domenica 5 aprile 2015

pc 5 aprile - Rinviata al 23 giugno la sentenza per il processo ai giovani ribelli del 14 dicembre 2010

Rin­viata la sen­tenza per il pro­cesso sugli scon­tri di piazza del 14 dicem­bre 2010,
 una gior­nata pas­sata alle cro­na­che per la mani­fe­sta­zione a Roma di oltre
100mila per­sone con­tro il mori­bondo governo Ber­lu­sconi, la riforma
Gel­mini dell’università e la migra­zione di alcuni par­la­men­tari nelle
 file del Popolo delle Libertà (Pdl) che garantì il voto di fidu­cia
all’esecutivo gui­dato dal Cava­liere. Sul banco degli impu­tati ci sono

ven­ti­sei mili­tanti della sini­stra anta­go­ni­sta impu­tati di reati di resi­stenza
 e dan­neg­gia­mento aggra­vato per momenti di ten­sione veri­fi­ca­tisi sotto
 Mon­te­ci­to­rio. Que­sta l’accusa del Pm Luca Tesca­roli che ha chie­sto pene
pesan­tis­sime fino a 3 anni e 8 mesi.
L’udienza tenu­tasi ieri sem­bra aver stra­volto l’impianto dell’accusa. Con il
 rin­vio della sen­tenza (dovuta ad alcune ragioni di ruolo) l’udienza è stata
man­te­nuta per le con­clu­sioni della difesa. Gli avvo­cati Anto­nello Fabiano e
Marco Lucen­tini, che assi­stono gran parte degli impu­tati, hanno chie­sto
 l’assoluzione per­ché con­vinti che «il fatto non sus­si­ste e non costi­tui­sce
reato». Ripren­dendo alcuni ragio­na­menti svi­sce­rati nella IX Sezione Penale
Lucen­tini ha pre­ci­sato che «la richie­sta di asso­lu­zione avan­zata è sup­por­tata
 dal fatto che la let­tura data dal Pm era viziata da un grave pro­blema di fondo,
da una macro­sco­pica ine­sat­tezza: i mezzi delle forze dell’ordine, su cui l’accusa
 ritiene siano state effet­tuate vio­lenze impu­ta­bili ai miei assi­stiti, in realtà non
 erano mai stati in Via in Aquiro dove si ritiene si fos­sero veri­fi­cati gravi epi­sodi
con­tro le forze dell’ordine».
In quella gior­nata e in quel luogo spe­ci­fico gli impu­tati, ripresi anche dai video
 della scien­ti­fica, lan­cia­rono uova e pal­lon­cini di ver­nice all’indirizzo di Palazzo
 Chigi, sim­bo­leg­giando la pro­pria indi­gna­zione per quanto si stava con­su­mando
alla Camera. Come si è arri­vati a que­sta sco­perta? «Non attra­verso par­ti­co­lari
 inda­gini — ci ha spie­gato Lucen­tini — I fil­mati che ci hanno per­messo di
 con­sta­tareche i blin­dati in esame non erano in Via in Aquiro, tra le altre cose,
sono stati intro­dotti dal Pm che ne ha usato par­zial­mente solo alcuni foto­grammi
. Que­sto evi­den­zia due cose: la prima, che con un’analisi più accu­rata delle
imma­gini si sarebbe potuto chia­ra­mente vedere che i mezzi inte­res­sati
non sono mai com­parsi nelle zone indi­cate dall’accusa, tron­cando sul
nascere le ragioni infon­date di un acca­ni­mento giu­di­zia­rio dal chiaro sapore
 poli­tico. Ma soprat­tutto l’essersi sof­fer­mati sul solo esame di alcuni foto­grammi
 rap­pre­senta un esem­pio di grave decon­te­stua­liz­za­zione che non tiene conto dell’
intero girato pro­dotto, ripe­tiamo, dalle stesse forze dell’ordine».
Nel corso delle udienze, la difesa ha richie­sto la testi­mo­nianza di un fun­zio­na­rio
di poli­zia che ha for­nito ele­menti per pro­vare l’infondatezza dell’accusa.
«Vit­to­rugo Cag­giano, Vice-Questore aggiunto di Roma, era uno dei
fun­zio­nari pre­senti in piazza e dun­que pre­sente ai fatti che sono adde­bi­tati
agli impu­tati. Ed è stato pro­prio lui a dichia­rare che sotto Mon­te­ci­to­rio, dove i
mezzi delle forze dell’ordine sbar­ra­vano ogni accesso verso Palazzo Chigi, non
 si veri­ficò nes­sun epi­so­dio di vio­lenza», ha aggiunto Lucentini.
In un clima di incer­tezza il pre­si­dente della Corte Zaira Sechi ha
rin­viato le con­clu­sioni della difesa degli altri impu­tati al 30 aprile.
 La sen­tenza di que­sto lungo pro­cesso è pre­vi­sta il 23 giugno.

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