- Che questo Stato non avrebbe processato sé stesso, perché avrebbe dovuto processare l'intero sistema politico, economico e sociale che lo sostiene, vero responsabile della crisi, delle morti da malacostruzione e che da autentico sciacallo ha messo a profitto il terremoto, speculando sulla non ricostruzione ed esercitando sulla città un controllo sociale militare senza precedenti, grazie al caudillismo berlusconiano e all'opportunismo borghese.
- Che Bertolaso, accolto a L'Aquila come un santone, faceva solo gli interessi dei padroni e andava contestato subito e a gran voce
- Che si doveva contestare energicamente il G8 all'Aquila e imporre subito, come sola grande opera e dal basso, la vera ricostruzione dell'Aquila
ADESSO
- La Protezione civile rivuole i soldi dai parenti delle vittime
- I soldi per la ricostruzione sono stati letteralmente sputtanati
- La "giustizia" continua ad essere neutrale e si evita di chiamarla per quello che è, ossia "borghese"
- Le news town cadono a pezzi ma la borghesia, aquilana e non, continua a fare profitti con affitti esorbitanti, scaricando i costi della crisi sui lavoratori con più sfruttamento e licenziamenti e a sfilare insieme, vittime e carnefici, nell'ennesima fiaccolata silenziosa, ormai rituale del 6 aprile.
SBAGLIARE E' UMANO, PERSEVERARE QUANTOMENO DESTA SOSPETTO!
(DAL CENTRO) - L'AQUILA. L'unica cosa certa in una situazione drammatica in cui la terra non smetteva di tremare mentre si cercavano le vittime sotto le macerie a poche ore dal sisma, era solo una: che sarebbe stata realizzata una new town, una nuova città in cui spostare temporaneamente in una sorta di gigantesco esodo moderno gli aquilani. Ad annunciarlo con parole visionarie che suscitarono subito reazioni e polemiche, fu l'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, direttamente in collegamento telefonico con Porta a Porta: un primo segno che quello del terremoto che aveva distrutto il capoluogo dell'Abruzzo sarebbe stato un grande evento mediatico. Era la sera del 6 aprile 2009, l'Italia era sotto choc per le immagini del terremoto, la città piangeva le vittime, molte persone erano ancora sotto le macerie, mentre alcuni imprenditori ridevano prospettando affari nella ricostruzione. Poi le new town sono diventate 19, costruite in tempi record con operai al lavoro giorno e notte e costate circa un miliardo di euro.
I QUARTIERI DORMITORIO. Oggi questi quartieri
dormitorio privi di ogni servizio, anche in montagna e lontani
dall'Aquila, cadono a pezzi, tranne rare eccezioni. Il cosiddetto
progetto Case (complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili)
voluto da Berlusconi e dall'allora capo del Dipartimento della
Protezione civile Guido Bertolaso per 16mila aquilani
sfollati, dopo sei anni fa acqua da tutte le parti: infiltrazioni in
molti appartamenti e nei garage, perdite dagli scarichi, muffa ovunque,
problemi di coibentazione, allagamenti, pavimenti che si scollano,
problemi fognari. Per la verità non se la passano molto meglio neanche
molti alloggi dei villaggi Map (moduli abitativi provvisori), le casette
di legno delle frazioni e dei Comuni, tanti piccoli "presepi" in cui
quando nevica (è successo all'inizio di marzo l'ultima volta), i
rivestimenti dei tetti si staccano.
IL BALCONE CROLLATO. Da
quando nel settembre 2014 è crollato, per fortuna senza vittime o
feriti, un balcone a Cese di Preturo, sede di uno dei 19 quartieri del
progetto Case, sono sotto sequestro 800 balconi in cinque di questi
insediamenti dell'Aquilano. La palazzina del crollo è stata sgomberata,
in altre 22 piastre di cinque new town diverse (oltre a Preturo, ci sono
anche Arischia, Collebrincioni, Sassa e Coppito) sono stati posti i
sigilli ai balconi di intere palazzine e al piano terra, nell' area
corrispondente ai balconi dei piani superiori. E così, in queste case
dove è in atto il sequestro, la gente continua a vivere ma "sigillata"
dentro casa, senza poter uscire sul balcone.
L'INCHIESTA. Per il crollo
di Cese c'è un'inchiesta aperta, per difetti di costruzione e fornitura
di materiali scadenti, con 39 indagati. Il legno per balconi e alloggi
era stato fornito nel 2009 dalla Safwood, sotto inchiesta a Piacenza per
crac finanziario. «Se la procura dovesse accertare che non solo i
balconi ma anche i solai degli appartamenti sono a rischio per la stessa
fornitura scadente, avrò 700 famiglie cui dare un altro tetto», dice
preoccupato il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente.
Inoltre le ditte che nel 2009 hanno costruito le new town dovrebbero,
per contratto, intervenire sulle manutenzioni per 10 anni ma molte di
queste imprese sono fallite e quindi il Comune non sa su chi rivalersi.
In casi gravi e onerosi, dove il risanamento costerebbe milioni di euro,
Cialente ipotizza già il possibile abbattimento di alcuni di questi
complessi. Poco dopo la realizzazione del Progetto Case, alcune
inchieste di Libera e poi un dossier dell'Ue, firmato dal
deputato danese Soren Sondergaard, hanno mostrato lo spreco di denaro e
le infiltrazioni mafiose nella costruzione di questi complessi
abitativi, costati 2.700 euro al metro quadrato.
GLI ISOLATORI SISMICI DIFETTOSI.
La storia del progetto Case ha visto poi anche l'inchiesta sugli
isolatori sismici, installati in gran numero sotto le piastre delle new
town: durante alcune prove di laboratorio in California, invece di
resistere al terremoto simulato, si sono spezzati. Nel frattempo il
Comune dell'Aquila ha assunto a patrimonio, dalla Protezione civile,
tutte le new town e c'è chi si chiede come farà a fare una manutenzione
che ormai solo ordinaria non sarà.
LA FINE DELL'ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE.
Non solo. Dal 31 marzo è cessata per effetto di una delibera di giunta e
fra mille polemiche dei diretti interessati (che minacciano ricorsi al
Tar) ogni forma di assistenza onerosa alla popolazione: contributo in
denaro, affitto concordato e fondo immobiliare. Migliaia di persone
dovrebbero essere spostate negli alloggi vuoti delle new town. Ma a
oggi, a fronte ad esempio di 1.030 persone che ricevevano fino a martedì
scorso il contributo per l'assistenza alla popolazione, gli alloggi
disponibili sono una settantina. Ce la farà il Comune dell'Aquila a
sistemarli tutti?
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