Oggi è questo il compito principale per i comunisti mlm, per i sinceri rivoluzionari, per gli operai e i lavoratori con coscienza di classe:
- DALLE TESI DEL PCm - Italia -
"Senza partito il proletariato non ha peso soggettivo nella lotta
politica per la conquista del potere.
La
classe operaia esiste, lotta e si contrappone ai padroni, ai governi,
allo Stato del capitale, senza che per fare questo sia necessario un
suo partito. Ma tutta l’esperienza storica dimostra che la classe
senza il suo partito non è in grado di avere un peso soggettivo
nella lotta politica e sociale, non è in grado affermare un punto di
vista di classe su tutte le questioni, non è in grado di indirizzare
e dirigere la sua lotta verso la conquista del potere politico,
l’instaurazione di uno Stato nelle proprie mani, l’edificazione di
una società a misura dei suoi interessi di classe.
È quando, grazie all’opera di Marx,
ha avuto inizio il percorso della costruzione cosciente e scientifica
del partito proletario, che il movimento operaio si è tramutato
nello spettro che agita ancor oggi i sonni della borghesia. Ha pesato
nella lotta politica e ha avuto la sua prima esperienza di potere con
la Comune di Parigi. E’ quando, l’opera di Marx ed Engels è
stata magistralmente applicata e sviluppata da Lenin in rottura con
il revisionismo e l’opportunismo, con la Rivoluzione d’Ottobre la
classe ha dimostrato di poter pesare e prendere il potere, ma anche
di poter instaurare la dittatura del proletariato ed avanzare verso la
costruzione del socialismo.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, per
tutto il periodo della III internazionale, il proletariato ha
determinato gli eventi della lotta politica in ogni paese e su scala
internazionale perché aveva i suoi partiti e la sua internazionale
comunista, perfino quando non c’era una strategia rivoluzionaria
fino in fondo o non erano in grado di attuarla e, in taluni casi,
perfino quando la direzione di alcuni partiti cominciava a degenerare
in forma revisionista. In Italia, anche nel dopoguerra fino agli
inizi degli anni 60, la direzione del PCI era già entrata in una
fase di acuta degenerazione revisionista, ma l’esistenza di un
partito a cui la classe si riferiva e che con la sua lotta
influenzava ha permesso alla classe operaia di pesare in certa misura
negli eventi politici: la lotta contro il regime democristiano, il
luglio ‘60, l’antifascismo, stanno lì a testimoniarlo.
Il divorzio tra classe e partito
Se
il divorzio strategico tra classe operaia e PCI si realizza nel
dopoguerra, con il salto e cambio di natura, fondamentale è
l’affermarsi della “via italiana al socialismo” nel ‘56; è
dalla metà degli anni ‘60, e in particolare col biennio rosso
68/69, che si realizza anche un divorzio anche di massa pratico tra
il partito che la classe aveva come riferimento e il movimento della
classe per il partito. Nell’autunno caldo, nel ciclo di lotte dei
primi anni 70, si dimostrava definitivamente che il PCI non era più
arma della classe in nessuna misura, nè sul piano strategico nè dei
suoi interessi immediati, ma che anzi vi si contrapponeva.
Per il proletariato diventa urgente la
ricerca di un nuovo strumento che gli permetta di agire in maniera
indipendente nella lotta politica nella prospettiva della conquista
del potere.
L’offensiva controrivoluzionaria vincente di borghesia e
revisionismo
Per
schiacciare il movimento operaio e di massa potenzialmente
rivoluzionario, espressosi negli anni ‘70, per allontanare la
prospettiva dell’emergere di un nuovo soggetto politico del
proletariato, la borghesia con la complicità del revisionismo,
sviluppa una offensiva controrivoluzionaria per combattere lo spettro
della rivoluzione e del partito rivoluzionario dovunque questo
apparisse: ora nei gruppi spontaneisti, quali Lotta Continua e Potere
Operaio, ora nei gruppi m-l, e infine, in maniera ancora più
potente, nell’emergere e affermarsi delle BR. Lo combatterono
perché dopo il divorzio tra PCI e movimento operaio questa
prospettiva appariva sempre più matura.
La borghesia e il revisionismo
ottengono risultati tattici vincenti in questa offensiva, e ciò
genera un riflusso soggettivo e oggettivo del movimento operaio e
rivoluzionario; ma la maturità delle condizioni oggettive e
soggettive sul piano strategico, fa sì che questa offensiva abbia
durata breve e la prospettiva della nascita del nuovo partito
rivoluzionario del proletariato, torna ad emergere e a “turbare i
sogni” di pacificazione della borghesia.
Il
partito è autonomia di classe
... occorre ripartire e avanzare affermando alcuni concetti di fondo:
— Senza pensiero operaio autonomo gli operai non sono nulla (non è
sufficiente essere operai, occorre un proprio pensiero autonomo)
— Un pensiero operaio autonomo, senza una organizzazione autonoma
degli operai, non è agente (non è sufficiente un pensiero operaio
autonomo che resti un’idea)
— Un’organizzazione operaia autonoma, senza politica operaia
agente, non può mai diventare forza materiale (non è sufficiente
una organizzazione politica indipendente, occorre che sviluppi una
politica di classe autonoma)..."
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