Yarmouk: cosa succede nel campo "profughi" palestinese alle porte di Damasco?
Jihadisti di Daesh (il sedicente Califfato dello Stato islamico, Isis) controllerebbero
circa l’80% del campo palestinese di Yarmouk, alla periferia sud di Damasco,
capitale della Siria, dove vivevano – prima del loro attacco – circa 150mila persone,
quasi tutti rifugiati palestinesi cacciati da Israele dalle loro terre nel lontano 1957.
Non mancano rifugiati iracheni, scappati da un paese in guerra perenne ormai dal 2003,
e cittadini siriani.
Sul terreno continuerebbero gli scontri tra jihadisti e miliziani palestinesi,
in buona parte vicini all’ala locale di Hamas, Aknaf Beit al Maqdisi, e al
Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina-Comando Generale (Pflp-Gc),
nato nel 1968 (con il sostegno della Siria) da una scissione interna al
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), animata da
Ahmed Jibril, ancora oggi numero uno dell’organizzazione.
Secondo l’Ansa, che cita “fonti palestinesi”, elicotteri governativi siriani
(gli stessi che nelle scorse settimane avevano attaccato il campo con
barili-bomba) bombardano postazioni jihadiste nel campo, situato
alla periferia meridionale della capitale siriana.
Gli attacchi al campo di Yarmouk arrivano dopo due anni di assedio delle
diverse fazioni, anche legate ad Assad: ventiquattro mesi trascorsi di fatto
con poco cibo, acqua e forniture mediche.
A Yarmouk ci sono ancora migliaia di civili, quelli che non sono riusciti a
scappare. Tra loro, secondo quanto denuncia l’ong Save the Children, ci
sarebbero almeno 3.500 bambini. Molti risultano ancora dispersi.
“A Yarmouk – dice Save The Children – stiamo assistendo a una farsa…
la vera tragedia è che i palestinesi all’interno della Siria non hanno un posto
dove scappare e trovare rifugio. È terribile il continuo fallimento della comunità
internazionale nei confronti dei palestinesi”
dopo quello che è successo a Yarmouk, Hamas ha invece arrestato lo sceicco
Adnan Mayat, considerato uno dei punti di riferimenti di Daesh nella Striscia
di Gaza.
circa l’80% del campo palestinese di Yarmouk, alla periferia sud di Damasco,
capitale della Siria, dove vivevano – prima del loro attacco – circa 150mila persone,
quasi tutti rifugiati palestinesi cacciati da Israele dalle loro terre nel lontano 1957.
Non mancano rifugiati iracheni, scappati da un paese in guerra perenne ormai dal 2003,
e cittadini siriani.
Sul terreno continuerebbero gli scontri tra jihadisti e miliziani palestinesi,
in buona parte vicini all’ala locale di Hamas, Aknaf Beit al Maqdisi, e al
Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina-Comando Generale (Pflp-Gc),
nato nel 1968 (con il sostegno della Siria) da una scissione interna al
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), animata da
Ahmed Jibril, ancora oggi numero uno dell’organizzazione.
Secondo l’Ansa, che cita “fonti palestinesi”, elicotteri governativi siriani
(gli stessi che nelle scorse settimane avevano attaccato il campo con
barili-bomba) bombardano postazioni jihadiste nel campo, situato
alla periferia meridionale della capitale siriana.
Gli attacchi al campo di Yarmouk arrivano dopo due anni di assedio delle
diverse fazioni, anche legate ad Assad: ventiquattro mesi trascorsi di fatto
con poco cibo, acqua e forniture mediche.
A Yarmouk ci sono ancora migliaia di civili, quelli che non sono riusciti a
scappare. Tra loro, secondo quanto denuncia l’ong Save the Children, ci
sarebbero almeno 3.500 bambini. Molti risultano ancora dispersi.
“A Yarmouk – dice Save The Children – stiamo assistendo a una farsa…
la vera tragedia è che i palestinesi all’interno della Siria non hanno un posto
dove scappare e trovare rifugio. È terribile il continuo fallimento della comunità
internazionale nei confronti dei palestinesi”
dopo quello che è successo a Yarmouk, Hamas ha invece arrestato lo sceicco
Adnan Mayat, considerato uno dei punti di riferimenti di Daesh nella Striscia
di Gaza.
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