G8, l'ultima vergogna: "Risarcimenti negati ai torturati nella caserma di Bolzaneto"
La Corte di Strasburgo si pronuncerà nelle
prossime settimane. L'avvocato Tambuscio: "Considerati vittime di serie B"
«SEMBREREBBE una farsa se non fosse una storia tragica, ma mentre politici
e uomini di governo dibattono sulla condanna per la tortura da parte della Corte
Europea, i ministeri interessati non hanno ancora saldato le provvisionali nei
confronti dei manifestanti ingiustamente reclusi e pestati nel carcere di
Bolzaneto».
L’avvocato Emanuele Tambuscio, legale del Genoa Social Forum, parte civile
in tutti i processi del G8 e cofirmatario con il professor Valerio Onida di
alcuni dei ricorsi alla Corte Europea dei Diritti Umani, il giorno dopo la
sentenza che condanna l’Italia per non avere ancora una legge contro la
tortura, fa il punto della situazione in vista dei prossimi appuntamenti
europei e rivela come le vittime di quegli abusi siano ancora trattate come
“vittime di serie B”.
«A Strasburgo - spiega Tambuscio - sono in attesa di definizione due
ricorsi per i fatti di Bolzaneto che sono stati riuniti in un unico dibattimento
oltre ad altri ricorsi per la scuola Diaz. E’ logico attendersi che la prima
pronuncia venga confermata da quelle successive. Anzi, per quanto attiene alla
tortura vera e propria, mettendo da parte per un attimo i gravissimi reati di
falso della scuola Diaz, forze a Bolzaneto possiamo dire che determinati
comportamenti inumani e degradanti siano stati reiterati ancor più a lungo e in
maniera ancor più marcata».
Leonardo Chessa, medico e consigliere comunale (di Sel, n.d.r.), lancia la raccolta di firme per radiare Toccafondi
La raccolta di firme da presentare all'Ordine per rivedere il caso di Giacomo Toccafondi
parte dai consiglieri comunali medici di professione
RADIATO. Cacciato dalla comunità di chi lavora per salvare vite, per aiutare pazienti fragili, nel corpo e nella psiche. Lo chiedono i medici contro un collega che ha violato il giuramento di Ippocrate. E’ Giacomo Toccafondi, il “dottor Mimetica”, in servizio nella notte del G8, nella caserma di Bolzaneto, là dove i diritti umani sono stati violati, calpestati, umiliati.Sono gli stessi che, un anno fa, presentarono questa stessa domanda al loro Ordine e, adesso, dopo il giudizio della Corte europea per i diritti dell’uomo, hanno scelto di passare all’azione: con una raccolta di firme da presentare alla federazione nazionale degli Ordini dei Medici per rivedere il caso. Perché, se la sentenza dell’Ordine di Genova, sei mesi di sospensione, è inappellabile, ora c’è un fatto nuovo. La tortura non punita. Se nulla cambierà, chi si è reso protagonista di “trattamenti inumani e degradanti azioni di tortura” fra poco potrebbe tornare a esercitare la sua professione. I sei mesi di sospensione, per Giacomo Toccafondi, scadono fra breve. Lui è stato licenziato dalla Asl3, ma potrebbe tornare a essere un sereno libero professionista. Così, adesso Leonardo Chessa, Pier Claudio Brassesco, Clizia Nicolella, Paolo Repetto, medici e consiglieri comunali, hanno deciso di metter insieme un nuovo documento.Dottor Leonardo Chessa, la vostra prima lettera all’Ordine per chiedere la radiazione è del 25 marzo dello scorso anno. Risposte?
I medici: "Ora radiate il Dottor Mimetica"
Leonardo Chessa, medico e consigliere comunale (di Sel, n.d.r.), lancia la raccolta di firme per radiare Toccafondi
La raccolta di firme da presentare all'Ordine per rivedere il caso di Giacomo Toccafondi
parte dai consiglieri comunali medici di professione
RADIATO. Cacciato dalla comunità di chi lavora per salvare vite, per aiutare pazienti fragili, nel corpo e nella psiche. Lo chiedono i medici contro un collega che ha violato il giuramento di Ippocrate. E’ Giacomo Toccafondi, il “dottor Mimetica”, in servizio nella notte del G8, nella caserma di Bolzaneto, là dove i diritti umani sono stati violati, calpestati, umiliati.Sono gli stessi che, un anno fa, presentarono questa stessa domanda al loro Ordine e, adesso, dopo il giudizio della Corte europea per i diritti dell’uomo, hanno scelto di passare all’azione: con una raccolta di firme da presentare alla federazione nazionale degli Ordini dei Medici per rivedere il caso. Perché, se la sentenza dell’Ordine di Genova, sei mesi di sospensione, è inappellabile, ora c’è un fatto nuovo. La tortura non punita. Se nulla cambierà, chi si è reso protagonista di “trattamenti inumani e degradanti azioni di tortura” fra poco potrebbe tornare a esercitare la sua professione. I sei mesi di sospensione, per Giacomo Toccafondi, scadono fra breve. Lui è stato licenziato dalla Asl3, ma potrebbe tornare a essere un sereno libero professionista. Così, adesso Leonardo Chessa, Pier Claudio Brassesco, Clizia Nicolella, Paolo Repetto, medici e consiglieri comunali, hanno deciso di metter insieme un nuovo documento.Dottor Leonardo Chessa, la vostra prima lettera all’Ordine per chiedere la radiazione è del 25 marzo dello scorso anno. Risposte?
«Nessuna, chiedevamo la radiazione per la crudeltà di cui parlano i
giudici».
Invece è arrivata solo una sospensione, non erano reati così gravi
quelli non prescritti, hanno spiegato.
«È l’ipocrisia della corporazione, io ho letto l’istruttoria e il responso.
In effetti non c’è la possibilità di sospendere per un periodo più lungo, per
questo era da radiare. Tanto più che Toccafondi è stato espulso dal servizio
sanitario nazionale che lo ha licenziato. Lui ha fatto ricorso al Tar.
Respinto».
E così avete pensato a un nuovo documento?
« Raccogliamo firme da consegnare all’Ordine a Roma. Perché chi viola il
giuramento di Ippocrate non può fare il medico e, anche se la sentenza di Genova
è inappellabile, il responso della Corte europea conferma la tortura non punita.
E poi ha ragione il
presidente di Medici senza Frontiere, quello è un uomo malato, può
nuocere a eventuali pazienti, va comunque allontanato dalla
professione»
Giacomo Toccafondi dicono sia stato all’estero in questi anni.
«Si racconta che abbia partecipato alla guerra in Bosnia come volontario
nella Croce Rossa, si dice che si vantasse di “sparare ai bipedi”, che girasse
nelle corsie del San Martino con una pistola. Sono solo voci, ma lui non sta
bene, e da tempo».
E come è finito a Bolzaneto?
«Era responsabile delle Medicina penitenziaria, del carcere femminile di
Pontedecimo, da lì è stato mandato a Bolzaneto dopo l’assalto alla scuola
Diaz».
Da medico, non si è mai chiesto come sia possibile che un collega del
genere sia ancora in grado di esercitare la professione? E, sempre da medico,
non si vergogna per i fatti di Bolzaneto?
«Io continuo a domandarmi come può l’Ordine essersi arreso di fronte a
un’evidenza del genere. C’era da usare coraggio? Era il momento per farlo, a
dispetto delle carte e delle regole. E poi perché non hanno risposto alla nostra
lettera? L’avevamo scritta come medici e consiglieri comunali, quindi
rappresentanti dei cittadini».
Così ora avete pensato a un altro appello.
«Sì, la tortura almeno questa, non può essere tollerata».
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