domenica 27 aprile 2014

pc 27 aprile - SENZA PARTITO IL PROLETARIATO NON HA PESO SOGGETTIVO NELLA LOTTA POLITICA PER LA CONQUISTA DEL POTERE


Oggi è questo il compito principale per i comunisti mlm, per i sinceri rivoluzionari, per gli operai e i lavoratori con coscienza di classe:

- DALLE TESI DEL PCm - Italia - 

"Senza partito il proletariato non ha peso soggettivo nella lotta politica per la conquista del potere.
La classe operaia esiste, lotta e si contrappone ai padroni, ai governi, allo Stato del capitale, senza che per fare questo sia necessario un suo partito. Ma tutta l’esperienza storica dimostra che la classe senza il suo partito non è in grado di avere un peso soggettivo nella lotta politica e sociale, non è in grado affermare un punto di vista di classe su tutte le questioni, non è in grado di indirizzare e dirigere la sua lotta verso la conquista del potere politico, l’instaurazione di uno Stato nelle proprie mani, l’edificazione di una società a misura dei suoi interessi di classe.
È quando, grazie all’opera di Marx, ha avuto inizio il percorso della costruzione cosciente e scientifica del partito proletario, che il movimento operaio si è tramutato nello spettro che agita ancor oggi i sonni della borghesia. Ha pesato nella lotta politica e ha avuto la sua prima esperienza di potere con la Comune di Parigi. E’ quando, l’opera di Marx ed Engels è stata magistralmente applicata e sviluppata da Lenin in rottura con il revisionismo e l’opportunismo, con la Rivoluzione d’Ottobre la classe ha dimostrato di poter pesare e prendere il potere, ma anche di poter instaurare la dittatura del proletariato ed avanzare verso la costruzione del socialismo.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, per tutto il periodo della III internazionale, il proletariato ha determinato gli eventi della lotta politica in ogni paese e su scala internazionale perché aveva i suoi partiti e la sua internazionale comunista, perfino quando non c’era una strategia rivoluzionaria fino in fondo o non erano in grado di attuarla e, in taluni casi, perfino quando la direzione di alcuni partiti cominciava a degenerare in forma revisionista. In Italia, anche nel dopoguerra fino agli inizi degli anni 60, la direzione del PCI era già entrata in una fase di acuta degenerazione revisionista, ma l’esistenza di un partito a cui la classe si riferiva e che con la sua lotta influenzava ha permesso alla classe operaia di pesare in certa misura negli eventi politici: la lotta contro il regime democristiano, il luglio ‘60, l’antifascismo, stanno lì a testimoniarlo.
Il divorzio tra classe e partito
Se il divorzio strategico tra classe operaia e PCI si realizza nel dopoguerra, con il salto e cambio di natura, fondamentale è l’affermarsi della “via italiana al socialismo” nel ‘56; è dalla metà degli anni ‘60, e in particolare col biennio rosso 68/69, che si realizza anche un divorzio anche di massa pratico tra il partito che la classe aveva come riferimento e il movimento della classe per il partito. Nell’autunno caldo, nel ciclo di lotte dei primi anni 70, si dimostrava definitivamente che il PCI non era più arma della classe in nessuna misura, nè sul piano strategico nè dei suoi interessi immediati, ma che anzi vi si contrapponeva.
Per il proletariato diventa urgente la ricerca di un nuovo strumento che gli permetta di agire in maniera indipendente nella lotta politica nella prospettiva della conquista del potere.
L’offensiva controrivoluzionaria vincente di borghesia e revisionismo
Per schiacciare il movimento operaio e di massa potenzialmente rivoluzionario, espressosi negli anni ‘70, per allontanare la prospettiva dell’emergere di un nuovo soggetto politico del proletariato, la borghesia con la complicità del revisionismo, sviluppa una offensiva controrivoluzionaria per combattere lo spettro della rivoluzione e del partito rivoluzionario dovunque questo apparisse: ora nei gruppi spontaneisti, quali Lotta Continua e Potere Operaio, ora nei gruppi m-l, e infine, in maniera ancora più potente, nell’emergere e affermarsi delle BR. Lo combatterono perché dopo il divorzio tra PCI e movimento operaio questa prospettiva appariva sempre più matura.
La borghesia e il revisionismo ottengono risultati tattici vincenti in questa offensiva, e ciò genera un riflusso soggettivo e oggettivo del movimento operaio e rivoluzionario; ma la maturità delle condizioni oggettive e soggettive sul piano strategico, fa sì che questa offensiva abbia durata breve e la prospettiva della nascita del nuovo partito rivoluzionario del proletariato, torna ad emergere e a “turbare i sogni” di pacificazione della borghesia.

Il partito è autonomia di classe

... occorre ripartire e avanzare affermando alcuni concetti di fondo:
— Senza pensiero operaio autonomo gli operai non sono nulla (non è sufficiente essere operai, occorre un proprio pensiero autonomo)
— Un pensiero operaio autonomo, senza una organizzazione autonoma degli operai, non è agente (non è sufficiente un pensiero operaio autonomo che resti un’idea)

— Un’organizzazione operaia autonoma, senza politica operaia agente, non può mai diventare forza materiale (non è sufficiente una organizzazione politica indipendente, occorre che sviluppi una politica di classe autonoma)..."

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