venerdì 10 aprile 2015

pc 10 aprile - LA VITA E LE CONDIZIONI DELLE OPERAIE - RIFERIMENTO CENTRALE DEL PERCORSO DEL MFPR - NE PARLEREMO NEL SEMINARIO DEL 6 GIUGNO PER IL 20° ANNIVERSARIO

Riportiamo qui sotto alcuni stralci di un testo di Eliana Como della Fiom Nazionale su "La vita e le condizioni delle operaie", che riprende una inchiesta del 2007 della Fiom nelle fabbriche.


C'è da dire che l'8 marzo 2013 il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha già ripreso, analizzato e commentato questa inchiesta nell'opuscolo "S/catenate - donne-lavoro-non lavoro, una lotta di classe e di genere", in cui è anche contenuta una sintesi dell'inchiesta da noi direttamente fatta tra le operaie della Fiat/Sata di Melfi. 

Questo lavoro è stato alla base della campagna e della realizzazione dello Sciopero delle donne nel novembre 2013, in cui il dato più significativo è stata la partecipazione allo sciopero di operaie, soprattutto di fabbriche di Bergamo, Bologna, ecc. 

Quindi, vi invitiamo a richiederci l'opuscolo 'S/catenate'. 

La vita e condizione delle operaie e la questione storica dello sciopero delle donne saranno tra gli argomenti principali del seminario che si terrà a Palermo il 6 giugno per il 20° anniversario del MFPR, che sempre fin dalla sua nascita ha posto al centro della lotta delle donne, la condizione delle donne lavoratrici, proletarie, quelle più sfruttate e oppresse che non hanno una ma mille catene da spezzare e tutta la vita e tutto un mondo da cambiare, e che per questo quando lottano rappresentano tutti i bi/sogni di tutte le donne. 

Per partecipare al Seminario
scrivere a: mfpr.naz@gmail.com



"...La stanchezza. La fatica, opprimente, amara, in certi momenti dolorosa (...). Tutti in qualsiasi condizione, sanno cosa significa essere stanchi ma per quella fatica ci vorrebbe un nome a parte”. Simone Weil, 1936
La vita e lo sciopero delle operaie metalmeccaniche
Nel considerare quali sono le condizioni di stress psico-fisico nelle fabbriche metalmeccaniche, è utile rileggere i risultati dell'inchiesta che la Fiom produsse nel 2008, prima della crisi. Si è trattato
di una inchiesta sulle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici di dimensioni straordinarie. Non una semplice indagine campionaria, ma una vera e propria inchiesta di massa raccolsero circa 100.000 questionari in oltre 4.000 imprese metalmeccaniche, su tutto il territorio nazionale e in tutti i comparti del settore, dalla siderurgia all’informatica. Fu, di fatto, la più grande inchiesta di massa mai realizzata in una categoria, ha permesso a tante lavoratrici di parlare della loro quotidianità e di raccontare in prima persona - e in qualche modo persino di denunciare - le loro condizioni di vita e di lavoro.

I dati parlavano inequivocabilmente di una condizione di profondo malessere, non soltanto sulla
questione più nota, quella del reddito, ma anche su tutti quegli elementi fortemente correlati al
cosiddetto "rischio stress", come il tema degli orari e dell’organizzazione del lavoro, della salute e
della sicurezza, dei rapporti all'interno dei posti di lavoro.
L'orario di lavoro - Un intervistato su quattro (26,3%) dichiarava di lavorare più di 40 ore a settimana, spesso con giornate di lavoro superiori alle 10 ore (15%).
Turni e orari di lavoro faticosi interessavano soprattutto alcuni settori, in particolare quello
dell'auto. Rispetto al lavoro notturno, interessava il 20% degli operai, con punte del 53% nel settore della siderurgia e oltre il 25% nella produzione di beni di massa. In alcuni stabilimenti, i turni notturni erano la regola per tutti, comprese le donne. Ad esempio alla Sata di Melfi, dove persino tra le operaie soltanto il 10% riusciva a risparmiarseli.
A orari di lavoro perlopiù lunghi si aggiungeva il peso degli spostamenti per raggiungere il posto di
lavoro, soprattutto nel Sud, dove un lavoratore su quattro (22%) rispondeva di impiegare più di
un’ora per andare e tornare dal lavoro, altro fattore che incide direttamente sulla fatica e sullo
stress (in alcuni stabilimenti questo dello spostamento casa-lavoro era e continua a essere una
vera e propria piaga: tra gli operai di Melfi, oltre il 48% diceva di impiegare più di un'ora negli
spostamenti).
Le donne rispondevano di avere orari meno lunghi di lavoro. Ma poi facevano capire di recuperare tutto a casa, tra cura dei figli e lavoro domestico: risultava che quasi un'operaia su tre (31%) tra il lavoro vero e proprio e quello di cura della casa e dei figli lavorava oltre 60 ore a settimana.
La ripetitività del lavoro - Tema ancora più legato al rischio stress è quello della ripetitività del lavoro, molto parcellizzato e con ritmi di lavoro elevati (51%), dettati soprattutto da obiettivi di produzione, ma spesso anche dalla velocità di una macchina e dal controllo dei capi.

La condizione femminile era un tema trasversale a tutta l'inchiesta. Ovunque le
condizioni peggiori riguardavano proprio le donne (sia operaie che impiegate), anche a causa dei
bassi livelli di inquadramento. Dalle risposte delle donne, emergeva in tutti i settori una condizione
di maggiore ripetitività, monotonia, parcellizzazione, con ritmi di lavoro più incessanti e margini di
autonomia e di controllo della prestazione minori.

L'ambiente fisico - I dati sull’ambiente fisico parlavano poi di condizioni di lavoro faticose, disagiate e rischiose: le operaie e gli operai dichiaravano, infatti, di essere largamente esposti a rumori molto forti (56,5%), vibrazioni (50,3%), vapori polveri e sostanze chimiche (43,3%), movimenti ripetitivi di mani e braccia (68%) e posizioni disagiate che provocano dolore (32%).
I danni alla salute - I disturbi che venivano denunciati più spesso erano quelli muscolo-scheletrici problemi di udito, tensione e stanchezza, ma anche irritabilità, ansia, insonnia e dolori allo stomaco. Colpiva il dato clamoroso delle operaie dello stabilimento Fiat di Mirafiori: il 25% di loro - cioè una su quattro! dichiarava di avere problemi di insonnia.
I rapporti sociali – le risposte testimoniavano un sistema di carattere tradizionale, dove, in particolare, gli uomini comandavano sempre sulle donne e dove le gerarchie si
traducevano spesso in autoritarismo e discriminazioni, soprattutto al Sud e nelle grandi imprese..."

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