle
parti il dubbio neanche si pone!). Nonostante ciò che blatera
Salvini dai palchi che lo ospitano, gli arresti di Mantovani e
Garavaglia simboleggiano l'emblema di un mondo politico nel quale si
soffia sul fuoco della guerra tra poveri e delle diseguaglianze
sociali urlando da un lato “prima gli italiani” e dall'altro
truccando perfino gli appalti per il trasporto dei pazienti
dializzati. E' la solita Lega alla quale degli italiani poveri non è
mai importato troppo se non in quanto polli da spennare ai fini
dell'arricchimento personale e collettivo del partito.
Del resto lo stesso Salvini ha
una genealogia che ben tutti conosciamo: pupillo dei vari Bossi,
Belsito, Rosi Mauro e di tutta quella Lega del “cerchio magico”,
durante i numerosi anni di governo al fianco di Berlusconi non
esitava – da giovane rampante - a spartirsi soldi e cariche
leccando i piedi a quegli stessi poteri forti a cui ora, sull'onda
del suo restyling lepenista, fa finta di rivolgersi contro.
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